Janet Agren canta il rap e sogna il teatro «serio»

JanetAgren canta ilrap e sogna il teatro «serio» A colloquio con Fattrice che si è esibita a Sanremo JanetAgren canta ilrap e sogna il teatro «serio» SANREMO — Janet Agren, in versione acqua e sapone, con pantaloni all'odalisca in tessuto militare, verde oliva e camiciotto bianco, nessuna ombra di trucco sui begli occhi, parìa in un italiano impeccabile, quasi lezioso. Slamo seduti in un angolo dei uRoof Garden» del Casinò di Sanremo, dove l'attrice svedese ita terminato una breve e dignitosa esibizione. Ha cantato per tre giorni due sue canzoni, in italiano, mettendo in evidenza una voce stesa, con bei timbri acuti, nitida, tra il jazz e il country. Janet Agren sorride divertita. Poi, compunta, spiega che queste canzoni sono un nuovo genere musicale che va sotto il nome di «rap». Difficile saperne di piii: nei prossimi mesi t crtrict si sbizzarriranno, le due canzoni, che per ora sono soltanto registrate con la loro base su nastro, diventeranno un 45 giri. Sarà una specie di esperimento, una prova ulteriore per conquistare un pub blico nuovo. Gli habitués del «/eoo/ Garden», forse noti particolarmente spettatori appassionati, ma vagamente scettici, l'hanno applaudita comunque con convinzione. Da qualche settimana, a Sanremo, si cerca di parlare di cultura, in jnodo da far passare in secondo piano i problemi delle palline impazzi te o dello chemin de fer. Claudio Nobbio, poeta e public relation man del Casinò, ha inventato qualche tempo fa un premio, quello della «flches da un milione., per scrittori e austeri intellettuali. Sono già sfìluti a incassare Milena Milani, Luciano De Crescenzo. Vincenzo Buonassisi, Giorgio Saviane, Massitno Grillandi. Venerdì sera la sorte favorevole è toccata ad Alfredo Ferruzza, giornalista, inventore del celebre «TG L'una» televisivo, che «cavalca» nonostante i suoi 150 chili, con l'aiuto di Alberto Giubilo, una brillante storia di cavalli dal dopoguerra ad oggi, pubblicata da Rusconi. Ferruzza, giocatore accanito, s'è dileguato subito dopo la premiazione a dilapidare la vincita al tappeto xierdc. A un tavolo ormai sparecchiato è rimasta invece ironica ed enigmatica Janet Agren. Perché è vestita cosi, come una turista qualsiasi, come una studentessa? «Ma è ovvio, per rispetto agli intellettuali. Sanremo in fondo è una città seria e io non me la sono sentita di indossare lustrini, reggicalze, calze a rete ecc. Me lo impongono già abbastanza 11 cinema e la televisione. Mi pare che basti». Poi la Agren parla di cinema.Dice: «Mi ha dato la felicità, e il successo. Io ricordo i film più impegnati e i lavori migliori della Tv. Faccio un esempio: la "Baronessa" di Carini con la regia di Daniele D'Anza, oppure il "Saprofita" con la regia di Sergio Nasca. Ma, al tempo stesso, ricordo con piacere le parti allegre, i film divertenti, come quelli che usciranno la prossima stagione magari con Johnny Dorelli o Lino Banfi, anche se le mie speranze sono tutte riposte in "Mystère" di Carlo Vanzina». Clie cosa desidera di più? «Diventare un'attrice completa, riuscire a fare della prosa Impegnata, come è capitato alla mia compatriota Ingrid Thulin, che è riuscita a recitare in italiano con Squarzlna. E poi fare uno spettacolo in cui si riesca contemporaneamente a recitare a cantare, a ballare. In Italia gli impresari e i registi tendono sempre a imporre un personaggio molto caratterizzato che duri soltanto una stagione. Un frutto da spremere. Io invece, vorrei riuscire a portare in Italia un modello artistico internazionale, cosmopolita... p.

Luoghi citati: Carini, Italia, Sanremo