E il Krakatoa squassò la Terra

E il Krakatoa squassò la Terra Il 26 e il 27 agosto di cent'anni fa esplodeva (più di 36 mila morti) il vulcano nello stretto della Sonda E il Krakatoa squassò la Terra «Il rumore più forte mai udito al mondo», dice un rapporto dell'epoca - Oltre due giorni d'apocalisse - Ondate alte fino a 39 metri ingoiarono città, sollevarono navi, case e locomotive - Piovve cenere in un raggio di 160 chilometri nella notte più lunga della storia - Una detonazione sentita in Australia, piccole onde lambirono l'Alaska, i barometri sussultarono in Europa NOSTRO SERVIZIO PARIGI — Il 26 e il 27 agosto del 1883 la catastrofica esplosione del Krakatoa, piccola isola vulcanica nello stretto della Sonda tra Già va e Sumatra, uccise, secondo il bilancio fatto all'epoca dalle autorità, olandesi, 36 mila 417 persone. Questo cataclisma, uno dei più sanguinosi causati nella storia da un vulcano, non fu provocato direttamente dall'attività del Krakatoa In senso stretto, ma da una serie di enormi ondate (tsunami, spesso impropriamente chiamate maremoto) che l'attività, vulcanica sollevò. Le onde spazzarono una dopo l'altra le coste di Giava e di Sumatra fino a 20 metri — e in certi punti fino a 30 o 40 — al di sopra del livello del mare. Il Krakatoa, addormentato dal 1680, si risvegliò il 20 maggio del 1883. Quel giorno, verso le 10, a Batavia (l'attuale v Giakarta) e a Buitenzorg (Bogor) la gente incominciò a sentire esplosioni e brontolìi •confusi, vibrazioni che scuo■ levano il terreno, le case, le cose. Si pensò che questo movimento fosse provocato da un vulcano vicino a queste due città; ma in seguito il comandante di una nave americana approdata a Batavia annunciò di aver visto, proprio il 20 maggio, il Krakatoa in eruzione. Batavia e Buitenzorg erano a 150 km dal vulcano. Dal 21 al 23 le esplosioni continuano, sempre più forti. Le sentono a Palcmbang (Sumatra, a 350 km di distanza) e, pare, a Singapore (835 km). Ma questo non impedisce a 86 persone partite in nave da Batavia di visitare, il 27, il nuovo cratere del Krakatoa apertosi sul Perbuwatan, il più giovane dei tre coni dell'isola, che emette lava e ceneri. Per alcune settimane l'attività diminuisce, ma il 19 giugno sul Perbuwatan avvengo no nuove esplosioni. E qual che giorno dopo si apre un al tro cratere ai piedi del cono di Danan. L'11 agosto si sveglia anche il cono di Rakata: ormai i tre crateri principali emettono cenere e lava, ma vapori e fumo escono da molti altri punti dell'isola. Le navi però continuano a passare per lo stretto della Sonda. Quello che lo percorre il 14 agosto avanza nel buio per 4 oro, tanto sono densi i getti di cenere. Si avvia la tragedia, e il 26 alle 13 comincia l'apocalisse. A Batavia e Buitenzorg sentono una detonazione terribile, seguita un'ora dopo da un'altra ancora più forte, poi da una serie di colpi a raffica, ancora più violenti, fino alle 17. Ora le esplosioni terrorizzano tutta Giava e Sumatra. Quella delle 14 è stata accompagnata da spettacolari getti di cenere che in parte è stata sospinta sino a un'altezza di 27 km, in parte ricade, ricoprendo mare e terra in un raggio di 160 km attorno al Krakatoa, facendo piombare tutta la zona in una notte assoluta, benché sia pieno giorno. Le esplosioni continuano; il 27 mattina, Il peggio arriva alle 10,02. Una detonazione spaventosa, «il rumore più forte mai udito nulla Terra», dice un rapporto dell'epoca, risuona in tutte le Indie Olandesi ovviamente, ma anche fino al centro dell'Australia, a Alice Springs, e nel Sud-Est dell'Oceano Indiano, nell'isola Rodriguez, rispettivamente a 3500 e a 4800 chilometri di distanza. Altri colpi terrificanti alle 10,52 e alle 16,35. A Batavia e dovunque nel raggio di 160 km attorno al vulcano ò buio assoluto per 22 ore. Salta qualche vetro, si spegne qualche cucina a gas, i manometri della società del gas registrano le onde d'urto provocate dalle esplosioni. Una cronologia che si può raccontare. «Una mareggiata colossale, ulta forse quanto una palma da cocco», si avventa ripetutamente sulle coste di Giava e di Sumatra, il 26 e il 27 agosto. Nel punti più bassi lungo lo stretto della Sonda è la catastrofe. Tutto viene spazzato, distrutto, contorto, inghiottito da ondate mostruose che si susseguono senza tregua. I pochi superstiti che si trovano in punti elevati rispetto alla costa possono vedere le prime; quelle successive, ancora più alte, piombano nella notte delle ceneri. Il bilancio è spaventoso. Sull'isola di Scbcsi, vicino al Krakatoa, non ci sono più i 3 mila abitanti: una delle ondate doveva essere alta più di 30 metri. A Tclukbetung, sulla costa di Sumatra, il vapore Iìarouw (R.D.M. Verbeek, ingegnere capo delle miniere di Batavia e autore di un rapporto, non ne precisa il tonnellaggio), che era all'ancora nella baia, alle 6,30 viene spinto da una prima ondata nel quartiere cinese della città, alle 10,30 scagliato a 3300 metri di distanza nella vallata de) fiume Kuripan. Della città non resta nulla, tranne la casa del Residente, il forte e la prigione, tutti a circa 25 metri d'altitudine. A Merak, sulla punta nord-occi dentalo di Giava, la distruzio¬ ne è assoluta, non resta neppure la casa dell'ingegnere, a 14 metri sul mare. Le rotaie della ferrovia vengono divelle e •attorcigliate come semplici nastri»; una locomotiva contorta viene ritrovata a 500 metri dal punto in cui stava. Si ritiene che un'ondata abbia raggiunto un'altezza di 39 metri. Le piane costiere della baia di Peppcr sono devastate per una profondità di 10 km. A Anjer, sulla costa nord-occidentale di Giava, almeno quattro onde, una più alta dell'altra, sì sono abbattute: la seconda ha cancellalo la città, l'ultima ha ingoiato il faro. L'isola Krakatoa 6 quasi completamente scomparsa. Aveva una superficie di 33,5 kmq, ne resta un pezzetto a forma di mezzaluna di 4,6 kmq; e dove c'era terra, il mare è profondo anche 400 metri. In compenso, la pioggia di materiale vulcanico ha ingrandito gli isolotti di Verla- ten e Lang, La tremenda esplosione del 27 agosto alle 10,02 segnò la fine della fase cataclismica del vulcano, anche se scoppi più o meno violenti si registrarono ancora il 28 agosto, e poi in settembre, in ottobre e da ultimo nel febbraio dell'84. Secondo Verbeek, sono stati scagliati complessivamente 20 chilometri cubici di detriti. Il loro spessore diminuisce con la distanza, naturalmente: circa 80 metri su Verlaten e Lang, ma comunque notevole su circa 4 milioni di cliiloinotri quadrati. Parte della polvere è stata proiettata nella stratosfera. Il 95% dei 20 chilometri cubici di eiezioni 6 costituito da lava fresca; il resto sono detriti di vecchie costruzioni vulcaniche polverizzate dalle esplosioni. Verbeek giunge alla conclusione che la maggior parte di queste vecchie costruzioni è scomparsa in mare per la formazione di una caldera: quando un vulcano emette in un breve lasso di tempo consistenti quantità di lava, si crea alle sue fondamenta una specie di vuoto; il centro della montagna sprofonda, creando appunto una caldera, cioè una depressione di forma pressoché circolare, dal fondo piatto, circondata da una •■muraglia» costituita dai fianchi del vulcano stesso. La caldera formata dal Krakatoa nel 1883 misura circa 8 km di diametro e si trova a oltre 200 metri sotto la superficie del mare. A parte il rumore, che come abbiamo detto venne sentito a distanze incredibili, l'onda d'urto provocata dallo scoppio più forte fu registrata in lutto il mondo dai barometri, come aveva fatto il manometro del gas di Batavia. Le onde smosse dallo tsunami più allo si propagarono per tutti gli oceani: erano smorzate si (15-30 cm d'altezza), ma furono avvertite a Pori Elizabeth in Sud Africa, a San Francisco, nell'isola Kodiak in Alaska, a Le Havre. nella South Georgia. La velocità di propagazione di queste onde varia con la profondità dell'oceano attraversato: si scopri cosi che tra Krakatoa e la South Georgia, nel Sud Atlantico, questa profondità era di G340 metri. Yvonne Rebeyrol Copyright <<Ia- Monde» e |htTitilliti «l.a Sliimpa>> La cartina mostra la posi/ione del vulcano Krakatoa nell'Indonesia. I a- onde sollevale dall'esplosione furono avvertite anche in Sud Africa, a Pori Elizabeth, e in Alaska, nell'isola di Kodiak Fa-co, in una stampa dell'epoca, la cannoniera «Barouw» che fu se fiume, a 2 chilometri dal porlo dov'era ormeggiata, durame 1 agliata dal mare nell'alveo di un esplosione (da I grandi l'atti)