Needham, un antico romano in Cina di Renata Pisu

Needham, un antico romano in Cina INTERVISTA CON IL SINOLOGO DI CAMBRIDGE AL CONVEGNO «VENEZIA E ORIENTE» Needham, un antico romano in Cina VENEZIA — Joseph Needham ha inaugurato ieri il 25" corso d'alta cultura della Fondazione Cini, due settimane ricche di interventi di orientalisti italiani e stranieri che illustreranno 1 poco noti, addirittura spesso ignorati, apporti della civiltà asiatica allo sviluppo della civiltà occidentale. Needham, il famoso studioso, biochimico e sinolo-' go dell'Università di Cambridge, che ha già varcato la soglia dell'ottantina ed è l'unico occidentale che faccia parte dell'Accademia delle Scienze cinesi, è stato l'uomo che più ha contribuito a demolire l'orgoglio degli occidentali convinti di aver 11 «primato» in ogni campo. Studiando la storia della scienza in Cina, ha tracciato un quadro profondo e penetrante anche della società cinese nel suo divenire, perché non c'è scienza che possa nascere e progredire disgiunta da un dato contesto sociale. Ed è il contesto sociale che determina 11 tipo di sapere scientifico, nonché le sue applicazioni pratiche. Questa è la tesi di Needham. Lo incontriamo a Venezia, questo vecchio saggio tanto anglosassone nei modi e nell'aspetto, il quale si dichiara innamorato della Cina ma confessa di essersi sentito orgoglioso e commosso quando, nel 1946, in uno sperduto villaggio cinese dov'era giunto con un carro trainato da buoi i bambini gli si fecero intorno gridando: «Arriva il romano!». L'ha scritto in una poesia, ma non è poeta: «Soltanto in Cina — dice — mi viene l'estro di comporre versi. Sarà forse l'atmosfera di quel Paese clte favorisce questo tipo di espressione. Quei bambini forse mi avevano scambiato per un missionario, ma io ho voluto credere che vedessero in me un antico romano, avrei preferito se avessero addirittura detto "Arriva il greco!"». — Come mai questo desiderio di riallacciarsi alle proprie origini culturali? «Perché la cultura cinese è l'unica creatrice di un grande corpus di pensiero complesso e ricco quanto quello occidentale. Quindi sentirsi greco-romano è un modo per porsi di fronte ai cinesi come controparte legittima, altrimenti si viene cinizeati. Ma la mia allora fu un'emozione improvvisa, non voglio farne una teoria». — Nella Cina del 1946 lei si è riallacciato d'istinto alla grecità, alla romanità, come se soltanto il nostro lontano passato potesse commisurarsi con il presente della Cina. Mi sembra che cosi si neghi implicitamente una dinamica interna di cambiamento nella civiltà cinese. Non è certo mia intensio ne, ma, vede, loro sono ancora i cinesi dell'epoca Han, o di quella di Confucio, anche se lianno continuato ad evolversi l'iianno fatto sema strappi, seguendo un tracciato costante, non a alti e bassi e a scossoni come noi. La loro civiltà è come se avesse inserito duerni la anni fa un pilota automati co. E va avanti tranquilla, sicura». — Ma nel 1949 con l'avvento del comunismo, non c'è stata secondo lei una grande metamorfosi, uno sconvolgimento? ■Non c'è stalo un fondamentale cambio della mentalità, soltanto un grande cambiamento politico. Cerio, il marxismo è un'ideologia occidentale, ma ai cinesi è piaciuta, pcrdié condannava il passato dell'Occidente. Avrebbero potuto farsi cristiani, ma il cristianesimo ìia una visione tragica dell'csisten&a umana, la salvezza è nei cieli e la vita è un brutto film, prima si esce dal cinema meglio è. Cosi non l'hanno accettato». — Ma si potrebbe obiettare che 11 marxismo è figlio del cristianesimo, la matrice è la stessa. «Vero, il cristianesimo, è slato detto, è padre del bolscevismo, e anche il marxismo è una dottrina di salvezza, ma collettiva, non individuale. Per questo è stata accolta dai cinesi». — Confucio sarebbe stato d'accordo? «Penso proprio di si, la comunità civile era al centro dei suoi interessi, non il simbolo». — Vede quindi nell'adesione dei cinesi al comunismo una specie di preparano evangelica? «ficco, io (rot>o che il sistema socialista permette ai cinesi di rimanere fedeli alla loro tradizione. Si possono considerare i padri del partito comunista come diretti discen¬ denti dei mandarini di una volta, perché no? E poi come comunisti non sono ortodossi, neanche Mao lo era. Ora stanno facendo ogni sorta di esperimenti e vanno avanti per la loro strada. Il pilota automatico è sempre innescato». — Ma si è mai inceppato? ■■Siamo qui. a Venezia, città ricca, chiassosa, alto tenore di vita. Eppure Marco Polo disse che Hangchow era un paradiso rispetto a Venezia, e fino a 300-400 anni fa le cose stavano proprio cosi. E poi, cosa è successo'.' A Hangchow oggi si vive peggio che a Venezia, se ci si a tticne a certi parametri. «E' successo che qui in Occidente c'è stata la rivoluzione scientifica, però oggi tra scienza occidentale che è partita per la tangente e scienza cinese che invece è andata lentamente progredendo si è raggiunto il punto di fusione in tutti i campi, tranne che per la medicina, perché ancora la medicina cinese si pone su basi non scientificamente provate, però la mia équipe in Scozia ha scoperto come funziona l'anestesia per agopuntura: si forma nell'organismo tramite stimolazione degli aghi dell'cndomorf ina. Non sappiamo invece come funziona la terapia per agopuntura, ma lo sapremo. Diamo tempo alla ricerca e anche al tempo. Se nel nono secolo un cinese fosse arrivato in Europa l'avrebbe considerata un Paese arretrato, nemmeno vagamente in via di svilppo. Oggi è la Cina che ci pare arretrata. Domani?». Renata Pisu La dea cinese della femminilità (scultura della dinastia Sung)

Persone citate: Joseph Needham, Mao, Needham