Il gioco della guerra

Il gioco della guerra scienziati, generali, capi di stato Il gioco della guerra Dui maggiori scienziati del mondo riuniti ad Hricc, i soli che conoscono a fondo la potenza delle armi più distruttive che gli uomini abbiano mai creato c ne hanno descritto con tulli i particolari possibili gli effetti terrificanti, ci si poteva aspettare, alla fine, qualche cosa di meglio. Traggo dai giornali la notizia che si sarebbero accordali nello studiare «un nuovo sistemo difensivo contro la distruzione nucleare». Con tulio il rispetto degli illustri scienziati, la proposta mi pare puerile. Da che mondo è inondo, gli uomini hanno inventalo armi offensive per uccidere e armi difensive per non essere uccisi ma via via che e aumentata la potenza di colpire delle prime e sempre aumentata, inevitabilmente, la capacita di esitare il colpo delle seconde. E' la storia della lancia e dello scudo. La lancia diventa più acuminala? Lo scudo diventerà più resistente. li in questa corsa c'è un limite? Sinora non c'è stato. Perche dovrebbe esserci a cominciare da oggi? Ammettiamo pure che il gruppo di scienziati che ha firmato l'accordo riesca in breve tempo a inventare la difesa assoluta. Ma sarà sempre la difesa assoluta nei riguardi delle armi offensive già inventate. K per quelle non ancora inventate? Come ci si difende da armi che non esistono ancora? Tra l'altro non è vero che non esistano altre armi altrettanto micidiali: sono le armi biologiche e chimiche. Non è fin troppo facile prevedere che nella logica della volontà di potenza che domina nei rapporti fra i due grandi Stati, una volta che fosse bloccata la possibilità della guerra nucleare, si scatenerebbe la corsa verso l'invenzione di altri strumenti di morte non meno terribili, in cui ognuno dei due avversari tenterebbe di progredire nel potere di offesa più di quel che l'altro avanzi nella capacità di difesa? Prevedo la risposta: allo stato attuate non c'è altro da fare. Traduco: non c'e altro da fare anche per i maggiori scienziati del mondo che accettare la logica della volontà di potenza. Ma proprio questo sgomenta. Sgomenta che la volontà di potenza continui a dominare il mondo con la stessa ineluttabilità e con la stessa forza di attrazione in un'epoca in cui dall'uso degli strumenti del potere può nascere quella apocalisse, da cui gli stessi studiosi che la descrìvono se ne ritraggono, mentre la descrivono con orrore. Nello stesso giorno in cui i giornali davano notizia della conclusione dei lavori di Hricc. appariva anche il resoconto del discorso del presidente Rcagan all'assemblea dell'American Lcgion in cui dopo aver condannato i movimenti pacifisti come fautori di guerra affermava che «la pace deve essere costruita sulla forza». Quale migliore prova che nei rapporti fra Stati, specie fra grandi Stati, non è cambiato nulla, assolutamente nulla, nonostante che la «forza» di cui parla Rea gan sia tanto diversa da quella di ieri e dell'altro ieri da essere diventata con quelle incomparabile? Quante migliaia di volle un capo politico ha fatto la stessa affermazione, dalla guerra di Troia in poi? E quan te migliaia di guerre sono scop piale nonostante che dall'una e dall'altra parte i potenti abbiano detto che per avere la pace bisogna essere forti? Che uno dei due padrondella nostra vita e della nostra morte, anzi, dei due, a parere di un osservatore incompetente come me, il più potente, quindcolui dal quale noi, poveri sudditi, avremmo diritto di pretendere un sovrappiù di saggezzadi lungimiranza, di immaginazione, una scintilla di superiorintelligenza e uno scatto di nobiltà, ripeta frasi come quella come se nulla fosse accaduto attorno a lui nella meticolospreparazione, anche da partdei suoi scienziati e dei suomilitari, della fine del mondonon è, diciamolo pure, molto incoraggiante. Constato, non giudico. Constalo che, anche nell'era della guerra nucleare, la ferrea legge della politica fa dire al sovrano più potente del mondo la frase che Luigi XIV aveva fallo scrivere sui propri cannoni (sui cannoni!): «hxtrema ratio regis». E non me ne rallegro. Né tanto meno mi sento rassicurato. Del resto, è cambiato qualche cosa nei rapporti diplomatici fra i due grandi? Sebbene l'oggetto delle trattative sul disarmo non siano più i cannoni ma le testate nucleari, da anni stiamo assistendo a un dialogo assolutamente inconcludente su per giù di questo tenore: «Se tu togli i tuoi missili, io non li metto», dice l'uno. «Se tu li nielli, io non li tolgo», dice l'altro. E sapete quale è siala la risposta di entrambi, almeno sino ad ora? Quella del primo: «A buon conto, in attesa che tu li tolga io li metto». Quella del secondo: «A buon conto, nel timore che tu li metta io non li tolgo». In quella che pare una raffi- untissima argomentazione della più alta diplomazia, su cui si intrattengono con discorsi da iniziati i più scaltrì studiosi della teoria dei giochi, vedo soltanto l'inconsapevole caricatura di due bambini che giocano a nascondino e di cui uno dice all'altro: «Sino a che mi guardi non mi nascondo», e l'altro di rimando: «Sino a che non ti nascondi, io li guardo». L'adulto che li osserva ha già capito come andrà a finire: litigheranno. Finirà cosi anche questa insensata gara a chi riesce a uccidere nel minor tempo possibile maggior numero di uomini? Non lo so, ma almeno ci rimane una consolazione: uno degli scienziati di hricc pare abbia redarguito i troppo pessimisti sostenendo che anche se scoppiasse la guerra nucleare non sarebbe la fine del mondo. Morrebbero si centinaia di milioni di uomini, il vecchio continente e parie degli Stati Uniti sarebbero distrutti, ma la storia ha ben conosciuto altre cala strofi (le pestilenze, i terremoti, e in epoca ancor più remota chissà quante terre sommerse) eppure la vita e continuata. D'accordo. Ma che fatica, si gnori mici, che fatica per rico minciarc. E poi, siamo sinceri ne varrebbe la pena? Norberto Bobbio

Persone citate: Luigi Xiv, Norberto Bobbio

Luoghi citati: Hricc, Stati Uniti