Col «Turco in Italia» di Rossini l'opera lirica diventò vaudeville
Col «Turco in Italia» di Rossini l'opera lirica diventò vaudeville Pesaro ha salutato con calore lo spettacolo con la Cuberli e Samuel Ramey Col «Turco in Italia» di Rossini l'opera lirica diventò vaudeville dal nostro corrispondente PESARO — Il turco in Italia, di Rossini, è stato presentato ieri sera a Pesaro nella nuova edizione critica della Fondazione intitolata al grande compositore. Un altro atto dell'omaggio dovuto a Rossini da parte di un festival die, da qualclie anno ormai, va presentando con molto rigore e .poca mondanità, con spese non eccezionali e grande soddisfazione del pubblico (dato anche il tutto esaurito), le opere meno note di Rossini o quelle che hanno perso il testo originale per gli abusi e i rimaneggiamenti. C'era molta attesa, ed è stato un successo, anche perché questa storiò, buffa si è giovata di una regìa teatrale che Egisto Marciteci ha indovinato, tutta giocata sulla commedia, una specie di vaudeville borgliese, gradevole per il nostro tempo, andie perché impostata su plani diversi, in una specie di gioco raffinato die poco risente della vecchia opera buffa. Al centro ruota un poeta, Prosdocimo, intento a costruire una storia e coinvolto, suo malgrado, in una vicenda di amori e infedeltà, principi e zingare, innamorati die si perdono e si ritrovano, finché, come vuole ogni storia dell'Ottocento ottimista, tutto si aggiusta nel lieto fine e il pubblico applaude. Il turco in Italia, presentato alla Scala nel 1814, fu un fiasco. Il pubblico lo ritenne una rielaborazlone alla rovescia tteHItaliana in Algeri, dato a Venezia l'anno prima e lo fischiò. L'intento della Fondazione Rossini, che lo scorso anno aveva riesumato Htallana in Algeri e quest'anno ha presentato II turco con la stes¬ sa ottima direzione di Donato Renzetti, la stessa regìa di Egisto Marcucci e ancora Samuel Ramey protagonista maschile, era di mettere le due partiture a confronto per far- ne spiccare le diversità. In questo senso l'operazione culturale è senza dubbio riuscita. Ci dice Samuel Ramey, die è stato un buon principe Selim: «Forse Rossini ha pensato al Turco come a uno scherzo, ma il valore musicale dell'opera è grandissimo». Leila Cuberli, applaudita interprete di Fiorilla, la giovane sposa di Don Geronio, ci dice di avere lavorato molto con Marcucci a un personaggio non solo tipicamente capriccioso, ma — dice — anche a molte facce, come una qualsiasi donna. Clie cosa prova un'artista a cimentarsi in una parte che non ha inai avuto fortuna?. «Non so perché il Turco non abbia avuto successo — dice Leila Cuberli —. Certo è un'opera particolare di Rossini, perché in fondo non ci sono grandi arie virtuoslstiche, è più giocata sulla teatralità, per cui la recitazione non dico che prenda il sopravvento (in Rossini la musica è sempre importante), ma non può certamente passare in secoa d'ordine». Dopo una citazione anche per gli altri interpreti: Sophia Stillltano, Alessandro Corbelli, Luigi De Corato, Antonio D'Uva, David Kuebler, per i mimi di Marcello Bartoli e le scene di Emanuele Luzzati che aveva già fatto un Pulci nella o cartone animato tratto dal Turco, non rimane che dire dell'orchestra internazionale «Jeunesses Muslcales» die Donato Renzetti ha diretto egregiamente: Ermete Grifoni Samuel Ramev e Isella Cuberli nel «Turco in Italia»
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