De Vico, attore fin dalla culla

De Vico, attore fin dalla culla De Vico, attore fin dalla culla ROMA — Sulla scena Pietro De Vico ci sta da settantadue anni, tanti quanti sono i suoi. La prima volta che è salito sul palcoscenico aveva sei mesi: all'ultimo momento mancava il pupazzo di pezza che nella farsa messa in scena quella sera dalla sua famiglia doveva ricoprire il ruolo di un neonato e fu lui a sostituirlo. «Piansi al momento giusto — racconta —. // pubblico pensò che fosse la dimostrazione del mio esser figlio d'arte, invece era soltanto l'attrice die mi aveva dato un pizzicotto». Identico a se stesso attraverso gli anni, Pietro De Vico in questi giorni è a Roma nello spazio del Parco dei Daini per rappresentare L'uomo che inventò il cavallo, il suo ultimo lavoro in ordine di tempo, scelto per la rassegna Sorrisi e lacrime della Belle Epoque in corso in questi giorni a Villa Borghese. Com'era. De Vico, nel suo ricordo, questa Belle Epoque? Sorride: «Io mi ricordo la fame. Allora mio padre, mia madre e noi tre fratelli facevamo le farse in giro per i paesi secondo la tecnica della commedia d'arte: un foglio con il soggetto e poi via libera all'improvvisazione. Si guadagnava poco e si mangiava meno; la sera, per anni, ho cenato solo con pane e pomodoro». La fame però non mette malinconia a Pietro De Vico, uno dei pochi attori ad aver attraversato nella sua lunghissima carriera molte delle forme di rappresentazioni del cosiddetto teatro leggero: dal varietà, alla commedia dialettale, alla rivista, alla farsa, in teatro prima in televisione poi; dal cinema macchiettistico agli sketch radiofonici, approdando oggi a un testo di umorismo surreale qual è questo collage di uezzi di Achille Campanile. Tra il tanto lavoro percorso, cos'è De Vico che l'ha divertita di più? «La rivista. Avevamo fatto con i miei fratelli una compagnia I De Vico e portare in giro quegli spettacoli era un divertimento: le ballerine, l'allegria, la complicità fanno parte di un clima irripetibile». E quello che le ha dato maggior soddisfazione? «Aver recitato con Eduardo. Anche se per il pubblico la mia immagine resta legata al balbuziente». Soddisfatto di tutta la sua carriera: «Mi considero un uomo fortunato: quando negli Anni Sessanta la rivista fu superata dai tempi, ho immediataìnenìe trovato lavoro alla televisione, facendo per cinque anni quella Giovanna nonna del Corsaro nero che resta lo spettacolo più amato dai bambini che la televisione abbia mai prodotto». si. ro.

Persone citate: Achille Campanile, De Vico, Pietro De Vico

Luoghi citati: Roma