Un boato tremendo, poi dalla collina s'è levata una colonna di fumo nero

Un boato tremendo, poi dalla collina s'è levata una colonna di fumo nero L'esplosione della fabbrica di fuochi d'artificio a Torano di Borgorose Un boato tremendo, poi dalla collina s'è levata una colonna di fumo nero Un paesino, 50 case in tutto, ancora impaurito • Fra le sei vittime un ragazzo di 15 anni che stava imparando il mestiere - Forse trascurate alcune misure di sicurezza - Nella casamatta era stata accumulata una scorta di polvere da mina superiore alla quantità consentita (cinquanta chili) DAL NOSTRO INVIATO TORANO — Una fiammata accecante, un boato tremendo avvertito fino a 15 chilometri di distanza: insieme a pezzi di lamiera, mattoni e detriti i resti di sei corpi umani, dilaniati e carbonizzati dall'esplosione. Sei persone tra fratelli, cugini, nipoti hanno perso la vita in un lampo per una disgrazia avvenuta in una piccola fabbrica di fuochi artificiali. Un intero paesino, Torano di Borgorose, 50 case in tutto, ancora impaurito e sbigottito piange da ieri i suol morti ricomposti alla meglio nella chiesetta parrocchiale. Sulle cause della tragedia non esiste ancora una motivazione certa: solo ipotesi, tutte comunque legate al fato. Carabinieri, vigili del fuoco, polizia si sono dichiarati tutti d'accordo nell'escludere qualsiasi azione dolosa. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando da una casupola a mezza costa sulla collina che guarda Torano, proprio alle falde dei monti della Duchessa, ai confini della provincia di Rieti e gli Abruzzi, si è levata una fiammata gigantesca, contemporaneamente un boato terrificante ha fatto tremare le poche case. Un muratore che lavorava su un tetto a qualche centinaio di metri è stato scaraventato a terra. Subito dopo, dalla collina, si è levata una colonna nera, densa di "fumo a forma di fungo. Tanta sorpresa, ma non panico: in paese tutti avevano capito immediatamente che cosa era successo. Proprio 11, sul luogo dello scoppio c'era una delle casematte dove lavoravano i Mattei, fratelli e cugini dediti da generazioni alla confezione di petardi e di fuochi artificiali. Una ditta seria, rinomata, raccontano i paesani: sulla polvere da sparo e sulla loro abilità, avevano costruito una fortuna. E' bastato uno sbaelio, una piccola disattenzione per mandare tutto in fumo. Nella disgrazia è morto anche un ragazzino di 15 anni, Massimo Colli; da pochi giorni aveva seguito il fratello Andrea di 28 anni per dargli una mano e per imparare il mestiere. La polvere da mina che stavano maneggiando ha fatto scempio anche del suo giovane corpo. La stessa, ter ribile sorte è toccata agli altri suoi parenti: Vincenzo Felli, 23 anni, Alberto Sciarra, 48, Sergio Mattei, 38, figlio della titolare della ditta, Francesca Di Giovanni. La sesta vittima è Umberto Pinglori: ieri mattina, dopo aver imboccato il viottolo di campagna che dal paese conduce in collina si era fermato alla fabbrica dei fuochi per dare un saluto al nipote quindicenne. Ma proprio In quel momento una scintilla assas sina o una fonte di calore non individuata per tempo ha provocato la tragedia. E ora, ci si interroga sulle possibili cause della disgrazia Gli esperti dei vigili del fuoco dei carabinieri e della polizia intervenuti da Rieti, da Avezzano e persino dall'Aquila hanno lavorato per tutto il giorno attorno al cratere scavato dall'esplosione: una bu¬ ca larga qualche metro e profonda più di 50 centimetri. E' ancora presto, hanno fatto sapere, per poter indicare con un buon margine di sicurezza le cause del disastro. Una cosa è certa: nel capan none i Mattei avevano accumulato più dei cinquanta chili di polvere da mina consentiti dalla licenza. Gli effetti dell'e splosione non lasciano dubbi. Secondo il sostituto procuratore della Repubblica di Rieti, Canzo, in lavorazione dovevano esserci per lo meno cento chili di polvere, se non di più. Una conferma indiretta sulle supposizioni di giudici ed esperti viene dalla gente del paese: « Agosto — dicono — è tradizionalmente un mese di grande attività per i fabbricanti di petardi e fuochi. E' il periodo in cui in tutti i paesi del Reatino e degli Abruzzi si organizsano le sagre di messa estate in onore dei villeggianti e dei numerosi emigranti die proprio di questi tempi tornano nei paesi natii. Il destino Ita voluto che la disgrazia scoppiasse proprio in questo periodo. Se fosse successo in un'altra stagione dell'anno forse qualcuno di quei poveracci avrebbe potuto salvarsi^. Dunque, una scorta di polvere superiore alla quantità consentita e, forse, un po' di trascuratezza nelle misure di sicurezza che regolano questa delicata attività: del resto pare che non ci fossero altre infrazioni. Le casematte dove i Mattei stivavano e lavoravano la pirite erano state costruite secondo le prescrizioni regolamentari e soprattutto sorgevano a distanza di sicurezza, fra di loro e rispetto alle ultime abitazioni del paese. Vanto per la borgata di Torano, pare che i Mattei e la loro fabbrica di fuochi fossero noti in tutta la zona e anche al di fuori della regione. E ieri, sul sentiero in terra battuta che dal paese porta in collina erano in tanti, venuti anche da lontano: a gruppetti si recavano a curiosare e a modo loro a rendere omaggio sul luogo della disgrazia. In paese, sul minuscolo sagrato della chiesa occhi rossi e donne in gramaglie. A nessuno è stato concesso di entrare nella parrocchia dove, alla buona, si è cercato fino a notte di ricomporre brandelli di carne umana dilaniati e ritrovati a distanza anche di centinaia di metri l'uno dall'altro. Ruggero Conteduca Rii Rieti. Le lacrime della ihorIìc di Sergio Mattei, figlio della titolare, morto nello scoppio (Tclcfoto) Rieti. 1 a? squadre di soccorso sono al lavoro nel luogo dove sorgeva la fabbrica di fuochi d'artificio in località Torano di Borgorose e dove hanno perso la vita sci persone, tra cui un ragazzo di 15 anni che stava imparando il mestiere; numerosi i feriti (Tclcfoto)