E' matto e finisce in tribunale

E' matto e finisce in tribunale Un episodio che conferma le carenze della riforma dei manicomi E' matto e finisce in tribunale Accusati di una serie di reati, dal furto allo stupro, un ospite dell'ex manicomio di Collegno e un suo compagno sono assolti «per incapacità totale di mente» - Uno finirà in ospedale giudiziario Accogliendo il principio che «non si possono ribaltare sull'autorità giudiziaria le carenze delle strutture sanitarie», la sezione feriale del tribunale (pres. Capirossi, pm Chillemi) ha praticamente assolto ieri mattina due «ospiti» dell'ex manicomio di Collegno chiamati a rispondere di una serie di reati che andavano dal furto allo stupro di altre ricoverate. Un'udienza che ha drammaticamente e impietosamente illuminato quella che è, oggi, la situazione di una riforma, la legge 180 introdotta nel 1978, che ha si raso al suolo i manicomi, ma «non è riuscita ad abolire le malattie di mente», come scrive il giudice istruttore Vittorio Lanza nell'ordinanza di rinvio a giudizio dei due imputati. Non solo, tutte quelle iniziative e strutture create sulla carta per reinserire il .malato» nella società sono rimaste lettera morta, o perlomeno sono ancora insufficienti se si permette ad un ex internato di tiranneggiare un intero ospedale minacciando infermieri, medici, ricoverate e, come unica soluzione, si fanno intervenire i carabinieri. «Ma questi sono casi limite — si difendono i medici —. A Collegno, dal 1978, solo cinque ospiti sono finiti in prigione e davanti ai giudici. E' ingiusto generalizzare: non si può cadere nell'utopia che un cittadino in cura presso un centro psichiatrico non incorra in reati come qualsiasi altra persona. Noi siamo tenuti, in presenza di determinati fatti come la violenza carnale o il furto, a fare denuncia». Accuse gravi quindi e ap¬ passionate difese per una riforma che, comunque, non ha impedito a Spartaco Pezzlni e Vittorio Morda, entrambi di 31 anni, difesi dall'avv. Forchino, di comparire in tribunale. Tutti e due sono stati arrestati il 30 ottobre scorso e destinati al manicomio giudiziario di Napoli. Il Pezzlni, che in aula ha sostenuto di «essere un giapponese, e di non essere lui il responsabile di quei crimini «perché non sono mai stato a Collegno», era accusato di violenza carnale, atti di libidine e del furto di un orologio. Con il Morda doveva anche rispondere di un altro furto compiuto ai danni di un ricoverato. Reati che sono però solo la parte più appariscente di tutta una serie di episodi rievocati in aula dCdpsstinnttutgcvotrncvu da altri ospiti e personale di Collegno. Il Pezzlni, che secondo 1 medici presenti al processo è peggiorato nel periodo trascorso a Napoli e alle Nuove, è stato assolto per «incapacità totale di mente» e gli è stato inflitto un minimo di due anni di ospedale giudiziario. Vittorio Morda invece, dichiarato «non pericoloso», ha avuto un mese di reclusione, ma può tornare in libertà perché ha già scontato la pena. Tutto daccapo quindi perché è improbabile che, una volta trascorso 11 periodo In ospedale, Spartaco Pezzlni trovi quelle strutture che, ieri, non hanno saputo o potuto, curarlo. E' un assurdo circolo vizioso. Dichiarato, per legge, uguale a tutte le altre perso- ne, nel momento in cui commetterà un nuovo reato, 11 tribunale stabilirà che «normale» non è assolvendolo e lo invierà in un altro ospedale giudiziario

Persone citate: Capirossi, Chillemi, Forchino, Spartaco Pezzlni, Vittorio Lanza

Luoghi citati: Collegno, Napoli