Cina, la via morale alla fucilazione di Renata Pisu
Cina, la via morale alla fucilazione Una grande campagna contro la criminalità dilagante e un grande dibattito sotterraneo Cina, la via morale alla fucilazione A Pechino sono state giustiziate trenta persone. La condanna a morte era stata pronunciala in uno stadio di fronte a 10 mila spettatori. Subito dopo, l'esecuzione mediante fucilazione, non in pubblico, anche se in Cina accade ancora, e talvolta la televisione nel notiziario serale ne trasmette il filmato. Lo speaker si limita a dire il nome del giustiziato, l'età e il reato per cui è stato condannato a morire in nome della legge. O della morale? Omicidi, furti, rapine, stupri, gravi reati economici, in Cina sono tutti delitti per i quali il codice richiede la pena di morte, che non sempre viene eseguita. I 30 giustiziati avrebbero potuto probabilmente usufruire delle varie circostanze attenuanti o di una condanna con sospensione della pena se in Cina non fosse stata lanciata due settimane fa la prima, vasta campagna nazionale contro la criminalità e per il rafforzamento dell'ordine pubblico, una grande campagna in difesa della pubblica morale. Quindi, a prescindere da ogni impossibile giudizio sulla loro reale colpevolezza e anche da ogni disquisizione sulla liceità o meno della pena di morte, appare evidente che la fucilazione di quei trenta è dovuta a un sistema che si fonda più sui principi morali che sull'astrazione del diritto. Cosi la morale può essere a volte più severa della legge a volte più benevola. Se un tempo, nel Paese per duemila anni conforme alla i morale confuciana improntata a principi di saggezza, di mi! tezza, di amministrazione della cosa pubblica e della giustizia 'secondo la formula del «giusto mezzo.), definire la morale da rispettare era compito semplice, oggi la Cina si trova perplessa e dilaniata di fronte al sorgere di una criminalità che è di tipo nuovo, una indiretta conseguenza della concessione di ampie libertà economiche considerate essenziali per avviare la politica di modernizzazione del Paese. Si è messa in moto anche in Cina, dove negli anni del fervore rivoluzionario di Mao ogni crimine era «politico». quindi da condannare nel nome dell'ideologia ovvero della morale, la spirale di una urba- nizzazione incontrollata con conseguenze simili a quelle che noi ben conosciamo, ma che già erano evidenti nella Shanghai degli Anni Venti e Trenta: la prima, grande città della Cina entrata nella logica della modernizzazione, che, come si sa, è distruttrice di ogni morale tradizionale. Oggi l'ondata di criminalità che ha investito il Paese, assai ampia se si pensa che il primo ministro Zhao Ziyang le ha dedicato un intero paragrafo del suo rapporto del 6 giugno sul lavoro del governo, ha reso necessario il lancio di una campagna nazionale. E' stato costituito un nuovo ministero della Sicurezza dello Stato dal quale dipende un nuovo corpo militare, la polizia armata, che presidia gli edifici pubblici del governo, le sedi delle ambasciate e inoltre ha come proprio specifico compito di tutelare la morale. Non la legge: proprio la morale. Cosi è scritto a chiare lettere, senza ombra di equivoci linguistici o di traduzione. Come considerare questa precisa scelta che privilegia la morale rispetto aìla legge? A maggio e giugno si sono svolte a Pechino e in altre grandi città delle «Settimane per la diffusione della pubblica legalità)). Esperti di legge, magistrati, avvocati hanno tenuto corsi agli angoli delle strade, hanno offerto alla popolazione consulenze gratuite dalle 7 di mattina alle 7 di sera, ininterrottamente; ma questa campagna, voluta evidentemente da chi considera più «moderna» una giustizia di tipo occidentale, si e rivelata inadeguata, ed è stata osteggiata dagli assertori della preminenza del concetto di morale rispetto a quello di legge. Dibattuta tra legalità e morale, la Cina sembra tentare la via di una giurisprudenza mista che tenga conto e della legge e della morale. Ma se e vero che tanti delitti si commettono in nome della legge, è anche vero che tanti se ne commettono in nome della morale. La scommessa quindi è: i delitti commessi in nome dell'una si assommano a quelli commessi in nome dell'altra, o li elidono? La questione riguarda anche noi; é appunto la famosa «questione morale». Renata Pisu
Persone citate: Mao, Zhao Ziyang
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