Se si vuole vincere tante prove libere

Se si vuole vincere tante prove libere Se si vuole vincere tante prove libere Una volta le prove Ubere di Formula 1 non esistevano quasi. Scuderie e piloti arrivavano su un circuito, disputavano due giorni di qualificazioni e poi la gara. Ma erano tempi diversi. Una macchina durava anche un paio di stagioni, la tecnica era all'avanguardia, tuttavia meno sofisticata e un campione poteva anche vincere con il volante spezzato come Nuvójari Oggi questi test, sempre più frequenti, sono diventati indispensabili. Chi non prova è tagliato fuori, tali e tante sono le regolazioni da fare, gli sviluppi da controllare. Ogni pista vuole pneumatici diversi, aerodinamica differente, assetti cambiati. Basta una pic- cola modifica alla monoposto per rendere necessari nuovi esperimenti. I team approfittano del tempo a disposizione non solo per mettere a punto la macchina per la corsa che si disputa, mediamente, circa un mese dopo, ma anche per studiare i rivali, per avere dati comparativi e per elaborare soluzioni inedite che verranno adottate, se il risultato è positivo, successivamente in gara. Due giorni di prove consentono a squadre organizzate come Ferrari, Renault, Brabham di tornare a casa con decine di piccoli problemi risolti, con le idee più chiare o anche più confuse se non viene trovata una soluzione agli inconvenienti che si presentano. Sovente i riscontri cronometrici ingannano: c'è chi tira al tempo-record per farsi pubblicità, mentre un lavoro più oscuro potrà magari dare maggiori soddisfazioni in seguito. In ogni caso le prove libere sono l'occasione migliore che i tifosi hanno per conoscere da vicino l'ambiente della Formula 1. E questo spiega il successo di pubblico a Monza. I piloti sono meno nervosi e più disponibili che non durante le gare, c'è lo spazio per fare due parole. L'unica proibizione dei regolamenti: non si può scendere in pista nella stessa settimana in cui si disputa il Gran Premio. c. eh. >

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