La Borsa è «fredda» con Bonomi

La Borsa è «fredda» con Bonomi Il mercato ha criticato particolarmente l'operazione di fusione BlI-Coge La Borsa è «fredda» con Bonomi Buoni i risultati delle partecipazioni industriali - Positivo l'acquisto di Itabanca - Una nuova «immagine» MILANO — -Siamo convinti che i nostri sforai — dichiarava Carlo Bonomi nel marzo scorso alla vigilia della campagna assembleare — si tradurranno presto in una maggiore soddisfazione per gli azionisti di maggioranza e di minoranza*. Il gruppo Bii-Invest, di cui Carlo Bonomi è il principale azionista, non ha ancora mantenuto la promessa a giudicare dall'atteggiamento guardingo con cui la Borsa considera questa singolare conglomerata di interessi industriali (Saffa, Miralanza, Fisac e Star), assicurativi (La Fondiaria, Milano Assicurazioni e Italia Assicurazioni), bancari (Itabanca, Banca Mercantile, Banco di San Giminiano e San Prospero), finanziari (Invest, Finanziaria Milanese, Fingestion e altre). Agricoli (Sella e Mosca, Agricola Vittoria), commerciali (Postai Market) e immobiliari (Bii-Coge, Iaspa). Il rialzo che sembra rianimare il mercato azionario di agosto ha interessato solo marginalmente la scuderia Bonomi benché sia in assoluto la più rappresentata nel listino. Neppure gli aumenti di capitale gratuiti di due parte cipazioni industriali come Saffa e Miralanza hanno scosso l'apatia del mercato, benché si tratti di due società che hanno realizzato negli ultimi due anni considerevoli progressi in termini di utili. La Miralanza tra il 1981 e il 1982 ha aumentato gli utili da 8 a 18 miliardi migliorando la propria posizione finanziaria di 30 miliardi (da 5 miliardi di debiti a 24 miliardi di liquidità) grazie ad un'opera tenace di riduzione dei costi e miglioramenti produttivi in un settore difficile come quello della detergenza, dove tuttavia controlla il 25 per cento del mercato italiano. La Saffa, nello stesso periodo, ha aumentato di quasi il 50 per cento il proprio cash-flow (utili più ammortamenti). Anche la recente acquisizione della maggioranza di Itabanca, comprata dalle Generali (che restano tuttavia come socio di minoranza), non è servita a ridare smalto ai titoli. La principale ragione della freddezza del mercato è l'operazione Bii-Coge approvata il 9 agosto scorso dall'assemblea straordinaria Bili La Bii ha deciso di aumentare il proprio capitale da 33 a 39 miliardi emettendo 28,8 milioni di azioni ordinarie da nominali 200 lire da assegnarsi ai possessori di 21 milioni di azioni Coge (cioè gli azionisti di minoranza) in ragione di sei azioni Bii di nuova emissione ogni 5 azioni Coge da nominali 500 lire. La fusione di cui si parlava già da mesi ha provocato un netto calo del titolo Coge in Borsa sceso dai massimi di 1400 lire a 888 lire ieri contro le 875 lire dei compensi di lu glio. La sensazione diffusa in alcuni ambienti del mercato azionario è che il rapporto di concambio sia nettamente favorevole alla Bii e sfavorevole agli azionisti di minoranza Coge, che, già in passato, si erano visti infilare in portafoglio la «Postai Market», la società di vendite per corrispondenza del gruppo, portatrice di considerevoli perdite di gestione. Nella reazione della Borsa poi, oltre alla convinzione che nel gruppo Bii-Invest l'azionista di maggioranza tenda a fare un po' troppo la parte del leone, c'è probabilmente anche una certa componente psicologica legata all'immagine che aveva il gruppo Bonomi nella prima metà degli Anni Settanta quando, sotto la guida della madre Anna, si muoveva all'unisono con quelli che il defunto ministro del Tesoro, Ugo La Malfa, de fini i «golpisti della borsai, al ludendo ai Calvi e ai Sindona. Rispetto ad allora il gruppo ha decisamente mutato pelle sia in termini di dimensioni (considerevolmente cresciute) e quindi di responsabilità, sia in termini organizzativi, manageriali e di stile nel condurre gli affari. In Borsa, tuttavia, c'è ancora chi teme che •41 lupo abbia perso il pelo ma non il vizio<.. Marco Borsa Anna Ronomi-Bolchini

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