Abbasso gli sceneggiati fiume e lunga gloria al «tv-movie» di Ugo Buzzolan

Abbasso gli sceneggiati fiume e lunga gioria ai «tv-movie» E' il gran momento dei film televisivi: tutti d'accordo, meno la Rai Abbasso gli sceneggiati fiume e lunga gioria ai «tv-movie» In una' settimana affollata dì repliche — e in cui (sono costretto a ripetermi) le uniche cose veramente interessanti vengono dal cinema — è stato infilato sulla rete 1 un curioso film inglese per la tv, // club dei mostri dì Roy Ward Baker. Rispolverati due autentici e venerandi mostri sacri dell'horror, Vincent Prlce e John Carradine, questo tv-movie era un'amabile rivisitazione del genere terrificante tradizionale (tenebrosi «fischiatori a morte», il vampiro con signora e vampiretto figlio, e un villaggio di cadaveri viventi alle porte di Londra, oggi), rivisitazione compiuta fra l'ironico e il serio nostalgico, fra il recupero puntiglioso del ciarpanc orroriflco più logoro e la sua presa in giro più smaccata, al ritmo di un complesso rock e con intermezzi del tipo spogliarello di una bellona che resta in calze nere e scheletro. Niente di eccezionale. Però un prodotto medio di buon consumo, con nomi di richiamo, e la regia affidata ad un abile mestierante come Ward Baker attivo in cinema sin dal '47 con pellicole dove figurano Marilyn Monroe, Tyrone Power, Robert Ryan, Christopher Lee ecc. ecc. nonché Tony Curtis e Roger Moore (in Attenti a quei due); la rea¬ lizzazione è di una casa telccinematografica di Londra e la rete di distribuzione è la Ite, la televisione commerciale inglese che ne ha curato la vendita in Europa e in America. Guardando II club dei mostri non ho potuto fare a meno di pensare che in questa prima parte dell'83 si è sempre intensamente parlato nei vari convegni, quale tema dominante e incalzante, di tv-movies, un termine amplissimo e persino ambiguo, che comunque comprende tutti quei film di diversa struttura e durata (si arriva in pratica sino al mini-serial di tre o quattro puntate), che vengono girali per conto della televisione, e che hanno, o dovrebbero avere, come sbocco il video, ma cui nulla impedisce di circolare anche, più p meno ridotti, Lugli-schermi Ormai tutti i festival accolgono film, spesso trionfatori, che in un modo o in un altro sono legati alla telvisione. Il recente festival di Locamo ha addirittura dedicato al tv-movie una sezione con più di novanta titoli, il che ha confermato l'esistenza di una macchina enorme di creatività e di produzione presente negli Stati Uniti in forma massiccia, ma anche presente in Gran Bretagna, nelle due Germanie, in Svizzera, Francia, Svezia e altri Paesi. Non mancava certo l'Italia, per ora rappresentala dalla sola Rai, che comunque non è parsa impegnarsi troppo nel concorso (con una strana scelta di opere dignitosamente ma decisamente minori, e difatli non premiale). Per la stagione '83-'84 l'augurio che si può fare è che la Rai — e la forza televisiva nel suo complesso, pubblica e privata — estenda, approfondisca e stabilizzi la sua collaborazione con il cinema (case, cooperative, registi e sceneggiatori) e intensifichi un'attività telecinematografica che ha già dato risultati eccellenti; e si orienti proprio sui tv-movies lunghi o brevi di cui c'è una fame crescente per i circuiti attuali del video (e ancora più ci sarà per le trasmissioni via satellite, cavo e cassetta), lasciando perdere — questo mi sembra un punto fondamentale — utopie di progetti, per altro ormai in ritardo, di interminabili serials già in parziale declino negli Stati Uniti e che alla mentalità produttiva e allo stile creativo italiano ed europeo non si addicono per niente. Ugo Buzzolan

Persone citate: Christopher Lee, John Carradine, Marilyn Monroe, Robert Ryan, Roger Moore, Roy Ward Baker, Tony Curtis, Tyrone Power, Vincent Prlce, Ward Baker