Napier, frutto proibito

Napier, frutto proibito SUCCESSO A MOSCA DELLO STILISTA DI CARDIN Napier, frutto proibito DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Il flusso non s'arresta da mesi: ogni giorno schiere di moscoviti — «almeno duemila» sostiene Richard Napier, ma forse esagera un poco — si tuffano nelle sale oscurate da pesanti tende e rivestite di pannelli neri. Gli stucchi neoclassici del Musco d'Architettura sono cancellati dalla penombra che cento') riflettori lacerano ma non travolgono: sciabolate di luce che mettono a nudo un trionfo del bianconero, che sembrano evocare dal profondo del tempo e dello spazio la fantasia creativa di Napier, americano di passaporto, esotico d'aspetto (è nato nelle Hawaii), cosmopolita per vicende familiari, ora parigino di adozione. • Gli ingredienti scenici sarebbero sufficienti a sorprendere un pubblico per il quale le mostre d'arte hanno sempre avuto un altro sapore, ma a ciò s'aggiunge — anche se lui insiste che a Mosca ha portato il suo lavoro «privato» — il fascino che deriva dal nome di Pierre Cardin, presso il quale Napier lavora dal '79 come stilista. Ecco allora che l'interesse di questo pubblico (molti i giovani) diventa entusiasmo, un'ammirazione legata ai «frutti proibiti» dell'Occidente (e in particolare alla moda francese) più che a una spassionata valutazione di merito. E in certa misura è il pubblico stesso a diventare spettacolo, sconcertato da una grafica fantascientifica che forse non è preparato a comprendere, incuriosito dagli inconsueti tagli delle foto d'architettura, divertito da quei modelli di vestiti che sono, secondo Napier «architettura applicata alla moda», in ogni caso riverente e attento di fronte all'esplosione di una genialità, nella quale non riconosce alcuno degli schemi artistici di questo Paese. Trentadue anni, Napier dice di vivere l'arte come un film d'avventure, di trarre ispirazione «dall'aria»: in realtà la sua attività poliedri¬ ca, che è una fusione di arte e tecnica, fantasia e tecnologia, ha radice in precise esperienze, e semmai come un film d'avventure è la sua vita. Figlio di un diplomatico, ha girato il mondo cogliendo a ogni sosta piccoli tasselli per la costruzione del suo mosaico artistico: ha cominciato con la musica, poi in Nigeria si è dedicato all'arte popolare, a Parigi ha frequentato per tre anni una scuola d'arte, in Spagna ha studiato l'avanguardismo, in Thailandia ha scoperto la fotografia restaurando antichi templi, in Italia si è occupato di archeologia (ma l'italiano, che sa perfettamente, l'ha imparato a Mogadiscio). Forse è la voglia di guadagnare che lo fa lavorare per Cardin, più che il dichiarato desiderio di «creare uno stile che fa parte della cultura e ne assicura lo sviluppo»; o forse disegnando vestiti, scarpo, borse, anche articoli d'arredamento riesce a sgomberare la mente da forme e colori legati al mondo d'oggi e non alla sua indole. La sua esposizione moscovita, destinata a spostarsi in seguilo a Leningrado e a Tbilisi, tutto abbraccia nei titolo «Forme e figure», ma esclude di fatto capitoli del suo lavoro come il design di oggetti domestici e gli studi di architettura: solo per questioni di spazio, spiega. . f t ga»

Persone citate: Cardin, Pierre Cardin, Richard Napier