Volgarità di Giovanni Mosca

Volgarità Volgarità «Ricordate come i dizionari definiscono l'ironia?». Ita detto una volta Giovanni Mosca che con Vittorio Metz fu il rlvoluzionatore del «Marc'Aurelio». «Un particolare modo di discorso figurato che consiste nel dir cose opposte a quelle che si vogliono significare. Ma va usata con estrema misura...». Oro, nel «Marc'Aurelio», Mosca poteva pure usare con gualcite misura l'ironia, ma la volgarità affioravae dominava comunque in più di una vignetta, in più d'una battuta, in più d'un pezzo, in più d'un titolo. Ed era inutile far gli schifiltosi. La risposta era sempre la solita: «Ma è quello che piace al pubblico...». In quel momenti di teorizzazione del giornale peggiore per il pubblico peggiore, per quanto il direttore Vito De Bellis lo avesse chiamato subito a collaborare. Mosca non riusciva a ritenersi appartenente alla redazione, e si sentiva poco disposto ad accettare la volgarità locale. C'era anche una questione di classe, proprio di classe sociale? Non era che nel distacco dai toni più popolareschi del giornale predominasse in Mosca un certo residuo d'orgoglio borghese? Non era quasi ossessiva nei suoi disegni e nelle sue meditazioni sul "Marc'Aurelio» la figura del borghese piccolo, curvo, calvo, tmmeschinito nel tratto, ma ricco di contenuto in contrapposizione alla figura dell'eroe?

Persone citate: Vito De Bellis, Vittorio Metz

Luoghi citati: Mosca