Berna e il «complesso dell'accerchiamento»

Troppi ostàcoli e sospètti tra l'Italia e la Svizzera Berna e il «complesso dell'accerchiamento» Troppi ostàcoli e sospètti tra l'Italia e la Svizzera Il recente processo di Lugano contro il delegato di polizia Gualtiero Medici, conclusosi con la condanna dell'Imputato per rivelazione dl segreti d'ufficio (consegna agli inquirenti italiani del dossier Carboni senza 11 nulla osta della magistratura) può servire a Illustrare la natura e le ragioni delle difficoltà, Incomprensioni, ostacoli che 1 nostri servizi di sicurezza Incontrano nei rapporti con le autorità elvetiche e del quali la fuga di Gelli è una clamorosa conferma. Ricordiamo che pronunciò la requisitoria il procuratore pubblico del Sottoceneri. Paolo Bernasconi, giovane e brillante magistrato, le cui Istruttorie, per ragioni di competenza territoriale, 8 volte su 10 hanno a che fare con Italiani o con Imputati elvetici che hanno commesso illeciti in concorso con Italiani. Bernasconi parlò oltre 4 ore: un Intervento ampio, articolato, che muoveva dal caso specifico per allargarsi a questioni di carattere generale concernenti le collaborazioni giudiziarie tra i vari Stati. A un certo punto, nel pieno dell'arringa, il magistrato affermò con tono vibrante: «Tutti siamo fautori di un'Europa delle polizie, ma non di un'Europa delle spie, dove per spia intendiamo il funzionario di polizia di altri Paesi che attenta alla sovranità del nostro Paese per scoprire fatti che la legge svizzera non permette di scoprire se non attraverso le vie prescritte dalla legge-. Poiché sino a quel momento si era parlato del rapporti dl Medici con le autorità di polizia Italiane, di agenti del Sismi In terra elvetica, del crimini commessi a Lugano dallo slavo Petrovic, ritenuto agente segreto del servizi dl sicurezza italiani, non furono necessarie particolari esegesi per comprendere quali fossero gli agenti e la polizia di cui il magistrato lamentava l'invadenza. Bernasconi non parlava a titolo personale, rifletteva la posizione ufficiale dell'autorità giudiziaria svizzera, ne metteva In luce le ansie e le preoccupazioni, forse anche una sorta di «complesso dell'accerchiamentO' particolarmente sentito dagli elvetici. Le sue parole dunque ben servono tuttora a delineare le ragioni della diffidenza verso i servizi di sicurezza Italiani o verso certi loro rappresentanti. Bernasconi precisò subito che la sua era una vigorosa difesa dello Stato dl diritto, non un attacco contro la collaborazione tra le varie polizie, che considerava, invece, fondamentale. L'autorità giudiziaria elvetica condannava i rapporti Informali, le relaziO' ni poste In essere al dl fuori del canali ufficiali e istituzionali. E citando, giurisprudenza e testi, 11 magistrato tracciò il confine tra lecito e illecito: ammesso, in momenti d'emergenza, lo scambio diretto d'informazioni tra i funzionari dl polizia senza l'intervento della magistratura, vietati altri scambi (per esempio di documenti, come nella vicenda Medici). In tali casi la collaborazione deve avvenire con 11 rigoroso rispetto di ogni formalismo giuridico. Discorso ineccepibile, vigorosa difesa della legalità formale e sostanziale. Ma per ciò che riguarda 1 timori di una fuga dl Gelli, pare che ci sia stato proprio quel tipo d'informazione che la situazione d'emergenza richiedeva. Non ebbe seguito. Sono cosi radicati 1 sospetti e 1 timori d'Indebite ingerenze? ci. gr,

Persone citate: Bernasconi, Carboni, Gelli, Gualtiero Medici, Paolo Bernasconi, Petrovic

Luoghi citati: Berna, Europa, Italia, Lugano, Svizzera