Gelli è sulla Costa Azzurra? di Ruggero Conteduca

Gelli è sulla Costa Azzurra? Gelli è sulla Costa Azzurra? Il secondino, che l'avrebbe aiutato ad evadere, sostiene di averlo lasciato nell'Alta Savoia, appena varcato il confine - Da lì avrebbe potuto raggiungere facilmente Montecarlo, considerato uno dei suoi «regni» - Già nel febbraio dello scorso anno fu visto a Nizza, ma riuscì a sfuggire alla cattura grazie a una «soffiata» ROMA — Lo cercano dappertutto: in Francia, in particolare, polizia e gendarmeria pare siano state mobilitate in massa specie nelle zone di frontiera. Da Champ Dollon, secondo la confessione del secondino che l'avrebbe aiutato a fuggire, Licio Gelli avrebbe raggiunto l'Alta Savoia, dove gli sarebbe stato approntato un rifugio da due francesi Per quanto tempo si è fermato li? Per una sola notte, o per più giorni? Forse ha poca importanza: più rilevante sembra, Invece, la considerazione che l'Alta Savoia è la regione di passaggio fra il Cantone ginevrino e la Costa Azzurra. Montecarlo, in particolare, è stato da sempre uno dei «regni» di OeUl: U aveva e forse ha ancora sede la superloggia di Montecarlo, una specie di emanazione intemazionale della P2. Li, quindi, il «venerabile» avrebbe potuto trovare con più facilita ospitalità e appoggi. Sulla Costa Azzurra, inoltre, uno dei suol due figli possiede una cinquantina dl appartamenti e, presumibilmente, un numera di conoscenze ancora più vasto. Quale miglior rifugio per un evaso illustre come 11 «venerabile» bisognoso solo, a questo punto, di tempo per poter preparare con calma, se non lo ha già fatto, la seconda meta del programma che lq porterà per sempre in un Paese più sicuro dove potere tornare ad agire alla luce del sole? La Costa Azzurra, per lui, è stata tra l'altro sempre ospitale: anche nel fabbraio dello scorso anno, grazie alle solite amicizie e complicità, il «venerabile», segnalato a Nizza, dove possiede una villa, riuscì per tempo a sottrarsi alla cattura. Era stato segnalato 11 dai nostri servizi segreti, ma una provvidenziale soffiata (proveniente forse addirittura dall'interno della stessa gendarmeria) gli permise di fuggire poco tempo prima dell'arrivo degli agenti francesi intervenuti per arrestarlo. Ma la Costa Azzurra, oltre che luogo di rifugio e sede operativa della superloggia Montecarlo, per anni è stata anche il centro di colossali affari per Gelli e 1 principali affiliati alla P2. Da Montecarlo, sempre nei primi mesi del 1082. partirono difatti i telex con i quali Roberto Calvi ac< ereditò sui conti svizzeri di Gelli e Carboni 1 milioni di dollari (rispettivamente 70 per il primo e 20 per 11 secondo), successivamente bloccati dalle autorità svizzere al momento dell'arresto dei due. Il primo a parlare della superloggia di Montecarlo fu l'avvocato fiorentino Federico Federici nel corso della sua audizione dinanzi alla commissione P2. Federici venne prima indiziato e poi prosciolto per la strage alla stazione di Bologna. Ad accusarlo era stato 11 falso «superteste» Elio Clollni detenuto nel carcere dl Ginevra, città dove lo stesso Federici aveva un ufficio di consulenze. Nel settembre 1982 Federici inviò al Consiglio superiore della magistratura e al presidente della P2, Tina Anselmi, copie di una stessa lettera nella quale si dichiarava innocente e perseguitato dalla magistratura bolognese. Circostanza singolare: le missive erano state spedite da Annemasse, una cittadina dell'Alta Savoia, Parlando della superloggia, Federici fece, al commissari esterrefatti, anche motti nomi: alcuni grossi, altri gros- sissimi. Parlò anche di un certo Roberto Memmo. Memmo, un ricchissimo imprenditore italo-americano residente nel Texas, era già noto in Italia: il suo nome venne alla ribalta durante l'inchiesta della commissione parlamentare sul caso Sindona. Si parlò molto di lui a proposito del falso rapimento del banchiere siciliano, avvenuto nell'agosto del '79: si disse che era amico dl Andreottl e di Connolly, ministro del Tesoro dell'amministrazione Carter. Memmo venne ascoltato dalla commissione e dichiarò dl non aver avuto contatti con Sindona se non per averlo incontrato a New York all'Hotel Pierre quando il banchiere siciliano era ancora libero. Disse pure di non essere mai intervenuto presso Andreotti a favore dl Sindona: di lui si accertò solo che era persona molto ricca e influente e che aveva, fra l'altro, una residenza permanente all'Hotel Hermitage, a Montecarlo. Solo in seguito, dopo qualche tempo, si tornò a parlare di lui: il suo nome ricomparve nella famosa lista dei 953 lasciata da Licio Gelli a Villa Wanda e sequestrata dalla Guardia dl Finanza. A Memmo corrispondeva la tessera dl piduista n. 1651. Alla P2, come è ormai noto, si giunse infatti proprio indagando sulla falsa fuga dl Sindona (anch'egll presunto piduista) e su un certo Miceli Crlmi, un medico siciliano legato, oltre che a Gelli e alla sua organizzazione, anche ai più potenti clan mafiosi italo-americani. Ruggero Conteduca Ginevra. Gli oggetti ritrovati nella cella di Licio Gelli dopo la fuga dal carcere di Champ Dollon