«A Cannes l'industria, a Venezia gli autori»

«A Cannes l'industria, a Venezia gli autori» IL 31 AGOSTO COMINCERÀ' LA MOSTRA ■ NOVE DOMANDE A LUIGI RONDI, DIRETTORE DELLA BIENNALE CINEMA «A Cannes l'industria, a Venezia gli autori» VENEZIA — II 31 agosto comincerà la quarantesima Mostra Internazionale del Cinema. Sull'avvenimento e sui principi che ne sono alla base, abbiamo rivolto nove domande a Gian Luigi Rondi, nuovo direttore della Biennale dell Cinema. — Non riterrebbe Ideale un festival che durasse dodici giorni e presentasse dodici film, uno per sera, ma tatti sceltissimi, su cui si possa discutere e riferire ampiamente? «L'ideale per chi? Per il critico Rondi, per 11 saggista Aristarco. Ma 1 festival oggi non si fanno più per i "pochi felici" di Stendhal. Il '68 ha dato dimensioni nuove alla cultu ra, nel senso almeno che le ha allargato, moltiplicato gli ln< terlocutori. 11 termine fruitore" dal punto di vista stilisti' co, linguistico, non mi è mai piaciuto, ma ha indicato, e in dica tuttora, le nuove e più ragionate prospettive In cui ci si deve porre quando si propone cultura. E soprattutto cultura cinematografica. «Oggi, sembra un paradosso ma non lo è, 11 martellamento dei film in televisione, ha raddoppiato il gusto per il cinema, c'è, dovunque, fame di cinema, e questa fame le Istituzioni che si occupano di cinema debbono assolutamente soddisfarla. Specie quelle istituzioni che vivono di contributi pubblici come, appunto, la Biennale. Slamo un servizio pubblico, dobbiamo rispondere a tutte le attese del pubblico. Privilegiando le migliori, naturalmente, ma questo per la Biennale, che è un Istituto di cultura, è sottinteso». — L'eccessiva programmazione che caratterizza anche la quarantesima edizione della Mostra veneziana, non rischia di compromettere quei presupposti culturali che richiederebbero invece calma, pazienza e riflessione? «Non sono d'accordo sul termine "eccessivo". La XL Mostra si divide In sette sezioni, Sette Venezie, come mi place chiamarle, attraverso le quali si può arrivare ad abbracciare, tutto il panorama del cinema, fare 11 punto sugli autori di spicco, incontrarne del nuovi, con meriti nuovi, approfondire la conoscenza delle correnti e delle tendenze più valide all'Interno dell'arte del film e dello spettacolo cinematografico, ritrovare, negli autori di ieri, i segni e le proposte che possono essere di sostegno e di conforto an che agli autori di oggi. «La "programmazione" di tutto questo è studiata in modo che uno spettatore della mostra possa seguire lo svolgersi delle "Sette Venezie' con riflessione e con calma, facilitato quest'anno da una innovazione assoluta (almeno per Venezia), la ripetizione quotidiana quasi costante di tutti i programmi. Certo se anziché dello spettatore parliamo del critico, soprattutto di quotidiani, che, oltre a vedere tutto, deve poi riferirne, allora il discorso cambia un po' ma anche cosi, per la programmazione, non me la sento di accettare 11 termine di "eccessiva". «Mi si potrà, obiettare: ma non tutti i quotidiani possono vogliono mandare tre o quattro critici a Venezia e nel caso di uno solo il lavoro che lo aspetta non è certo "a misura d'uomo", come Invece si era garantito a suo tempo. quT Concedo, ma qui torna il discorso delle esigenze dello spettatore di oggi e dèi dovere degli enti pubblici di soddisfarle. I critici (e sono critico anch'io, e ci tengo) debbono comprenderlo, visto che sanno quello che in queste due ultime decadi è accaduto e accade nel mondo e nella vita del cinema. Fare una mostra a misura dei critici, oggi, sa- rebbe tradire anche quello che 1 critici vedono tutti i giorni esercitando 11 loro mestiere. Bisogna tendere Invece all'opposto, al critico a misura delle sole mostre possibili oggi». — Per la mostra le «chicche» commerciali, come, ad esemplo, «Il ritorno dello ledi-, hanno soltanto una funzione di contorno? «No, perché, appunto, nell'ottica di una manifestazione che tende a proporre il panorama completo del miglior cinema contemporaneo per ve nire incontro alle attese più legittime dello spettatore, anche il film che serve egregiamente all'Intrattenimento ha il suo spazio giusto. Il cinema è anche spettacolo, perché ignorarlo e soprattutto come ignorarlo se, statisticamente, è proprio questo spettacolo che richiama di più lo spettatore di fronte agli schermi?». —■ La sindrome del giganti smo nasconde il desiderio di rosicchiare a Cannes un po' di quello spazio che 1 francesi avevano strappato negli ultimi anni a Venezia? «Dopo quanto ho detto finora spero che non mi si riconoscerà, affetto da nessuna sindrome del gigantismo, Quanto a Cannes, desidero chiarirlo una volta per tutte: è un Festival che mi è caro, di cui condivido principi, metodi, idee, sempre più affinati e migliorati con il passare degli anni, ma la Venezia di Lizzani nello scorso quadriennio e la mia che comincia quest'anno, hanno principi, metodi, idee abbastanza diversi, se non opposti. Li riassumerei in questa proporzione: a Cannes l'industria, a Venezia gli au tori. Con questo naturalmen te senza intendere che Can nes trascura gli autori e che Venezia Ignora l'industria, ma unicamente e semplicemente per dire che a Venezia si vogliono privilegiare gli autori, la loro poesia, i loro processi creativi, le loro ricerche, le loro conquiste. Ignorando passaporti, cinematografie e politiche». — Se I giovani «maestri» hanno accettato di fare parte della giuria mentre i vecchi «maestri» sono presenti sullo schermo, significa che il cinema d'autore dei quarantenni è disoccupato? «Se è un sillogismo, è zoppo. Prima di arrivare, con Ber| nardo Bertolucci, a mettere insieme la giuria del "quarantenni" abbiamo bussato a molte porte e dietro a quelle porte non c'era mai nessuno perché chi avrebbe dovuto esserci era Invece su un set a lavorare. No, la giuria dei quarantenni ha per me un valore di testimonianza e di stimolo. Tutti quelli che la compongono hanno partecipato, spesso addirittura come iniziatori, a quella grande rivoluzione estetica che, definita poi da noi critici "Nouvelle Vague", ha cambiato vent'annl fa la faccia del cinema, dando all'autore un ruolo primario. «In un momento in cui il cinema si accinge ad affrontare la grande svolta elettronica, importante come quella nel Venti del sonoro e nel Trenta del colore, mi è sembrato opportuno che a giudicare fossero chiamati proprio quelli che avevano restituito all'autore le sue vere funzioni. Solo gli autori veri, infatti, 1 poeti, potranno vincere domani la scommessa elettronica. E i padri giovani della "Nouvelle Vague" In questo senso possono essere, per loro, di esemplo. Anche se molti giudici a questa Mostra sono 1 dice poli dei giudicati, come Bertolucci nel confronti di Godard, ad esemplo». — Mancano diciotto giorni al «via», c'è un problema che le viene subito alla mente appena si sveglia al mattino? •Di non avere abbastanza film». — Cosa avrebbe voluto portare a Venezia e Invece ha dovuto rinunciarvi? «La Carmen che Francesco Rosi in questo momento sta girando in Spagna. Sarebbe stata benissimo vicino alla Carmen di Godard ». — Sono state molte le pressioni Italiane? «Ormai siamo solo a diciotto giorni dal "via" e da qui ad allora non ne avrò più di 1500». — Rondi critico cosa rimprovera a Rondi direttore? •Di non essere solo Rondi critico». Intervista raccolta da Ernesto Baldo Troppi film? «Siamo un servizio pubblico: dobbiamo rispondere j alle attese del pubblico». Il cinema commerciale: «E' anche spettacolo perché ignorarlo?» Quarantenni in giuria: «Hanno restituito all'autore le sue vere funzioni» j l in bo/./.t-lto della nuova facciata del Palazzo del cinema al I .ido di Vene/. i'/ja lln'iii(|iiadratura del film di Fellini «I. ia\ e va» fuori concorso