I rapitori liberano Ludovica Machiavelli «Mangiavo pasta, sono ingrassata »

I rapitori liberano Ludovica Machiavelli «Mangiavo pasta, sono ingrassata » La giovane bolognese (24 anni) è rimasta quasi 100 giorni in mano ai banditi I rapitori liberano Ludovica Machiavelli «Mangiavo pasta, sono ingrassata » L'hanno rilasciata la scorsa notte al casello Firenze-Certosa dell'Autosole - Le hanno dato qualche gettone per telefonare a casa - «Mi tenevano in una tenda, ascoltavo la radio e leggevo i giornali, mi trattavano bene» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BOLOGNA — Ludovica Rangora Machiavelli, 24 anni, sorella dell'ex attrice Nicoletta, è stata liberata la scorsa notte vicino a Firenze dopo circa cento giorni di prigionia. I suoi sequestratori l'hanno lasciata al casello di FirenzeCertosa dell'autostrada del Sole alle 0,30, dandole alcuni gettoni telefonici. Ludovica ha chiamato casa e il fidanzato, Massimo Mutti, anche luì ventiquattrenne, è andato a prenderla. Scortati dai carabinieri, sono tornati a Bologna alle 4,30. Fino al mattino Ludovica e rimasta alzata per raccontare ai familiari la lunga prigionia. «Non mi sono mai persa d'animo — ha detto —, ma cercavo di pensare poco alla famiglia e a casa per non commuovermi. Non mi hanno trattato molto male, mi hanno spaventata soltanto una volta quando mi hanno minacciato di tenermi prigioniera fino alla fine dell'anno. Dalla tenda dove sono sempre stata, in collina o in montagna, potevo vedere soltanto dei boschi. Non saprei però riconoscere il luogo. Mi è stato permesso di ascol¬ tare la radio, di leggere i quo-' tidiani, e qualche volta di guardare la televisione. Ieri séra mi hanno inesso un cappuccio, mi hanno fatto salire in macchina e mi hanno detto che mi avrebbero liberata. Quando me l'hanno tolto eravamo già al casello dell'autostrada di Firenze». -Il tempo non passava mai — ha proseguito la ragazza — spesso avevo lunghe discussioni con i miei carcerieri durante le quali cercavo di convincerli che la mia famiglia non aveva grandi possibilità economiche. Una cosa die avevo detto subito, appena mi avevano rapita. Mi rispondevano che mentivo, che loro erano bene informati e che mentivano anche i giornali su questo punto. Parlavamo anche di altre cose, dei fatti che accadevano, di sport. Il cibo era in prevalenza pastasciutta, che odio, e infatti sono anche ingrassata. Qualche volta mangiavo pizza. Per lavarmi mi portavano un secchio d'acqua, ma non era mai sufficiente». Quanto alle lettere, il solo mezzo con il quale 1 sequestratori stabilivano contatti con la famiglia, Ludovica ha detto che in gran parte erano scritte sotto dettatura, lo spazio che lasciavano alla sua iniziativa era invece molto poco, «In complesso — ha con¬ cnrfm cluso — mi ìianno trattata bene e pare quasi che ci tenessero, perché se ne uscivano con frasi come: "Sei stata fortunata a essere rapita da gente come noi"». La liberazione di Ludovica Machiavelli era attesa. Da alcuni giorni Niccolò, suo padre, aveva completato il pagamento del riscatto dopo un primo acconto versato circa un mese dopo il rapimento. La cifra non è stata rivelata. Il rapimento avvenne alle 23,30 circa di mercoledì 4 maggio scorso. Quella sera la ragazza stava tornando da Bologna sulla sua «500» dopo essere stata in una scuola serale dove studia per diventare maestra. In una via buia e de serta, poco prima di casa, una macchina le sbarrò la strada scesero alcuni uomini armati e mascherati che la strapparono dalla sua utilitaria e la caricarono sulla loro auto. La sua prigionia cominciò cosi, ma in un primo tempo a Bologna si dubitò che Ludovica fosse stata rapita. Proprio perché si sapeva, a parte l'illustre casato, che i marchesi Rangoni Machiavelli avevano poco da offrire ai sequestra- tori. Un riscatto consistente era certo fuori della loro portata, dopo che una piccola azienda di maglieria, operante in alcuni locali dello stesso castello, e ora ricostituita, era fallita provocando una piog già di cambiali sulla pretenziosa costruzione. Poi era passato troppo tempo senza notizie per sospettare una fuga romantica. La conferma venne con un primo contatto del rapitori. Fu una lettera scritta da Ludovica a chiedere una cifra mal precisata, ma definita sempre dai Machiavelli enormemente al di fuori delle loro possibilità. Si è parlato di tre miliardi. Niccolò e il figlio, Aldobrandino, incontrarono i sequestratori, cercarono di trattare, li trovarono irremovibili. Era quasi la disperazione. Versarono un primo acconto e cercarono di mettere insieme altro denaro. Intanto 11 padre, con una lettera ai giornali, rassicurava la figlia, cercava dì darle speranza. Verso la fine dì luglio i rapitori fissarono un contatto, al quale questa volta andarono Niccolò e Massimo Mutti. Ma essi mancarono all'appuntamento. Ancora una battuta d'arresto, 11 terrore che tutto fosse compromesso definitivamente. Niccolò lanciò un appello ai rapitori: «Fatemi sapere se è viva, dateci notizie della sua salute». Dopo qualche tempo, il pagamento definitivo; ancora qualche giorno d'ansia, poi la liberazione. Giuseppe Nobili I.udovica Rantolìi Machiavelli rilasciala dopo cento giorni

Persone citate: Ludovica Machiavelli, Ludovica Rangora Machiavelli, Machiavelli, Mutti, Rangoni Machiavelli

Luoghi citati: Bologna, Firenze