Si temono nuovi attentati ai treni chiesto l'intervento dell'esercito di Clemente Granata

Si temono nuovi attentati ai treni chiesto l'intervento dell'esercito Indagini sui neofascisti toscani per la bomba sui binari del Milano-Palermo Si temono nuovi attentati ai treni chiesto l'intervento dell'esercito I sindaci della zona vorrebbero che gli alpini tornassero a presidiare la linea, come già avevano fatto con successo nel 78 - L'inchiesta affidata alla procura di Prato - L'esplosivo usato era probabilmente dinamite DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — La città ricorda la Liberazione dai nazisti avvenuta trentanove anni or sono: stendardi con giglio rosso in campo bianco e tricolori ovunque, Messa in Orsanmlchele, musiche della Filarmonica Rossini con Bellini e Beethoven in evidenza, cortei con deposizioni di corone e commemorazione ufficiale a Palazzo Vecchio nel Salone del «Duecento», luogo emblematico della democrazia fiorentina. Ma c'è un'atmosfera particolare in questa rievocazione: l'attentato dell'altra notte all'espresso 571 Milano-Palermo, tra Vernio e Vaiano, con 11 pericolo di una strage immane (più di mille passeggeri esposti al pericolo di una morte orrenda), pesa come un incubo, richiama alla mente il periodo più feroce dell'occupazione nazista, induce gli oratori a sottolineare il pericolo cui le istituzioni sono periodicamente esposte tra mafia, terrorismo e protezioni agli esponenti del potere occulto come Oelli, mentre i sindaci che rappresentano le popolazioni dei centri vicini al luogo dove è stato compiuto l'attentato e dove altri ordigni esplosero negli anni scorsi chiedono che gli alpini tornino a presidiare la ferrovia come già fecero con molta efficienza nel 1978. C'è il rischio infatti che 1 terroristi ritentino l'orrenda impresa. Oli stessi inquirenti lo ammettono senza mezzi termini, e polizia e carabinieri hanno reso più intensa la sorveglianza affidata ad apposite pattuglie, ma si rileva che soltanto la presenza dell'esercito, capace di garantire una vigilanza capillare ed assidua, può scongiurare 11 ripetersi di nuovi attacchi criminali. Per uni. questione di pochi metri l'Inchiesta sull'attentato è toccata alla Procura' di Prato ed è stata affidata al sostituto Elio Pasquariello. Potrà apparire anche para- dossale, ma sul problema della competenza territoriale si è dovuto discutere parecchio e si è fatto ricorso anche a mappe in grado di precisare l'esatta collocazione dei confini dei circondari, quasi che gli investigatori non avessero avuto ostacoli di ben altra portata da superare. Questioni bizantine, fa capire lo stesso sostituto procuratore, 11 quale oggi più che mal lamenta che non si sia giunti a prevedere una sorta di unificazione delle varie indagini sul terrorismo in modo da utilizzare a fondo l'esperienza acquisita sul campo da altri inquirenti, lamenta di non avere a disposizione una banca dati, lamenta di incontrare difficoltà a nominare un perito, indlpensabile per gli accertamenti definitivi sulla natura dell'esplosivo. L'amaro sfogo del magistrato introduce il capitolo dell'inchiesta e fa comprendere come esso sia piuttosto avaro di fatti consolidati. Oli elementi certi (o quasi certi) possono essere cosi precisati. dscmmcalsd Primo punto. L'intenzione degli autori dei criminale gesto era di compiere un massacro, non una sorta di atto «dimostrativo» volto semplicemente a mettere in evidenza che reversione nera (perché acquista sempre più credito l'ipotesi che di terrorismo fascista si sia trattato) è sempre viva, pronta a colpire. In effetti l'ipotesi del semplice atto dimostrativo era stata avanzata In un primo tempo. Dal punto di vista tecnico-giuridir co ciò non avrebbe spostato i termini del problema, perché ci saremmo sempre trovati di fronte a un reato qualificato come strage, ma da altri punti di vista e soprattutto ai fini di comprendere l'attuale fase della strategia terroristica la distinzione assume una grande Importanza. Ora appunto la maggioranza degli inquirenti è convita che gli attentatori volessero seminare la morte. Rilevano: «Se teniamo presenti le caratteristiche del luogo, la sua vicinanza al viadotto sul Bisenzio, c'erano elevatissime pos¬ srcpstmrlbndfgfbtpsscnnetdsdmvbn sibilità che il treno prima deragliasse e poi precipitasse. I criminali lo hanno tenuto ben presente e hanno agito di conseguenza. La modesta andatura del treno, il fatto che i macchinisti non siano stati feriti in modo serio o peggio dallo scoppio, il fatto che probabilmente l'esplosione sia avvenuta qualche istante prima del momento stabilito, sicché forse lo stesso peso del convoglio ha impedito che i binari si flettessero in modo irrimediabile, hanno consentito che il tragico evento fosse evitato-. Secondo punto. Con ogni probabilità, si afferma in questura, gli attentatori della scorsa notte sono gli stessi che nel '74 e nel '78 collocarono ordigni lungo la ferrovia nell'identico tratto tra Vernio e Vaiano. Analoghe le modalità, analoga la tecnica. C'è una differenza: allora non si registrarono telefonate di rivendicazione. Ora invece, a Roma e a Napoli, si sono fatti vivi telefonisti che hanno attribuito a Ordine Nero la paternità dell'attentato. Le telefo¬ nate però di per sé non dicono molto e della loro attendibilità si è tutt'altro che certi (del resto a Reggio Emilia e a Milano sono anche piovute le smentite da parte di altri sedicenti membri dell'organizzazione criminale). Terzo punto. Oli attentatori conoscevano la zona in modo perfetto, In caso contrario non avrebbero agito con l'efficienza e il tempismo dimostrati. Difficile però rispondere alla domanda se abitino anche nella zona. E' possibile che siano venuti da altre parti (per esempio da Bologna, dove c'è stata al «113» la telefonata che preannunciava il gesto, l'unica telefonata autentica) e che siano stati aiutati da qualche «basista». Quarto punto. Sempre secondo informazioni che si raccolgono in questura, in base al primi accertamenti l'esplosivo usato sarebbe stato dinamite e non polvere per mine. Può darsi che ulteriori e più approfonditi esami dimostrino 11 contrarlo, ma per ora si parla appunto di dinamite. E si aggiunge che il tipo di innesco sarebbe stato costituito da un meccanismo a tempo azionato poco prima del sopraggiungere del convoglio. Sicché, quando avvenne l'esplosione, gli attentatori si erano appena allontanati, forse erano appena saliti sull'auto che 11 riportava nel covo dove avevano ordito la loro trama e preparato lo strumento di morte. Nella tarda serata, in Toscana si sono iniziati da parte della polizia controlli su elementi dell'estrema destra a cui seguiranno forse alcune perquisizioni. Oli Inquirenti non trascurano dunque alcun elemento, anche se è difficile prevedere quale sarà l'esito concreto di queste indagini. Riceve comunque conferma l'ipotesi della matrice fascista dell'attentato. Clemente Granata Vuiano. Si controllano i danni sul locomotore dell'espresso Milano-Palermo (Telcfoto Ansa)

Persone citate: Beethoven, Bellini, Elio Pasquariello, Rossini