Il burattinaio dai fili d'oro

D burattinaio dai fili d'oro D burattinaio dai fili d'oro Attraverso ricatti e amicizie potenti è riuscito ad accumulare una immensa fortuna - Dai primi contatti con importanti personaggi nel dopoguerra ai rapporti con Sindona e Calvi - L'inchiesta a suo carico era partita dopo la fuga di Sindona da New York e la scoperta nella villa di Arezzo di una imponente mole di documenti MILANO — -E' necessario a questo punto che si vigili sulla salute di Qelli. Potrebbe essere in pericolo., dichiarò il leader radicale Marco Pannella all'indomani della cattura in Svizzera del «maestro venerabile» della loggia P2. L'uomo, infatti, era depositario di importanti segreti su troppi affari e troppe persone per non fare temere che potesse scomparire prima di rivelarli. Furono i magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo a scoprire le carte di Gelli. Mentre indagavano sul finto rapimento di Michele Sindona (che portò il finanziere in Italia) scoprirono che si era incontrato con Licio Gelli (lo rivelò Joseph Miceli Orimi, l'uomo che sparò nella coscia di Sindona). Con una perquisizione fulminea fatta in tutta segretezza a villa Wanda, vicino ad Arezzo, scoprirono due valigie dl documenti esplosivi. «La documentazione sequestrata. si legge in un rapporto inviato al Consiglio superiore della magistratura «può distinguersi in due categorie: aj documentazione svariata (registri, corrispondenza, tessere, matrici di ricevute ecc.) riguardanti gli organigrammi, la struttura, la composizione e le attività della cosiddetta loggia P2; b) documentazione (contenuta in una trentina dl buste sigillate e siglate dallo stesso Gelli) relative a diverse transazioni, accordi, rapporti e operazioni varie di carattere economico o politico o editoriale, sempre di rilievo tale (talvolta anche sul piano penale) da far ritenere che ci si trovasse di fronte a materiale detenuto per fini ricattatori e di controllo politico-finanziario.. Era il marzo del 1981. Gelli era riuscito a fuggire (una sua specialità visto che si era vantato a suo tempo di avere fatto scappare anche Michele Sindona dall'Italia) ma aveva lasciato dietro di sé l'elenco dei 953 iscritti alla P2 che fu reso noto in maggio. C'era dentro l'intera classe dirìgèri te, dagli alti vertici militari e dei servizi segreti ai vertici di una parte notevole del slste ma bancario pubblico e priva to, da alcuni imprenditori (pochi) a molti politici distribuiti fra vari partiti (de, psi, psdi, msi, pll), dagli alti burocrati agli editori e giornalisti. Se il pubblico medio conobbe il «venerabile maestro» solo in occasione dello scandalo P21'establishment lo conosce va bene da tempo. Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din incontrarono Licio Gelli per ldbprCMFppGfCaenbfumr a o a e i i , i o o n r i li e i' — e— e ne te r— la prima volta il 23 dicembre del 1975 nello studio di Umberto Ortolani, a Roma, alla presenza dl un nutrito schieamento dl banchieri che lo riverivano con brindisi e doni Natale (c'erano Roberto Calvi, Giovanni Oresti del Monte dei Paschi, Alberto Ferrari della Bnl, Guido Guldel Banco dl Roma). Alcuni politici dl secondo piano si sono iscritti alla P2 proprio perché sapevano che Gelli era molto noto e influente. Il socialista Fabrizio Cicchino, uno dei pochi ad ammettere subito il proprio errore, dichiarò che sperava nella protezione degli ambienti P2. «io per esempio volconoscerlo per capire come facesse ad avere cosi facile udienza presso personaggi come Giulio Andreotti., dichiarò invece Vito Napoli, un democristiano della corrente di Donat-Cattin. Anche Miceli Orimi aveva dichiarato che Sindona si incontrò con Gelli perché era l'unico a poter entrare nell'ufficio del presidente Andreotti senza dover bussare.. Il segretario socialdemocratico Pietro Longo, oggi ministro del Bilancio, 11 cui nome figura nelle liste P2, ha pubblicamente ammesso di avere incontrato Gelli, ma solo una volta e «in un incontro di circostanza.. I rapporti tra Gelli e il mondo politico risalgono a molto lontano, agli ultimi anni di guerra, quando, ex combattente fascista in Spagna, si arruolò nella repubblica di Salò e fece 11 doppio gioco per salvare la pelle imparando il mestiere di agente provocatore che probabilmente esercitò poi tutta la vita. Dl un uomo cosi, con prece denti cosi equivoci, si erano già occupati in molti prima dei magistrati milanesi. Nel 1974 l'ex capo dell'antiterrori smo Santlllo ipotizzò un legame fra Licio Gelli e i terrrori sti fascisti nell'ambito dell'inchiesta sulla «Rosa dei vènti» Nel- due- anni successivi lo stesso Santillo collegò Gelli alla strage dell'Itallcus e all'omicidio del magistrato Vittorio Occorsio. Le indagini, però, non vennero mai approfondite perché, come si scopri In seguito, 1 vertici dei servizi segreti (rinnovati interamente da Giovanni Spadolini) erano nella P2. Nelle carte trovate a casa di Mino Pecoreili (un giornalista ucciso da ignoti nel 1979 mentre si accingeva a pubblicare materiale scottante attraverso la screditata ma bene informata agenzia Op) c'erano documenti da cui risultava (come scrivo Domenico Sica, il magistrato romano che ha avocato l'inchiesta sulla P2) «che Gelli era stato officiato dalla massoneria per interferire sulla nomina del comandante dell'Arma dei carabinieri e che la massoneria voleva il processo a carico di Vito Miceli per consentirgli di attaccare pubblicamente l'on Giulio Andreotti.. Più o meno nella stessa epoca si suicidò misteriosamente il colonnello della Finanza Luciano Rossi che, scrive sempre Sica, -quando era all'ufficio "I" della Guardia di Finanza era stato incaricato di svolgere accertamen- ttml ti sul conto di GellU. Gelli non si preoccupava troppo di queste indagini, dal momento che riceveva regolarmente 1 rapporti che lo riguardavano in mano ai servizi segreti e poteva vantarsi di avere contribuito alla nomina di due comandanti della Guardia di Finanza, Raffaele Giudice e Orazio Giannini. «GeMi è un uomo furbo e diabolico, nonclìé un burattinaio come egli stesso ama definirsi., è il giudizio dl un massone che lo ha sempre avversato. Ma è davvero cosi potente e diabolico questo «burattinaio» al centro dl trame politico-terroristiche e finanziarie? Quest'uomo di 64 anni (è nato nel 1919 a Pistoia) che ricorda gli agenti anticomunisti arruolati un po' frettolosamente negli Anni Cinquanta, come racconta nel suo libro di memorie l'ex capo della Cia, William Colby, e che già praticava 11 doppio gioco come ri¬ vela 11 libro sul maestro venerabile di Gianfranco Piazzesi? La sola cosa veramente sicura finora è che dalla sua attività ha tratto enormi guadagni. Roberto Calvi, socio occulto di Gelli nell'Ambrosiano, morto misteriosamente come Pecoreili e il colonnello Rossi, diceva che Gelli valeva 400-500 milioni di dollari. Quando fu arrestato a Ginevra il maestro venerabile stava per ritirare dalla sede della Ubs (una delle più grandi banche svizzere) circa 120 milioni dl dollari fra titoli e contanti. Uno dei suoi figli dichiara di possedere 47 appartamenti sulla Costa Azzurra Secondo quanti lo hanno conosciuto in affari (dove cercava di fare da intermediarlo su tutto), la sua vera vocazione è sempre stata quella dl arricchirsi. Nell'affare delle tangenti Eni-Petromin, in quello dello scandalo del petroli, nell'Importazione di abiti dalla Romania sotto forma di stracci da rivendere poi con il marchio Lebole in Italia, nei suoi rapporti con Michele Sindona, con Roberto Calvi o Anna Bonoml (che firmò, arbitro Gelli, una specie dl patto dl soggezione a Calvi), nella tormentata vicenda della tentata vendita del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera di cui si occupò anche quando era latitante (telefonò a Bruno Tassan Din), Lido Gelli ha sempre giocato il ruolo dl chi, sfruttando abilmente le proprie doti di -pubbliche relazioni», le proprie conoscenze e la propria capacità di mobilitare alti personaggi abituati ai favori e agli intrighi, ha mirato a guadagnare soldi, tanti soldi con cui rafforzare il prò prio potere per fare altri soldi Marco Borsa ancora. Ginevra. Un investigatore esamina il varco nella relè di cinta del carcere: da qui è uscito Licio Celli (Tclcfoto)