La storia letta sulle lapidi di Gianni Bisio
La storia letta sulle lapidi Sta nascendo il museo che racconterà le origini romane del Piemonte La storia letta sulle lapidi Con acqua a pressione e ultrasuoni, gli archeologi riportano alla luce iscrizioni e particolari nascosti sui reperti rinvenuti negli ultimi anni e a lungo abbandonati - Prezioso contributo alla conoscenza di una cultura minore, ma strettamente legata al nostro passato - Il pezzo più raro: il ritratto di Lucio Vero Si lavora anche in tempo di ferie nel laboratorio della Soprintendenza all'archeologia del Piemonte per il restauro programmato delle opere destinate al museo archeologico che sarà aperto alla fine del prossimo anno. Alcuni specialisti in questi giorni sono all'opera per la pulizia delle molte epigrafi rinvenute negli ultimi anni. La tecnica è la medesima usata dai dentisti per l'eliminazione aelle incrostazioni di tàrtaro: acqua a pressione e ultrasuoni. In più c'è la pazienza che soltanto chi è innamorato del proprio lavoro può mettere a disposizione della scienza: «Se ci sono dei ritardi — dicono alla Soprintendenza —ciò è soltanto perché intendiamo usare il massimo rigore scientifico e tecnico». E cosi, sotto il sottile getto d'acqua manovrato dal restauratore, vengono alla luce particolari di lapidi che ne aumentano il fascino. - - Anche la piroga trovata nel lago di Vlverone è in questo periodo sottoposta al lavoro degli specialisti del laboratorio di Aramengo del prof. Nicola. Tutto è finanziato dallo Stato e sottoposto al controllo della Soprintendenza. In silenzio, comunque, sta rinascendo il Museo di archeologia e la Regione, proprio la settimana scorsa, ha promesso tutto il suo aiuto per superare gli intoppi che ancora rimangono. Il patri- monio del Museo è in grande parte sconosciuto perché, a parte 1 ritrovamenti più recenti e le collezioni acquisite negli ultimi anni, nella vecchia sede di via Accademia delle Scienze molto materiale (anche del nucleo originale) non aveva mai trovato posto. Adesso, nelle antiche serre di Palazzo Reale, sarà sistemato almeno il 70 per cento del pezzi: la meta sarà costituita da materiale piemontese, venuto alla luce dagli scavi eseguiti nella nostra regione, e il resto dalle collezioni storiche dei Savola (11 primo vero museo risale al 1723 per volontà di Vittorio Amedeo II). A Torino saranno esposti anche alcuni pezzi che figurarono al Louvre, razziati da Napoleone e poi restituiti, come le statue degli imperatori di Busa. Ci sarà anche la collezione di Palma di Cesnola, ricca di materiale cipriota, quasi una continuazione di quel che è esposto al Metro¬ politan Museum. Fra il materiale proveniente dal Piemonte il primo posto spetta sicuramente al cosiddetto «tesoro di Marengo*, un ritratto in argento, a grandezza naturale, dell'imperatore Lucio Vero, con, tutto l'armamento: «Un pezzo unico — dicono alla Soprintendenza — o livello di civiltà romana». E poi ci saranno gli stupendi vetri romani provenienti da molte parti della re| gione, una collezione pari sol- tanto a quella raccolta nella zona di Aquileia. lì Museo non è tutto qui. In realtà nasce vitale, con possibilità di ingrandimenti e di trasformazioni legate ai vari scavi in corso in Piemonte, lavori che stanno dimostrando come la nostra regione sia più «archeologica» di quanto non si pensi. E chissà che qualche «coCpo grosso» degli archeologi non porti anche a Torino nuovi pezzi di richiamo per gli studiosi. Gianni Bisio Con un'apparecchiatura ad ultrasuoni ed acqua una specialista sia restaurando un'antica lapide romana nel laboratorio del museo
Persone citate: Busa, Lucio Vero, Vittorio Amedeo Ii
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