Quando il Rex divenne leggenda

Quando il Rex divenne leggenda CINQUANTANNI FA LA FANTASTICA CAVALCATA SULL'ATLANTICO PER IL «NASTRO AZZURRO Quando il Rex divenne leggenda I due fumaioli del transatlantico Rex buttavano fuori bandierine tricolori che salivano a riempire il cielo. Almeno cosi appariva nei manifesti affissi ovunque, 50 anni fa, per celebrare la conquista del Nastro azzurro, il record della traversata atlantica. La stampa di tutto il mondo magnificò l'impresa, il Rex diventò uno dei nostri miti degli Anni Trenta. Tanto mitico che Pellini ha pensato di metterlo nel suo Amarcord. Ha mandato tutta Rimini a passare la notte sul la spiaggia per vederlo passare. L'attesa eccitata, finché il Rex è apparso immenso e sfolgorante di luci, fantastico e la folla era impressionata quasi vedesse Moby Dick, la balena bianca. Bella sequenza, ma forse inverosimile. Pare, infatti, che il Rex non sia mai entrato nell'Adriatico. Anzi, ci sarebbe andato una sola volta, per morirvi. Era una barca di 51 mila tonnellate, lunga 249 metri, larga 29 e aveva fiancate alte 13 metri, costruita ai Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente. Varata il 1° agosto 1931, c'era il re in alta uniforme, madrina la regina Elena. Nei suol nove ordini di ponti alloggiava quattro classi per duemila passeggeri, la prima classe era per principi e magnati. Piscine, verande, sale da ballo, tutto il resto e al meglio. Era stato definito «albergo di lusso viaggiante». Altra definizione: «levriero defili oceani-. Un equipaggio di 900 uomini e di 65 ufficiali. Il comandante Francesco Tarabotto era di Lerlci, aveva la barba e i baffi di un moschettiere. Mesi passati per la prova macchine, un anno dopo il viaggio inaugurale. C'erano duecentomila persone sui moli di Genova per salutare la partenza del «terriero». Lo chiamavano cosi un po' per la sua linea elegante, soprattut to perché capace di filare a 27 nodi l'ora grazie ai suoi 120 mila «cavalli». Queste erano cifre ufficiali, denunciate dai costruttori. In realtà, i cavalli erano di più e la velocità superiore, ma doveva restare segreto, perché si mirava al Nastro azzurro. Il trofeo veniva assegnato e e e r e i l e o a alla nave che viaggiava dall'Europa all'America o viceversa in minor tempo. Era stato istituito quando, finito il periodo della vela, era incominciata l'epoca del vapore e le grandi compagnie lottavano per il predominio del traffico dei passeggeri nel segno della velocità. Il Nastro azzurro, blue ribbon, aveva una vecchia origine inglese: premiava 11 cavallo che vinceva il Derby. Il primo transatlantico a conquistarlo è stato, nel 1838, il britannico Great Western, che ha traversato l'Atlantico in 15 giorni e 3 ore, al la velocità media di 8,74 nodi. Per una sessantina di anni il blue ribbon è appartenuto a navi inglesi, che se ne fregiavano verniciando i fumaioli con una fascia azzurra. Poi sono arrivati i tedeschi. Il Kaiser Willielm der Grosse ha stabilito il record nel 1898. La lotta per il «nastro» è stata faccenda tra inglesi e tedeschi: i primi lo hanno riconquistato lanciando sull'oceano il Mauritania e il Lusita nia; gli altri se lo sono ripreso con il Bremen (1929), l'Europa (1931) e di nuovo il Bremen, che nel giugno 1933 è andato da New York a Cherbourg in 4 giorni 16 ore e 15 minuti, alla media di 28,51 nodi, e ha ridipinto i fumaioli d'azzurro. Chi batterà 11 Bremenì «Non èì'Qpiettivo del Rex», dice il comandante Tarabotto. «La mia nave è moderna, offre un'ospitalità completa al passeggeri di tutte le classi. Secondo gli orari fissati, la traversata atlantica verrà effettuata in sette gironi». Bluffa. In undici traversate atlantiche mette a punto 11 suo piano per impossessarsi del «rio bon», valutando tempi e rotte il consumo di nafta a «tutta forza». Aspettando il momen to favorevole. Il 10 agosto del '33, giusto mezzo secolo fa, 11 Rex lascia Genova. 11 giorno dopo è a Gi bilterra. Il mare è calmo e i bollettini meteorologici prevedono tempo buono. Tarabotto alle 18,30 convoca sul ponte di comando l'ufficiale in seconda, il direttore di macchina e il rappresentante dell'Ansaldo, dice: «Signori, credo che si possa tentare. Dio ci assista». Il Rex si stacca dai molo con un lungo ululato di sirena. Subito spinto al mas Simo. A questo punto diventa chiaro che non 120 mila, ma 140 mila sono i cavalli vapore sviluppati dal Rex con le po derose turbine che bruciano 1100 tonnellate di nafta al giorno. E i passeggeri? La leggenda 11 dice eccitatissimi, corrono scommesse. In realtà, i passeggeri nulla sanno. Non si accorgono nemmeno che, venendo meno alla tradizione, il comandante non scende in sala da pranzo, ma si fa rappresentare dal suo secondo. Dtnssdcfedmf a a e o l a o i l n . Da questo momento Tarabotto non lascia più, giorno e notte, il ponte di comando, sempre a fare calcoli, a tenersi in continuo contatto con il direttore di macchina. «Davanti ai focolari delle caldaie attivate al massimo, faceva molto caldo, si sudava, e la lunga fila di bruciatori dava la sensazione di un enorme potenza: 140 mila cavalli vapore venivano spremuti per la formidabile spinta. E tutto funzionava con precisione; caldaie, circolazione, turbine, ingranaggi riduttori, pompe, condensatori, turbodinamo», ricorderà anni dopo l'ufficiale marconista Landini. Bene il primo giorno. Continua a crescere la velocità media e ora si è in piena corsa record. Il secondo giorno 28,63 nodi; il terzo 28,70. Ancora uno sforzo a la nave si porta a 29 nodi, un miglio marino al l'ora, pari a 54 chilometri. Nel la terza giornata il Rex man tiene una media di quasi 30 nodi. Il Nastro azzurro non è più un sogno. Ma nella quarta giornata c'è un momento drammatico Il Rex entra nella nebbia. Rallentare, anche di poco, significa rinunciare alla sfida. Il comandante esita qualche minuto, poi dalla plancia comanda con voce ferma: «Avanti a tutta forza». Ricorderà Landini: «Tarabotto non si perse d'animo e tirò avanti a tutta velocità facendo azionare il segnale acustico da nebbia. La poderosa sirena 'ciclone" del Rex ruggiva a intervalli regolari; poteva essere udita alla distanza di alcune miglia». Il «levriero» esce dalla nebbia dopo dieci tesissime ore. Mancano meno di 500 miglia a New York, soltanto adesso il comandante informa alcuni vecchi clienti della nave che «arriveremo un po'prima». Arrivano con un anticipo di 27 ore e 20 minuti sull'orario prestabilito. Albeggia, sono le 4,40 del giorno 16. L'Oceano è stato attraversato in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti, alla veloci tà media di 28,92 nodi. Il Rex ha impiegato 2 ore e 17 minuti meno del Bremen, e da dire che la rotta del transatlantico tedesco, New York-Cherbourg, è cento miglia inferiore a quella del Rex, Gibilterra-New York. Tutte le navi del porto fanno suonare le loro sirene mentre il «levriero» passa davanti alla statua della Libertà. Nonostante l'ora, i moli sono affollati e festanti. In trionfo il comandante. Tarabotto non dorme da quasi cento ore e nella snervante tensione ha perso cinque chili. Edizioni straordinarie New York. II Rex nella primapagina dei giornali di tutto il mondò. L'inglese Daily Telegraph scrive: «La fortuna nonhq ha niente a die vedere con queste superbe conquiste. E' la determinazione di "essere sempre i primi"; è, secondo la frase omerica, la decisione di "lottare per il meglio anziché sostare". La terra di Saturno è ancora la madre di grandi uo mini». Visibilio in Italia e l'immancabile retorica di questi tempi, C'è perfino un giornale che parla di «caldaie mosse dallo spirito animatore del Duce». Cosi il Rex è entrato nella mitologia degli italiani di allora, ed erano milioni che il ma¬ re non lo avevano mai visto, che una crociera non potevano neppure sognarla e la maggior parte di loro la vacanza la passava in città. Il Rex ha conservato il Nastro azzurro fino al 1935, quando è passato al Normandie c successivamente al Queen Mary. Poi la guerra: non più transatlantici, ma navi da battaglia e convogli con truppe e armi hanno attraversato l'Oceano. Malinconica è stata la fine del Rex. All'inizio della guerra ha lasciato il Tirreno per l'Adriatico. Trieste pareva più sicura di Genova e, dipinto di grigio, il «levriero» è rimasto a lungo a una banchina nel Vallone di Muggia, verso Capodistria. Nell'autunno 1943 è stato saccheggiato dai tedeschi, che con i suoi mobili, tappeti, quadri, hanno arredato la case requisite a Trieste. Si è fatto commercio delle sue posate, stoviglie, biancheria. In disarmo e svuotata la nave che era stata l'orgoglio della nostra marina. Bombardata dagli angloamericani il 10 giugno 1944, poi il 9 settembre. Rovesciata su un fianco, ha preso fuoco e, ricorda un testimone, «bruciò tre giorni, 11 fumo bituminoso giungeva fino a Trieste». Dopo la guerra il «blue ribbon» è stato conquistato dal l'americano United States, che lo conserva da oltre trenfanni, probabilmente per sempre, perché quasi tutti i grandi transatlantici sono stati demoliti, non se ne costruiscono di nuovi, Ormai l'Oceano è superato in poche ore dai jet. Luciano Curino pmln Un lussuoso salone del «Rex», il transatlantico che univa il comfort alla elevata velocità Il transatlantico italiano s'infilò nella supremazia inglese e tedesca che da più d'un secolo si contendevano il «blue ribbon» - Il Rex lo strappò al Bremen, attraversando l'Oceano in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti - Solo alla fine il comandante avvisò alcuni vecchi clienti: «Arriveremo un po' prima» - Oltre 27 ore d'anticipo - Una snervante giornata nella nebbia, «avanti a tutta forza» - La malinconica fine della nave Un'inniiH^iiic del «Rex» in navigazione: mezzo secolo fa la nave partiva da Genova per la conquista del «nastro azzurro»