I Greco, «onorata famiglia» di Guido Rampoldi

I Greco, «onorata famiglia» Da lunghi anni rappresentano uno dei clan più potenti della vecchia mafia I Greco, «onorata famiglia» La loro è anche la storia di una faida interna cominciata nel 1939 e durata tredici anni - Di pari passo iniziò l'ascesa sociale - Fin dal 1952 trafficavano in eroina - La guerra fra cosche - Una villa-fortezza a Ciaculli DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Chi siano i Greco è scritto negli atti della Commissione antimafia, dove pagine ingiallite dal tempo ricostruiscono la saga di una famiglia che allora come adesso rappresenta la continuità deìl'-onorata società» nelle sue connotazioni tipiche: il tradizionalismo mafioso, il mimetismo, la vocazione alla rispettabilità, l'intreccio con il potere locale. -Il clan dei Greco —si legge — appare come esempio classico di mafia per cosi dire conservatrice, legata a certe regole tradizionali di stile mafioso (e perciò mossa da irriducibile ostilità verso le pretese della delinquenza giovane...), incarna la mafia camuffata di rispettabilità, e per questo forse più i nsidiosa e pericolosa -. La loro è anche la storia di un massacro senza fine cominciato nel lontano 1939. Per. una panca contesa. Il primo ottobre di quarantaquattro anni fa, nella borgata palermitana di Ciaculli. si celebrava la festa del Crocefisso. Terminata la Messa, Giuseppe Greco, fattore e gabel lotto del marchese Tagliavia, portò una panca fuori dalla chiesa e si allontanò con alcu ni amici. Quando tornò, la trovò occupata dal cugino Francesco, che rifiutò di alzarsi per cedere il posto. Nacque una rissa, più tardi una sparatoria. Fini con un fune rale, il primo della serie. I parenti di Francesco e quelli di Giuseppe, si massacrarono per tredici anni, indisturbati: le indagini -cozzarono con tro il muro dell 'omertà, reso ancor più granitico dal terrore che incutevano i Greco nella zona e dall'assoluto mutismo degli stessi famigliari degli uccisi-. Perché la faida avesse fine, dovettero intervenire, nel 1952. addirittura i fratelli Profaci, boss di Cosa Nostra. La pratica criminale di quegli anni segnò per sempre il destino dei Greco, che non smisero mai di ammazzare. Di pari passo, iniziò la loro ascesa sociale. Cosi il capofamiglia, «Greco Giuseppe detto il tenente, abbandonò il ruolo abituale del pezzo da novanta di periferia e usò tutto il suo ascendente per coltivare amicizie nell'ambiente sano di Palermo''. Era in buoni rapporti -con noti commercianti- e -quale gabellotto del marchese Tagliavia entrò tra la schiera dei clienti eletti del Banco di Sicilia e della Cassa di Risparmio, e più volte venne notato a bordo di autovetture della Cassa, che dalla propria abitazione lo portavano negli uffici dell'istituto di credito-. Dietro questa vernice, i Greco trafficavano in eroina (fin dal 1952) e praticavano il contrabbando. Il cervello operativo era uno dei due Salvatore Greco, che tuttavia, secondo il comandante della stazione dei carabinieri della borgata Brancaccio, rimaneva (nel 1961) -commerciante di agrumi, di buona condotta, non appartenente a sodalizi mafiosi-. La famiglia combattè la prima -guerra di mafia- nel 1963. contro il clan La Barbera. Da allora i Greco hanno affrontato altri scontri con cosche emergenti, cui conten devano prima il mercato delle sigarette e poi quello della droga, e le hanno vinte tutte, malgrado siano stati falcidiati da arresti, omicidi e persino tradimenti lavati col sangue. In ciascuna «guerra- hanno rappresentato la vecchia mafia, quella che i più genuini -uomini di rispetto- chiamano ancora -maffia-, con due effe. I tre Greco accusati di avere organizzato l'assassinio del giudice Chinnici sono gli attuali capi della-famiglia-. Il più anziano. Salvatore Greco detto «l'ingegnere- per via degli studi intrapresi in gioventù, ha 61 anni e gli ultimi trenta li ha trascorsi da latitante. Sarebbe in Sud America, Venezuela o Brasile, dove muoverebbe centinaia di miliardi. I suol due cugini, figli del gabellotto Giuseppe dalle buone entrature, fino a pochi anni fa rappresentavano il volto rispettabile della famiglia. Proprietari di agrumeti, controllavano fiorenti industrie di trasformazione finanziate dalla Regione e dalle banche. Poi si è scoperto che già allora Michele era chiamato -il Papa» per il carisma mafioso, e Salvatore -il senatore- per l'autorevolezza che gli attribuisce il sodalizio di cosche alleate ai Greco, dai Marchese di Palermo ai Santapaola di Catania. Vivevano in ville-fortilizio a Ciaculli, una borgata che si allunga alle pendici del Monte Pecoraro. La polizia 11 capita di rado, e quando arriva in forze, a Palermo si dice: -La polizia è entrata a Ciaculli-. Quasi si trattasse di uno sconfinamento. Guido Rampoldi Michele Greco

Luoghi citati: Brasile, Catania, Palermo, Sud America, Venezuela