Un giudice californiano è Gran Visir di Reagan?

Un giudice californiane è Gran Visir di Reagan? Su «Time» l'irresistibile ascesa del consigliere Clark Un giudice californiane è Gran Visir di Reagan? WASHINGTON — L'uomo più influente della Casa Bianca dopo Reagan sarebbe un californiano alto e dinoccolato, figlio di un allevatore di bestiame, che da giovane pensò di farsi prete e che spesso indossa sitvali da cow-boy su classici completi grigi con gilet. William Patrick Clark, capo del Consiglio per la Sicurezza nazionale, 51 anni, cattolico osservante, sposato e padre di cinque figli, è stato consacrato in questa posizione di potere da un segnale inequivocabile per la Washington che conta: la cover story della rivista Time, che definisce Clark «L'uomo che ha l'orecchio del Presidente». Membro di vecchia data della «mafia californiana* di Reagan, Clark era giudice della Corte Suprema di quello Stato quando il neo-presidente lo chiamò a Washington per fare da vice al segretario di Stato Haig e temperarne il turbolento carattere nei rapporti con la Casa Bianca. «Il giudice*, come viene soprannominato Clark, fece del suo meglio, senza preoccuparsi di quanti lo prendevano in giro per la sua ignoranza in politica estera. Ma alla fine Haig dovette andarsene e cedere il posto a Schultz. Poco dopo se ne andò anche il consigliere per la Sicurezza nazionale Alien, e Reagan lo sostituì con Clark. Da allora, l'ascesa del «giudice* è stata costante, e oggi Clark è l'uomo di cui Reagan più si fida in politica estera, al punto da mettere a disagio Shultz, che secondo voci ricorrenti penserebbe di lasciare l'Incarico alla prima occasione. Come ha scritto un noto columnist, Clark compensa le sue lacune In politica estera con un peso politico senza precedenti per un consigliere della Sicurezza nazionale, e con un «ruvido istinto» che lo porta a vedere le cose con la stessa ottica di Reagan. DI qui il suo potere. Si dice anzi che sia II Presidente sia l'ala conservatrice repubblicana apprezzino Clark soprattutto per la sua capacità di «lasciare che Reagan sia Reagan», cioè di non condizionare il capo della Casa Bianca verso atteggiamenti ed iniziative In contrasto con le sue Impostazioni originarie.

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