Nella Corsica del supercommissario

Nella Corsica del supercommissario L'inquieta isola francese un anno dopo reiezione delPAssemblea Regionale e l'arrivo deU «uomo di ferro» di Mitterrand Nella Corsica del supercommissario Preceduto dalla fama di migliore (e invulnerabile) poliziotto di Francia, Broussard ha ottenuto notevoli risultati sul piano dell'ordine pubblico - Gli attentati deU'FInc sono diminuiti vertiginosamente - Il prefetto tenta di colpire i terroristi nei loro rapporti con la criminalità comune - Ma non ha ancora potuto provare quei contatti con potenze straniere dei quali aveva parlato il ministro dell'Interno - Sul piano dello sviluppo economico, il governo locale sembra essersi impantanato nelle faide isolane DAL NOSTRO INVIATO AJACCIO — Il mistral che spesso si avventa sull'Isola ha smesso di soffiare. Ormai è estate piena, persino il vento, dicono qui, giustamente va per un po' in vacanza. Le ultime folate hanno spazzato il cielo. In tanto spendore, fra lo sciamare dei turisti, l'unica cosa ad apparire sbiadita, addirittura stonata, appare la scritta scarabocchiata sul muro a pochi passi dalla casa natale di Napoleone, in rue Saint-Charles. «Dtfendlmu l'interessu corsu». Non ci vuol molto a capire che stava 11 appiccicata alla parete da parecchio tempo, e che nessuno si è preoccupato di ravvivarla con una pennellata di nero, magari di aggiungere qualche slogan gradito agli indipendentisti, o forse ai separatisti, oppure, chissà, agli autonomisti. Ecco la Corsica, un anno dopo i due avvenimenti — l'uno politico, l'altro di ordine pubblico — in seguito ai quali l'antica colonia di Pisa e di Genova ha subito profonde alterazioni. Da una parte, l'elezione dell'Assemblea regionale, la prima a statuto speciale della Francia, un esperimento storico che dovrebbe fungere da battistrada ad ulteriori modifiche legislative di carattere nazionale; dall'altra, l'arrivo di Robert Broussard, il supercommissario di polizia mandato da Parigi con pieni poteri, e soprattutto con il compito di combattere il terrorismo còrso. Due problemi dunque strettamente connessi, nonostante la fluidità tipica delle situazioni isolane, assai anomale rispetto alle questioni metropolitane, snodatesi in questi ultimi mesi con vicende alterne per sfociare infine In direzioni divergenti. La delusione cioè piuttosto generalizzata per gli scarsi risultati ottenuti sul terreno del risanamento economico dal tentativo di governo «alla corslcana», impantanatosi (ed erano in mo¬ tu a prevederlo) nelle faide locali ancora cosi difficili da sradicare, e la cauta soddisfazione, espressa da destra e da sinistra, sulla scia dei successi spuntati dal «proconsole» Broussard nella lotta al racket delle bombe al plastico. Incontro Broussard nel suo ufficio alla prefettura di Ajaccio. DI guardia, nell'anticamera, soltanto un gendarme, quasi a voler dimostrare che eventuali misure di sicurezza anche elaborate, non servirebbero a nulla perché lui, il «superflic», non ha paura di niente. « Vedesse — dice l'agente con malcelato orgoglio — come tremavano i banditi a Parigi quando comandava la famosa brigata antt-gang*. Certo, a precederlo in Corsica è stata la fama di miglior poliziotto di Francia uscito Indenne, per giunta a testa alta, da decine di sparatorie con 1 malviventi, un pizzico di leggenda insomma che gli ha giovato da ottimo biglietto di presentazione. Guardando unicamente i fatti, da gennaio, con l'insediamento nella carica di «pre fetto di ferro», i dinamitardi del Fine, il Fronte di Ubera zlone nazionale della Corsica in clandestinità da decenni sembrano di colpo inghiottiti nel vuoto, un orso dalle un' ghie spuntate. Infatti, contro gli oltre 800 attentati commessi e rivendicati nel 1982, ne hanno «firmati» nel primo semestre di quest'anno appena una settantina, per lo più «bombette» di avvertimento scoppiate qua e là sull'isola, di cui 43 lanciate in maggio coiv tro svariati obiettivi (la sede della Banca di Francia ad Ajaccio, ristoranti, studi prò fessionali, ville appartenenti agli odiati «continentali») alla vigilia della visita del presidente Francois Mitterrand, Morti zero, feriti tre. Quarantott'anni ben portati su un fisico da lottatore, U volto abbronzato incorniciato da un filo di barba già grìgia, a differenza dei predecessori che temevano i giornalisti come il fumo negli occhi, Broussard ama conversare a ruota libera («Ho allenato una delle guardie del corpo dell'avvocato Agnelli*), possiede una enorme carica di spontaneità, non esita a rispondere se gli si domanda di chiarire la sua strategia. «Niente di misterioso, niente patti con il diavolo. Mi limito ad applicare la legge, non mi interessa se dietro il reato eia siano motivazioni criminali od ideologiche. Se li becco, li sbatto dentro, poi la giustizia farà il suo corsoi. Per Dominique Antoni, studioso attento e puntiglioso della complessa «diversità» còrsa, il segreto di Broussard sta proprio nella semplicità con la quale ha saputo affrontare 11 tema dell'eversione, smitizzando in sostanza l'alone alla Robin Hood che aleggiava attorno ai responsabili del braccio armato del nazionalismo isolano, trascinandoli al traguardo meno romantico del banditismo e mettendone a nudo i troppi legami con la criminalità comune. In proposito l'elenco diventa significativo: smascherati gli assassini di un parrucchiere e di un legionario (erano del Fine); scoperti alcuni militanti dediti al traffico di dol¬ ¬ lari falsi; identificati gli autori di numerosi furti commessi da pseudofiancheggiatori. «Sfamo sulla buona strada — ammette Broussard — ma il cammino da percorrere resta lungo-. Gli chiedo: chi sono 1 combattenti in nome della «Corsica ai corsi*? Quanto vi sarebbe di vero nelle connessioni con altri movimenti «di liberazione», l'Ira irlandese, l'Età spagnola, l'Olp? «A mio avviso — risponde — il nucleo centrale del Fronte è composto al massimo di una quarantina di persone, altrettanti desperados votati a tutto, anche se poveri sotto il profilo della cultura politica. Una struttura quindi a dire¬ zsfdmspIcdlIsrc zione collegiale, nessun capo supremo, alla quale vanno affiancati altrettanti "portatori d'acqua" che agiscono più o meno allo scoperto, e diversi simpatizzanti a tempo pieno o parziale, secondo le esigenze. In tutto si e no 200 uomini; pochissime perciò le possibilità di ottenere nuovi proseliti*. Spostiamo U discorso sul filo che unirebbe all'eversione Internazionale il Fine e le cosiddette Brigate rivoluzionarle corse, sigla misteriosa comparsa di recente. Per Broussard, mancherebbe la matrice comune, oltre agli «elementi di prova capaci di dimostrare in maniera evidente gli eventuali addentellati del terrorismo corso con potenze straniere*; comunque, precisa U commissario, «non escluderei che esse seguano da vicino che cosa accade nell'isola*. Insomma, «ni» aUe voci secondo le quali alcuni «agitatori» sarebbero stati addestrati dai multanti baschi, mentre altri sarebbero passati attraverso 1 campi palestinesi nel Libano ed una ceUula sarebbe addirittura finita in Libia per ottenere armi ed esplosivi dal colonneUo Gheddafl. Tesi non peregrine né fantasiose, se U ministro degli Interni francesi, Joseph Franceschi, còrso di nascita, si era sentito in dovere di ammonire gli indipendentisti, U giorno della nomina di Broussard ad Interrompere i contatti «con quanti al di là delle frontiere propagano messaggi di violenza e di destabilizzazione*, e ricordare quanto il governo centrale sia lungi dal considerare la Corsica una «colonia* da domare con la repressione, ma piuttosto «un pezzo della Francia* con cui avviare U dialogo della concertazione. Alcune settimane fa è sbocciato U fiore all'occhiello dell'operazione antiterroristica: sette alti esponenti del Ccn (Consulta corsa nazionalista) neutralizzati dagli uomini di Broussard (ne ha a disposizione circa duemUa. «Erano al vertice dell'opposizione armata —spiega 11 prefetto — Ora è decapitata, staranno zitti per un bel po'. Non si tratta del k.o. definitivo, però hanno perduto una ripresa cruciale. Li ho stretti alle corde*. Broussard intanto continua a girare attraverso la Corsica («Macché macchina blindata, sarebbe stupido nascondermi*) per spiegare alla gente come «non paghi giocare agli eroi, meglio lavorare sodo*. La Sardegna con la sua Barbagia Rossa, gU abigeati e gli incendi dolosi, per non parlare degli orrori mafiosi di marca siciliana, diventano a questo punto lontanissimi, quasi appartenessero ad un altro pianeta. Broussard si incupisce, respinge qualsiasi paragone con le faccende italiane. SI, conosceva, stimava ed ammirava il generale Dalla Chiesa, «so che era, come me, un fedele servitore dello Stato. Qui, almeno lo spero, non dovrei fare la sua fine*. Piero de Garzarolli Ajaccio. Il «supercommissario)) Robert Broussard (a destra, con la barba) al suo arrivo in Corsica nel gennaio scorso (Telefoto Ap)