Germania, 50 anni fa il Concordato di Mario Ciriello
Germania, 50 anni fa il Concordato Fu un grande successo per Hitler, la ricorrenza accende polemiche Germania, 50 anni fa il Concordato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Pochi sono gli anniversari che non riaccendono controversie: una regola che trova conferma ora nei dibattiti e negli articoli sul Concordato tra la Santa Sede e la Germania. Fu concluso, firmato e ratificato in pochi mesi, durante l'estate 1933, 50 anni orsono, un raro esempio di celerità diplomatica. Che Hitler avesse fretta, su questo non c'è dubbio: era appena salito al potere, i suoi metout già destavano sospetti e paure, aveva bisogno di un successo internazionale. Ma quali considerazioni spronavano il Vaticano? Si discute, si analizza: ma senza giungere ad un'unica risposta, definitiva e convincente. Una valutazione degli eventi diver. rebbe più facile, ricordano gli storici tedeschi, se il Vaticano aprisse una breccia nel «sipario di ferro» che protegge il suo archivio: soltanto cosi si conoscerebbero le preoccupazioni e le aspirazioni della Curia. Ma è una prospettiva remota: e cosi si ragiona e si riflette sulla documentazione accumulatasi qui dopo la guerra. In linea di massima, gli studiosi, fatta eccezione per i cattolici più intransigenti, non mostrano molta indulgenza per il Vaticano. Ne comprendono il desiderio di difendere gli interessi della Chiesa di Roma in Germania, ma ne condannano l'angusta visione politica, il freddo machiavellismo. Negoziatore del Vaticano era il cardinale Eugenio Pacelli, segretario di Stato, che il 2 marzo '39 sarebbe stato eletto Papa, Pio XII. Pacelli era stato in Germania, nunzio pontificio prima a Monaco, poi a Berlino, e la sua diplomazia aveva convinto sia la Santa Sede sia le autorità tedesche a firmare il Concordato del 1924 con la Baviera, e quello del lftuD con la Prussia. Avrebbe Pacelli, da solo, Insistito anche per un terzo Coricordato, quello con Hitler? Forse no, ma il suo consigliere numero uno era Ludwig Kaas, un ecclesiastico, docente di diritto canonico, leader del partito del Centro, cattolico. E per monsignor Kaas l'evento più importante de.gli ultimi anni era il Trattato del Latcrano del '29. Il Vaticano s'era accordato con Mussolini, doveva adesso accordarsi con Hitler. Kaas scriveva in quei mesi: «Uno Slato autoritario è nelle condizioni migliori per capire i postulati autoritari della Chiesa». Era un invito che Hitler non poteva lasciarsi sfuggire. Appena vinte le elezioni del 5 marzo '33. Hitler, con l'aiuto del suo vice Franz von Papen, un cattolico di destra, stilò un abbozzo di Concordato, e ne comunicò i termini alla Curia e a Kaas. La reazione fu positiva, tanto che Kaas (cosi almeno sostiene il cancelliere Brtlning nelle sue memorie) s'impegnò a pilotare i voti del Centro verso la nefasta legge che il 23 marzo consegnò ad Hitler il potere assoluto. Pochi mesi dopo, il Concordato. Per Hitler, fu un trionfo: mentre cominciava ad estinguere ogni scintilla democratica, il Papa, la massima autorità morale, ne riconosceva la signoria. E in cambio di cosa? Il Concordato garantiva si alla Chiesa privilegi e benefici, ma la costringeva .a tacere politicamente e a dissolvere ogni sua ramificazione non-religiosa, non soltanto 1 partiti, ma anche i sindacati e le associazioni giovanili. Gli storici cattolici sostengono che il patto «salvò il salvabile»: ma fu un salvataggio temporaneo. Kaas, Pacelli e la Curia si fidavano di Hitler, come si fidò Chain beri ain: non immaginavano che, quasi subito, avrebbe cominciato a calpestare e il Concordato e ogni altro impegno internazionale. Mario Ciriello
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