E Albione delirò per le piramidi

E Albione delirò per le piramidi MANCHESTER, UNA MOSTRA SULLA PASSIONE VITTORIANA PER L'ESOTICO E Albione delirò per le piramidi MANCHESTER — Un anglo-irlandese, Symon Semeonls, Incantato davanti alle piramidi di Giza, le definiva quei granari costruiti da Giuseppe come descritti nella Genesi». Questo avveniva sei secoli Prim» della nascita di to era una terra misteriosa ed esotica, che pochi inglesi co- ?ho,nas Wajndol'Egit noscevano ma che, se apprezzavano, era per i suoi legami con la Bibbia e con il mondo classico, Ma nel 1640 un matematico di Oxford, John Greaves, stu- dl° ,e Piramidi, le misurò e «f** la tesi che fossero ser- vite da granai a Giuseppe. Nei primi annl „e, ,1QQ a,trl ylag. glatori lnglesi penetrarono la misteriosa terra, spingendosi fIno alla Nubla, ma le plrami di e i geroglifici rimanevano dei misteriosi simboli, 11 Primo aristocratico ingle se che si spinse fino all'Egitto con velleità scientifiche fu M cher,emont che ,ngag. ^ un dlsegnatore> Rlohard Dalton: alcuni dei suoi acque relli sopravvivono nella colle zione reale e denunciano un mestiere inferiore al suo en tuslasmo. J^TsSmLX tannica alla Sublime Porta ottomana, ebbe fortuna con il pittore Luigi Mayer, che era stato alunno delle accademie romane. Con questi primi «as saggi, egiziani si apre la mo ■*» «"te inspiration of Egypt* (L'ispirazione dell'E- ^ ldteBtlta ^ Museo di Brlgnton> e po, trasferita, dal 4 ag08to al 17 settembre, al Museo di Manchester. dPNfgtpfcsdlptI Pochi giorni dopo la vittoria del giovane Napoleone alle Piramidi, arriva l'ammiraglio Nelson e distrugge la flotta francese. Come bottino di guerra si porta via anche tutte le antichità che il collo rapinatore, il Bonaparte, aveva fatto accumulare. Tra queste, c'era un blocco bruttino di basalto grigio, trovato da un soldato francese a Rosetta nel luglio 1799. Quasi subito si capi l'importanza di quella pietra che portava lo stesso testo In egiziano antico, e cioè in geroglifici, in demotico ed in greco. La moda egiziana trionfava; nel 1800 al Drury Lane si dava un «Egyptian festival* con opere dal nome come «Aegyptlca» e costumi e scenari che alcuni critici trovavano imbarazzanti. Nel 1821 Belzoni popolarissimo ed ammiratissimo, organizzava la sua mostra in una località londinese chiamata the Egyptian Hall mentre l'architetto Slr John Soane denunciava «quel mostro, la Moda, clte aveva trasformato i frontoni dei negozi in templi egiziani». La prima traduzione inglese di II Flauto Magico al teatro Haymarket sottolineava la sua «provenienza» egiziana. La fabbrica di ceramiche Wcdgwood ormai sfornava oggetti alla egizia (n. 74,75,76) anche candelieri e orologi da muro e gli arredatori alla moda riempivano le case dell'aristocrazia di suppellettili in stile; i gioielli per signora fatti a forma di coccodrillo o scarabeo erano molto richiesti e andava a ruba persino il chinz Nelson (n. 120 nella mostra) con «allusioni» egiziane attorno a un Nelson più o meno santificato. Un certo Gaetano Landl di Bologna, che si autodescrlve come gran professore di architettura, presenta un disegno per una costruzione monumentale in stile egizio (1810) e ci sono persino case di campagna che poco si addicono al lussureggiante paesaggio inglese. Ma fu certo il padovano Giovanni Battista Belzoni, come dicevamo, ad accendere la fantasia inglese. Nell'estate del 1817 Belzoni entrava, primo dopo tanti secoli, nel tempio di Abu Bimbel; scopri sei tombe reali nella Valle dei Re Nell'anno seguente trovò la porta d'entrata alla piramide di Chefren. Tutto ciò che era asportabile divenne proprietà di Henry Salt che aveva finanziato la spedizione e la mostra che fu allestita a Londra fu visitata da migliaia di persone. I viaggiatori lnglesi ormai viaggiano vestiti all'orientale (ritratto di Charles Irby, di Jean Baptiste Borely), i vari acquerelli, acqueforti, litografìe che illustrano gli sca vi al grande tempio di Rame ses ad Abu Simbel lasciano gli inglesi a bocca aperta. 11 romanticismo inglese immagina l'Egitto, lo popola di odalische come Poynter e Lawrence Alma-Tadcma, di piramidi infuocate al tramonto, come in Turner, di cicloni attraentemente apocalittici come in John Martin. I vittoriani, invece, «borghesizzarono» la moda egizia; tavolini, sedie e persino un pianoforte (n. 215) testimoniano questa fase mentre anche gli abiti delle signore trovano decorazioni a geroglifici. Il trionfo di Sarah Bemhardt nella «Cleopatra» di Sardou lancia la moda già libertizzante dei gioielli neo-egizi, il figlio di Fabergé si specializza in creazioni di lapislazzuli incrostati di diamanti e rubini. Ma è lo scozzese David Roberts a ritrarre l'Egitto fedelmente: «Sono il primo artista, almeno inglese, che ci è stato, e questo vuol dir molto», scrisse nel 1838 dal Cairo e, con lui, Edward Lear visitò l'Egitto ben cinque volte (317-325). Persino Lord Lelghton ritrasse 1 templi dell'Egitto quando vi fu invitato da De Lesseps. Per gli inglesi, poi, l'Egitto divenne una colonia e una tappa nel viaggio per le Indie; Thomas Cook che rivoluzionò 11 turismo aprì un ufficio al Cairo nel 1873 e antiche fotografie illustrano raffinati turisti inglesi instabili sui cam- meHI GaiaServadio Jean llaptisle Borely. Ritratto di Charles Irby in abito egiziano