Caccia a Khun Sa, re del papavero di Francesco Rosso

Caccia a Khun Sa, re del papavero NEL «TRIANGOLO D'ORO», PRINCIPALE FONTE DEI TRAFFICI DI DROGA Caccia a Khun Sa, re del papavero Spregiudicato, abilissimo, amministra da grande manager, con un esercito di tremila uomini, i territori dell'oppio e le tribù che lo coltivano, tra Thailandia, Birmania e Laos - In collegamento con la mafia, inonda l'Occidente di morfina e eroina - Oscure ragioni di Stato gli consentono di vivere al sicuro nel suo fortilizio con piscina e aria condizionata L'intemazionale della droga può aver tremato alla notizia cìte gli eserciti birmano e tliailandese lianno incominciato un'operazione congiunta contro il generale Chang Chi Fu, più noto come Khun Sa, il re dell'oppio, il più rispettabile ed efficiente fornitore di eroina dell'Occidente. Oppure può aver scrollato le spalle; queste operazioni sono già state tentate altre ì>olte, e si sono sempre risolte in nulla, anche perche" Thailandia e Birmania non hanno mollo interesse a stroncare un'attività criminosa fin die si vuole, ma necessaria a detcrminati equilibri politici in una delle zone più calde del Sud-Est asiatico. La coltivazione del papavero, e la conseguente produzione dell'oppio, avviene su impervie montagne ad oltre mille metri d'altezza, ed i campi dei bei fiori bianco blu sono protetti dall'impenetrabile giungla tropicale; per raggiungerli occorre conoscere le segrete piste che i soldati di Rangoon e Bangkok non conoscono. La zona, definita «triangolo d'oro» perclié produce oppio, quindi morfina ed eroina per migliaia di miliardi l'anno, è situata sul confine triangolare fra Birmania, Thailandia e Laos, ed è da unni il regno incontrastato di Khun Sa, personaggio di grande spicco nel mon do della droga, che ha espo nenti, quasi suoi ambasciatori personali a Parigi, Londra, Quala Lumpur, Singapore, Hong Kong, Roma e, naturalmente, New York. Se davvero avessero potuto catturarlo, i lliailandesi avevano solo da presentarsi all'ingresso della sua villa di Bangkok o di Chiang Mai, la seconda città della Thailandia, dove abitava a cento metri di distanza da una sede della Dea (Drug Enforcement Administration) clic ha il compito, appunto, di combattere gli spacciatori. Invece, rimase tranquillamente ad amministrare il suo impero disseminatore di morte per¬ ché soprattutto alla Thailandia interessava non turbare il mondo inesplorato del «triangolo d'oro», e la sua polizia corrotta e buona parte dell'esercito davano una valida mano al commercio di KhunSa. Le ragioni di un simile atteggiamento consistono nella convinzione die finché esiste il «triangolo d'oro», il comunismo di fede sovietica, o quello di fede maoista, non minacceranno sulle frontiere settentrionali la Thailandia, die ha già le sue grane per arrestare i vietnamiti alle frontiere meridionali con la Cambogia. La zona del « triangolo d'oro» è calcolata all'incirca vasta come Lombardia e Piemonte, ma nessuno conosce la consistenza della popolazione perché non sono mai stati possibili censimenti. La zona è abitata da numerose tribù, ma le più consistenti ed organizzate sono gli Shan, di origine birmana, ed i Meo, di origine laotiana. Alla fine della seconda guerra mondiale quelle sperdute zone montane erano abitate da contadini miserabili che produceVano oppio per il proprio uso e ne vendevano una piccola parte, die veniva usato dalle farmacopee pcr estrarne morfina ad uso terapeuti- co. In quella zona operava la 93" divisione del Kuomintang, e quando Ciang Kai Sliekfu sconfitto da Mao Tse Tung, gran parte di quei soldati rimasero dov'erano, convinti di poter sfondare ancora nello Yunan e sconfiggere l'Armata Rossa. Divennero una valida pedina nelle mani dei servizi segreti internazionali, soprattutto americani e francesi impegnati a contenere l'espansione comunista nel Sud-Est asiatico. Poi le cose ebbero epiloghi drammatici; nonostante il traffico sempre più massiccio di oppio fra i servizi segreti e le tribù Meo che lo producevano nel Nord, i francesi furono attaccati anclie dai loro protetti e giunsero alla disfatta di Diem Bien Phu. Il traffico della droga rimase però attivissimo in Vietnam, specie quando giunsero i soldati americani. I grandi clan còrsi e marsigliesi rimasti a Saigon, Vientiane, Phnom Phen anche dopo la sconfitta francese, divennero i grandi impresari della droga. La spedivano in Europa e Stati Uniti persino sugli aerei militari americani, o su quelli di linea. Il gen. Kao Ki, comandante dell'aviazione, proteggeva le più cospicue cosche di còrsi, marsigliesi e cinesi che operavano a Cholon, sobborgo cinese di Saigon. Quando Van Thieu lo sbalzò dalla presidenza ynassacrando quasi tutta la sua cortecon il bombardamento di una villetta di Clvolon dove era in corso un summit, le cose non mutarono; a Saigon si continuò a vendere l'eroina per strada, a prezzi quasi stracciali. Fu in quel momento che soldati ed ufficiali sbandati di Ciang Kai Shek entrarono in attività incitando i contadini Slian, Meo, e di altre tribù, ad intensificare la produzione dell'oppio, visto chc il mercato tirava. Attraverso la pista di Ho Chi Minh, scendemno ai vietcong operanti nel Vietnam del Sud, oltre alle armi, quantità imponenti di eroi-, na, di colore rossastro che gli asiatici fumano, e la n. 4, adatta per le iniezioni e preferita dagli americani. Dal Vietnam prendeva poi le vie di tutto il mondo. E' rimasta emblematica l'impresa del principe laotiano Sopsaisana che, nominato nel 1971 ambasciatore a Parigi, si fece beccare ad Orly con una valigia che conteneva sessanta chili di eroina pura. La scoperta avvenne per la soffiata di un nemico del principe: aspirava all'ambasciata parigina, chc poiottenne. I militari sbandati di Chiang, intanto, si erano infiltrati bene soprattutto fra le tribù Shan, che sono cittadini birmani, ma si sentono minoranza oppressa. Grazie | all'addestramento dei vecchi militari della Cina Nazionalista, hanno formato un piccolo, ma efficientissimo ed armatissimó esercito che si oppone a quello ufficiale di Rangoon. Le armi, naturalmente, se le procurano con le vendite dell'oppio attraverso i canali thailandesi. Per lungo tempo, i loro più fidi alleati nel turpe traffico furono ufficiali dell'esercito thailandese e il gen. Phao Sriyanonda fu attivissimo a proteggere le spedizioni di oppio inviate dagli ex militari nazionalisti cinesi e gli uomini dello Ass (Armata statale Shan) ed a far giungere la merce, tramite i pirati che spadroneggiavano sul fiume Mekong, fino a Saigon. Quello fu il momento in cui la mafia siculo-americana si inserì fra i clan còrsi e marsigliesi ed incominciò ad operare in grande quando a Saigon giunse Santo Trafficante jr„ grande boss della malavita americana, padrone del contrabbando e della prostituzione. La collaborazione doveva dare frutti sempre più cospicui. Col disimpegno americano in Vietnam, scomparve uno dei grandi mercati di consumo e di transito, e gli uomini di Chang, ormai ridotti a poche centinaia, ma sempre influenti sull'esercito degli Shan, dovettero cercare altri sbocchi sui mercati dell'Occidente. I compratori erano già in campagna, la polvere prese le vie di Marsiglia prima, dell'Italia e di Palermo poi. Come un boomerang, la droga usata dai servizi segreti per alimentare la guerriglia anticomunista invase l'Europa e gli Stati Uniti, merito soprattutto della prodigiosa, cinica attività del gen. Chang Chi Fu, in arte Khun Sa, giovane cinese nipote di uno dei veterani del Kuomintang. Spregiudicato, privo di scrupoli, Khun Sa ha messo in piedi la più gigantesca macchina produttrice di droga del mondo e l'amministra con l'abilità del grande manager. Egli comprese che il trasporto a dorso dì mulo dell'oppio greggio era antieconomico e servendosi dei cinesi chiù chau, espertissimi nella raffinazione e fatti venire da Hong Kong, mise in attività un numero imprecisato di raffinerie nascoste nei recessi impenetrabili del «triangolo d'oro». Ha un esercito personale di circa tremila uomini che battono le campagne a comperare oppio, paga sempre in con¬ tanti i conladini, è amato e stimato da loro e da grandi esponenti della politica di Bangkok, e vende eroina al trafficanti di tutto il mondo. Ma da qualche tempo a Bangkok è al potere il gen. Pow Sarasin; nemico di Khun Sa, ha incominciato a dargli fastidio, cercando di smantellare le sue raffinerie nelle foreste. Finora ne ha annientate sessanta, ma l'eroina continua a scendere sempre più copiosa su Bangkok ed a ripartire indisturbata per le vie di tutto l'Occidente. Nelle retate della polizia cadono i piccoli spacciatori, ci sono circa quattrocento stranieri nelle carceri thailandesi, fra cui novanta italiani, gente die col piccolo commercio dà fastidio ai «pezzi da novanta», che li denunciano alla polizia. Ma il fiume di polvere bianca non accenna ad esaurirsi, ed anche la caccia a Khun Sa potrebbe rivelarsi un diversivo. E'già accaduto l'anno scorso, quando fu scatenata contro di lui una vera guerra. Allora fu espugnato il suo fortilizio con piscina, aria condizionata e televisione in tutte le camere, furono trovate armi, ma nemmeno un grammo di eroina. E nemmeno Khun Sa, naturalmente. Francesco Rosso mlcaoR 1/oppio è pronto per essere raccolto: i petali cadono e si pratica sull'ovario una triplice incisione che secernere il lattice