La dc: questo Craxi ci sorprende
La de: questo Craxi ci sorprende La de: questo Craxi ci sorprende Ma spuntano anche sottolineature maliziose, sottovalutazioni ostentate - Gerardo Bianco: «Ha accontentato pri, pli e psdi; noi non possiamo starcene chiusi in area di rigore, mentre gli altri giocano a tutto campo» ROMA — Nel gran giorno dei socialisti—tutti o quasi in «blu Palazzo Chigi», a gironzolare nei corridoi della Camera già due ore prima del discorso di Craxi — cosa avrà in testa la de, vedendo sedersi per la prima volta il suo alleato-avversario su quella poltrona rialzata al centro dell'aula di Montecitorio, dove finiscono gli sguardi di mille persone e le occhiate della tivù? -Io sono sereno e tranquillo — dice Flaminio Piccoli, presidente del partito —. Lo so. qualche vedova e qualche orfano c'è anche in casa nostra, gente stordita nel vedere Craxi presidente del Consiglio. Ma sbagliano. Io gli ho parlato, l'ho visto cauto, prudente, rispettoso del ruolo di tutti. Se andremo avanti cosi, la strada sarà lunga». Il «new look' craxiano è la grande sorpresa democristiana che accompagna i primi passi del governo. Conoscevano un segretario socialista irruente, diffidente, tiepido o addirittura freddo con la de; hanno trovato un presidente del Consiglio attento a ogni passo che compie, paziente, fino a oggi conciliante. -Io me lo sono trovato davanti oggi, quando ho dovuto giurare — racconta Luciano Faraguti, nuovo sottosegretario al Turismo —, e l'ho studiato con attenzione. Bene, l'ho visto tranquillo, posato, riflessivo, molto diverso dall'immagine d'assalto che per mesi e mesi ha trasmesso sui giornali. Meglio cosi: si vede che la stanza dei bottoni lo ha calmato-. 'Ma si — aggiunge l'ex ministro Guido Bodrato — quello di Craxi è stato un discorso sema sorprese, attento a scivolare via senza intoppi e senza grane, preoccupato dei partiti che gli stanno attorno. Adesso tocca alla de fare la sua parte». Ma nella de, dietro la cautela, la sorpresa, la gran voglia di trovare lo «scudo» di un governo dopo la sconfitta elettorale, spuntano interpretazioni diverse, sottolineature maliziose, sottovalutazioni ostentate, tentazioni di alzare la voce, e di fiaprire i conti all'interno del partito. Intendiamoci — dice l'ex ministro del Tesoro Andreatta —, il tono di Craxi è stato cauto, leale, corretto, senza tassi di socialismo indebiti. Quello che preoccupa è una certa distanza, una sorta di distacco psicologico dalle urgenze. Si insiste tanto sul risanamento della finanza pubblica, ad esempio, mentre il problema, oggi, è monetario e valutario». «Un discorso normale, buono ma senza colpi d'ala», aggiunge Carlo Donat-Cattin. «Cerchiamo di essere precisi — insiste il responsabile democristiano degli enti locali. Francesco D'Onofrio, spedito da De Mita in tribuna ad ascoltare l'intervento del presidente del Consiglio —: la partenza di Craxi è incoraggiante, ma nel discorso mancano due cose, e noi lo dobbiamo dire senza reticenza. Questa alleanza, per i socialisti è o non è alternativa al pei, come sosteniamo noi democristiani? E poi, il psi la vuole esten dere in periferìa oppure no? Forse Craxi, come presidente del Consiglio non poteva dare queste risposte che toccano al suo partito. Ma le attendiamo senza ritardi dai discorsi di Martelli e di Formica». E' l'inizio di un «pressing» democristiano sul governo a guida socialista? «Per ora non se ne vede traccia — dice Mario Segni —. Anzi, io sono preoccupato. La presidenza socialista deve essere considerata un'eccezione del tutto straordinaria die si giustifica solo se è un prezzo pagato in cambio di una seria politica di risanamento finanziario ed economico del Paese. E in ogni caso, l'eccezione non può frammentarsi in regola. Se la de accetta di diventare per un lungo periodo il partito della vicepresidenza, pur avendo il 32 per cento dei voti, allora si condanna ad un declino inarrestabile». «Verissimo — incalza Gerardo Bianco, uno dei leader dell'opposizione interna democristiana —. Apriamo gli occhi: la presidenza socialista ci va benissimo, però non possiamo ignorare che Craxi ha accontentato Spadolini, ha detto sì a Visentinì, ha dato a Zanone quel che chiedeva, ha fatto contento Longo, mettendo le premesse per quel polo laico e socialista elle punta ad una supremazia nei confronti della de. Noi che facciamo? Non possiamo starcene chiusi in area di rigore mentre gli altri giocano a tutto campo. Dobbiamo muoverci, ritrovare voce, riprendere l'iniziativa. Altrimenti, ha ragione chi dice che la de applica la parabola dei talenti alla rovescia: noi stiamo custodendo i nostri talenti nascondendoli sottoterra, al riparo, e affidiamo a Craxi la chiave del giardino». Insomma, De Mita è avvertito. Nell'una e nell'altra parte del campo democristiano crescono le inquietudini di chi vedendo Craxi a Palazzo Chigi teme l'avvio di un medioevo della de. e chiede un rilancio d'iniziativa per fronteggiare l'offensiva socialista nei con¬ fronti dellopinione pubblica. Con De Mita, forse, dovrebbe essere avvertito anche Craxi perché spesso il governo, suo malgrado, è stato il destinatario dei malumori e degli istinti democristiani di depressione. E' questo il messaggio che la de indirizza al presidente del Consiglio, nel primo giorno del suo cammino? I grandi capi tacciono, muovendosi a braccetto e parlando sottovo ce nel Transatlantico pieno di gente. Ma da un angolo, arriva a tranquillizzare tutti un vecchio navigatore democristiano come Remo Gaspari ministro doroteo: «Calma. Craxi può andare avanti per la sua strada senza guardarsi le spalle, perché la de non punta sul suo fallimento. Faccia pure, lavori, tenga duro. A noi va benissimo, perché sap piamo che questa presidenza non è un viaggio di sola anda ta, senza ritorno. La de ha il respiro più lungo di quel che si pensa. Non siamo morti, ve lo dico io.. Ezio Mauro Roma. Bettino Craxi (a sinistra Andreotti, a destra Forlani) illustra alla Camera le linee programmatiche del nuovo governo
Luoghi citati: Roma
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