Lewis vince lo show delle frecce nere di Giorgio Barberis

Lewis vince lo show delle frecce nere HELSINKI '83 Nei 100 il primatista mondiale Calvin Smith 2° e King 3°, solo quarto l'inglese Wells, oro a Mosca Lewis vince lo show delle frecce nere Ha corso in 10"07 finendo a braccia alzate dopo una partenza non brillante - Nella prova femmùùle dominio delle tedesche orientali con successo della Goehr davanti alla Koch dopo che uno strappo alla coscia destra aveva costretto al ritiro la Ashford che sembrava destinata a dominare ■ Bene la Possamai DAL NOSTRO INVIATO HELSINKI — Lo sprint è nero: Carlton Frederick Lewis, ventiduenne dell'Alabama, atteso dominatore di questi primi campionati mondiali dell'atletica, ha vinto la gara più palpitante, i cento metri, trascinando i due connazionali Calvin Smith ed Emmit King a completare il trionfo degli atleti statunitensi di colore con il secondo e terzo posto. L'unico neo della grande festa degli americani neri è che anche Evelyn Ashford non abbia potuto parteciparvi, brutalmente bloccata da uno strappo alla coscia destra dopo quaranta metri della finale femminile dei 100 poi vinta da Marlies Goehr. e che Willy Banks, triplista dal carattere estroverso e per questo amatissimo dalla folla, nulla abbia potuto per togliere il successo allo scatenato polacco Hoffmann. Il trionfo di Lewis (cosi come quelli che dovrebbero seguire nei prossimi giorni gra zie al salto in lungo e alla staffetta) era atteso. Proba bilmente neppure lui. però, pensava potesse essere sofferto come viceversa è stato. Reduce da una semifinale in cui aveva gigionato quasi fermandosi ad osservare gli av versari dopo il bruciante avvio, il grande Cari è partito abbastanza male (in precedenza c'era stata una partenza falsa del tedesco ovest Haas) trovandosi cosi a dover rimontare il connazionale King, uscito benissimo dai blocchi. L'accelerazione di Lewis — che correva in terza corsia lontano dal primatista mondiale Calvin Smith (in ottava) emerso prepotentemente però solo nel finale — è stata impressionante. Dai 40 agli 80 metri sembrava che gli avversari fossero fermi, che solo le sue gambe ingoiassero la pista. Un'immagine di potenza e leggerezza allo stesso tempo, di forza e armonia. Un grande, grandissimo, Lewis ha cosi stravinto finendo a braccia alzate una finale alla quale erano approdati due soli europei, curiosamente entrambi assenti in quella dei campionati continentali un anno fa ad Atene, Allan Wells e Christian Haas. Il se- condo, eccellente partente, ha giocato il tutto per tutto, praticamente autoescludendosi con la partenza falsa. Wells, invece, da vecchio marpione ha ribadito la validità del titolo olimpico conquistato a Mosca (dove gli statunitensi non c'erano) ottenendo il quarto posto, davanti al domiaicano Nunez, elemento senz'altro interessante. Poco da dire sul tempo di Lewis (10"07 con un vento contrario di 0,3 metri al secondo): nelle gare di sprint prima di tutto conta vincere e Lewis l'ha fatto da campione, infliggendo pesanti distacchi ai suoi avversari, primo fra tutti quel Calvin Smith (arrivato come il grande Cari imbattuto alla finale) che poco più di un mese fa, favorito dall'altitudine di Colorado Springs. era riuscito a correre 1 cento metri in 9"93. Altrettanto entusiasmante, pur con motivazioni differenti, è stata la gara femminile: la Ashford, che tra quarti e semifinali aveva battuto entrambe le sue avversarie, in seconda corsia, la Koch in quarta e la Goehr in ottava erano le attese protagoniste. La Koch è uscita molto bene dai blocchi, ai 40 metri la Ashford l'ha agguantata mentre all'esterno la Goehr dava l'impressione di essere più indietro. Ma l'americana, già dolorante dopo la semifinale (qualcuno aveva avanzato l'ipotesi che facesse scena, vedendola saltellare in maniera anomala...), «rompeva» improvvisamente, saltando in aria come una gazzella ferita. I mondiali erano per lei, cosi, dolorosamente finiti. La diagnosi parla di strappo con sei-otto settimane di inattività prima di poter riprendere. Dunque stagione conclusa. Marlies Goehr, eliminata la Ashford. andava ad agguan tare la Koch per poi batterla nettamente. Con entusiasmo tutto particolare, il pubblico ha poi seguito gli zompi dei triplisti, particolarmente le evoluzioni di quell'Istrione della pedana che risponde al nome di Willy Banks. Ma lo statunitense non ce l'ha fatta: quando ormai credeva di essere il vincitore, gli è passato avanti il polacco Hoffmann, che ha poi legittimato il successo atterrando nell'ultima prova a 17,42. Un risultato che rinverdisce le tradizioni di un paese che vanta il primo uomo sopra i 17 metri, Josef Schmidt, trionfatore dell'Olimpiade di Roma nel 1960. Gara di altissimo contenuto quella del triplo, con i primi sei tutti oltre i 17 metri ed il nigeriano Agbebaku. vincitore a sorpresa dell'Universiade, confermatosi brillantemente al terzo posto. Il resto della giornata ha dato spazio ad eliminatorie che. nel caso delle semifinali degli 800 maschili, sono risultate davvero entusiasmanti ed hanno fatto una vittima illustre nello statunitense Mack, prima di tutto colpevole dell'eliminazione per il suo scriteriato modo di correre Degli azzurri bene la Possamai, meritatamente in finale dei 3000 con un tempo di appena 37 centesimi superiore a quello della Gargano che rappresenta il limite nazionale. Gli altri, Urlando compreso, hanno tutti deluso. Giorgio Barberis Helsinki, Evelyn Ashford sembrava avviata al successo quando è stata bloccata da uno strappo alla coscia destra. Nella telefoto, la statunitense riceve le prime cure

Luoghi citati: Alabama, Atene, Helsinki, Mosca, Roma