Bonn scettica su un'inversione di tendenza
Bonn scettica su un'inversione di tendenza Quasi inutili gli interventi della Bundesbank, la moneta americana continua la sua corsa Bonn scettica su un'inversione di tendenza DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — A ben poco sono valsi gli interventi della Bundesbank e di altre banclie centrali: il dollaro Ita raggiunto nuove vette. Dopo aver toccato ieri mattina marchi 2.70, la quota più alta dal 15 febbraio 1974, la moneta americana si è assestata attorno a marchi 2,6970, con oscillazioni fino a 2,6994. Venerdì, alla chiusura delle transazioni, il ccnubio era tra 2,6850 e 2,6860. E' un'ascesa die, per ora almeno, sembra inarrestabile. A Francoforte, la «city- della Germania, non si intravede nulla all'orizzonte che possa invertire la tendenza. I banchieri dicono: «E' sciocco parlare di dollaro "sopravvalutato", come fanno vari com menlatori. Che lo sia o no, è privo di importanza. Migliaia di individui e di società in tutto il mondo sono convinti che continuerà a salire, per cui comprano». Comprano, con un duplice beneficio: apprezzamento monetario e redditizi tassi d'interesse. Anche Otmar Emminger, l'ex presidente della banca centrale tedesca, pensa che il «superdollaro- resterà alla ribalta per non breve tempo. (C'è chi non prevede un indebolimento per tutto V84, anno elettorale negli Stati Uniti). Non necessariamente l'ascesa proseguirà, sostiene Emminger, ma un assestamento a un livello più alto dell'attuale è possibile. Tutto contribuisce o far affluire fondi verso il dollaro: i tassi di interesse, la ripresa dell'economia americana, le tensioni in varie parti del mondo. Sempre secondo notizie da Francoforte, gli interventi «concertati- delle banche centrali degli Stali Uniti, della Repubblica Federale e del Giappone avrebbero superalo, globalmente, negli ultimi dieci giorni, un miliardo di dollari. Il calcolo è così fatto: la Bundesbank avrebbe venduto 500 milioni di dollari, la Banca nipponica 300 milioni e le autorità monetarie Usa 200 al massimo. Wia cifra, quest'ultima, che confermerebbe il tiepido entusiasmo americano per l'operazione. lersera, un portavoce della Bundesbank ha dichiarato: «Noi restiamo presenti sul mercato. Tuttavia non possiamo lottare contro la vigorosa tendenza al rialzo». Non manca chi critica, qui e altrove, questi interventi. Non solo li si considera troppo blandi per arginare l'impetuosa marea di acquisti: ma si avverte che, frenando di tanto in tanto i prezzi, s'incoraggiano coloro die cercano ancora di balzare, con profitto, sul «carrozzone del dollaro». La Germania potrebbe forse moderare la fuga verso la moneta americana, accrescendo il «sex-appeal- del marco con un più seducente saggio d'interesse. (Oscilla ora attorno al 5 per cento, quasi la me¬ tà dei tassi oltrutlantico). Ma non sembra avere intenzione di farlo. La sua convalescenza economica è troppo anemica ed esitante: un qualsiasi aumento nel costo del denaro potrebbe deprimere pericolosamente e la produzione e la domanda. Un'emorragia di marchi è sopportabile, ma non un'emorragia di beni e di servizi. Purtroppo, questa nazione, cui si attribuiva un tempo la vìuscolatura di «locomotiva economica- dell'Europa, adesso ha bisogno degli altri. Non vende perette la Francia, austerizzata, non compra: perette l'Europa tutta languisce, perette l'Opec risparmia; perché il Terzo mondo non ita quattrini. m. ci.
Persone citate: Otmar Emminger
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