Sono comparsi dopo otto giorni i genitori che avevano abbandonato il figlio ferito

Sono comparsi dopo otto giorni i genitori che avevano abbondonoto il figlio ferito Erano a Jesolo, ieri hanno raggiunto il bimbo all'ospedale di Busto Arsizio Sono comparsi dopo otto giorni i genitori che avevano abbondonoto il figlio ferito MILANO — Per Romano Raciti, 11 anni, la brutta paura dell'estate '83 sta passando. Otto giorni fa, di prima mattina, lo scontro fra l'auto dei genitori e un camioncino, poi il buio e un gran vuoto per 48 ore, infine il risveglio in un lettino bianco, dentro una camera bianca, con un giovane sconosciuto che dormiva accanto, in un altro letto bianco. «Sei all'ospedale, ma adesso stai meglio, conosci Busto Arsizio?» gli aveva chiesto un'infermiera. Romano aveva spalancato un poco più grandi quegli occhi neri, fermi e intelligenti, con cui scruta chiunque si avvicini. Nato a Strasburgo, di lingua madre francese, ascoltava sconcertato quella signora in camice che emetteva suoni incomprensibili. Papà e mamma, il fratello, la sua casa, il mondo, le immagini, persino la gente che parlava come lui erano tutti scomparsi. Cosi Romano non ha risposto e per giorni ha continuato a non parlare e non mangiare. Intanto la brutta ferita alla fronte — ecchimosi e lacerazioni sulla parte sinistra — stava guarendo; i medici hanno deciso di levare le bende. Radiografie ed esami clinici confermavano che, a parte quella «botta», non c'erano ulteriori problemi. Ma i genitori dov'erano? Pubblicando l'appello e la targa dell'automobile, i giornali hanno fatto sapere loro che, non vedendoli, Romano avrebbe potuto addirittura arrivare a trovarsi in pericolo di vita. Finalmente accorso, ieri, con la madre, al capezzale del bambino, il padre ora risponde ai cronisti: «Se volete notizie telefonate alla polizia». I genitori si trovavano a Jesolo. Perché? Chi lo sa. Di fatto, dopo l'incidente hanno portato il figlio all'ospedale e se ne sono andati, parevano spariti. Si parla di «contrattempi e impegni improrogabili», dovuti forse a particolari esigenze dell'altro figlio che, menomato, avrebbe avuto urgenza di essere accompagnato in Sicilia. (Salvatore Raciti è originario dell'isola, la moglie è cittadina francese). Ma, delle ragioni dell'assenza, Romano non poteva né intuire né sapere nulla. Per lui esisteva solo quel trovarsi in un luogo sconosciuto, in mezzo a persone che continuavano a portargli automobiline, trenini, pupazzi, giocattoli e scatole di cioccolatini, caramelle, dolci: tutto era luccicante, colorato, bellissimo e mai visto prima. Cosi, l'unica reazione era rimanere in si lenzioeadigiuno. Intanto la polizia stradale continuava a diramare inviti per cercare la macchina dei genitori. Giornali e radio private si facevano portavocì dell'appello. Ma, anche in quella stanza al pianterreno dell'ospedale di Busto (1200 posti letto, palazzine e verde, un grattacielo) qualcosa cominciava a «muoversi». Un' medico del reparto neurologico (quello appunto dove è ricoverato Romano) suggeriva di dargli una lavagna c un gesso: chissà, magari il bambino avrebbe accettato di scrivere. E, In più, il caso voleva che il nuovo vicino di letto fosse un giovane francese; gli si è rivolto e improvvisamente il bimbo ha avuto la sensazione di tornare nel mondo: capiva. L'uomo gli ha chiesto come stava, gli lia messo in mano il gessetto e Romano ha scritto la risposta. Sabato mattina, per telefono da Jesolo, i genitori hanno chiamato l'ospedale; in un primo tempo avrebbero invitalo i sanitari a mandare loro 11 bimbo, in treno; poi sono venuti di persona. E appena li ha visti, Romano ha mangialo tutto un pranzo. E ha ripreso a chiacchierare. A titolo di precauzione, comunque (anche se i medici confermano che la guarigione 6 felicemente in corso) il bambino saia dimesso solo mar- tcdl Ornella Rota

Persone citate: Cosi Romano, Ornella Rota, Romano Raciti, Salvatore Raciti

Luoghi citati: Busto Arsizio, Jesolo, Milano, Sicilia, Strasburgo