Bergman nel teatrino di Don Giovanni

Bergman nel teatrino di Don Giovanni Il regista ha offerto a Salisburgo uno splendido allestimento dell'opera di Molière Bergman nel teatrino di Don Giovanni Squallore scenografico per far risaltare i personaggi e la violenza dell'azione - Fra gli altri spettacoli, «Jedermann» con Brandauer SALISBURGO — La prosa al Festival di Salisburgo negli ultimi decenni sembrava compendiata soprattutto nel tradizionale Jedermann di Hugo von Hofmannsthal; ma da qualche anno, poco alla volta, il vassoio delle proposte si è notevolmente ampliato e differenziato sfruttando la bella sala del Landestheater. Nella stagione in corso sono quattro gli spettacoli di richiamo, Don Juan di Molière, nuova produzione diretta da Ingmar Bergman, Der Zerrlssene (Il lacerato) di Nestroy, Torquato Tasso di Goethe con la regia di Dieter Dom e naturalmente Jedermann di Hofmannsthal, in cui que¬ st'anno esordisce Klaus Maria Brandauer, il protagonista del Mephisto di Szabó. Il maggior numero di commenti, la sorpresa più significativa, per ora sembra essere lo spettacolo di Molière allestito da Bergman. Il regista svedese ha esaltato tutti gli spunti inquieti, anomali e foscamente romantici che portano Don Juan oltre i confini della commedia. Il suo punto di forza è la maschera impressionante Michael Degen, protagonista di straordinaria autorità: rapato a zero, aitante come un samurai, incarna un genio sinistro, cupo, con tratti schizofrenici. Non diciamo il Don Giovan- ni a noi più famigliare, quello di Mozart e Da Ponte con i suoi momenti di umana grandezza (se non di simpatia) ma nemmeno il gran signore che convive pur sempre con il cinico Don Juan di Molière si lascia scorgere in questo personaggio bergmaniano: che è pura energia negativa, segnata all'esterno dall'espressionistico volto del Degen: Il volto, uno dei primi film di Bergman, è un riferimento d'obbligo per le violente scansioni mimiche del protagonista. Lo squallore della scena, a prima vista eccessivo, serve a far campeggiare ancora più i personaggi: tutta l'azione è ristretta entro tavole e quinte di un teatrino da fiera, da compagnia itinerante (altra vecchia simpatia di Bergman, si pensi al Settimo sigillo;, e in quel quadrato grosso cosi la teatralità del regista costruisce momenti di grande tensione: l'apparizione di Donna Elvira (Birgit Doli), la scena del cimitero (evocato solo dalla statua del commendatore), in cui Don Giovanni, Sganarello e statua costituiscono un triangolo di terrificante immediatezza (ma esiste qualcosa di più teatrale, di per sé, di quel celebre invito a cena?). Stupendo è poi l'episodio chiave del finto pentimento, con Don Luigi (il padre di Don Giovanni) vestito da dignitario fiammingo, che conforta il figlio fra le nude pareti di un convento: incappucciato dentro un saio Don Giovanni sembra qui la spoglia di un povero demente, ma appena il genitore si allontana, il saio sussulta di lazzi e invettive e una raccapricciante risata trasforma la faccia di pietra di Michael Degen. Lo spettacolo ha avuto buone accoglienze la prima sera Bergman, sopraffatto dal caldo (che da 124 anni, secondo i giornali locali, non infieriva cosi a Salisburgo), non era presente al proscenio ed è stato giustificato dalla costumista Gunilla Palmstierna-Weiss; ho intravisto in un palco del Landestheater il ciuffo cuspidale di Herbert von Karajan, di certo in caccia di idee registiche che in questo Don Juan non mancano. Dalla violenza di questo spettacolo (che viene replicato 1% 16,19, 23, 26 e 29 agosto) il pubblico austriaco si rifa con l'ironica eleganza dello Zerrlssene di Nestroy, dominato dalla bravura di Otto Schenk e di Helmuth Lohner; e ancora più con Jedermann, allestito nella piazza del Duomo di fronte alla scenografia «naturale- dei tre portali della basilica. Qui l'unico guaio è la limitata capacità dei posti a sedere, ma compensano le repliche annuali dalle origini del Festival: nella parte del protagonista, Salisburgo ha sempre proposto un nome famoso anche nel cinema, Curd Jurgens e Maximilian Schell nelle ultime stagioni: quest'anno Bran dauer e Marthe Keller tengono banco, con una recitazione estroversa senza eccessi reto- Hci' Giorgio Pestelli e - Michael Degen (Don Juan) e Birgit Doli (Donna Elvira) Birgit Doli con il regista Ingmar Bergman durante le prove dello spettacolo a Salisburgo

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