Equo canone una giungla

Equo canone/ una giungla Sempre più grave il problema casa, molti errori nell'applicare la legge Equo canone/ una giungla Dal Sunia un appello al Comune per la creazione di un fondo sociale a favore degli inquilini con pensioni minime - Calcoli sbagliati nel 70 per cento delle richieste d'aumento Incredulità, stupore. E, in molti casi, nella debole fascia della terza età, anche disperazione. Con questi sentimenti 200 mila famiglie torinesi titolari di contratti d'affitto soggetti a proroga (tra cui almeno 40 mila anziani con pensione minima) stanno scoprendo la mazzata dell'equo canone. Un brusco adeguamento contemplato fin dal varo della legge nel '78, ma che la maggior parte dei cittadini, per disattenzione o per la difficile lettura delle norme, non aveva previsto. Dopo un approccio a piccoli passi in sei anni, il balzo di decine di migliaia di lire nell'affitto è senza dubbio una spiacevole sorpresa anche per chi possiede un discreto reddito. «Ma per i pensionati con 300 mila lire il mese — dice Sergio Fresia, della segreteria provinciale Sunia — il canone può diventare un muro insormontabile. Noi l'allarme l'averamo dato da tempo; purtroppo, da parte delle amministrazioni locali c'è stata una colpevole inerzia: in pochi giorni sono passate nei nostri uffici 3500 persone, molte se ne andavano piangendo-. Nello stesso breve arco di tempo, 14 quartieri hanno telefonato al Sunia per segnalare situazioni drammatiche e chiedere un intervento. Perciò in assenza del sindaco Novelli il Sunia ha preso contatto con l'assessore Doline che ha la delega per rappresen¬ tarlo. «Lunedi ci sarà un incontro in Comune — conferma Fresia —. Chiederemo che venga ricostituito un fondo sociale per aiutare gli inquilini con reddito basso. Non vogliamo un assistenzialismo continuo, né pensiamo che il Comune debba sostituirsi allo Stato nell'adeguamento delle pensioni minime, ma questa è un'emergenza di cui la città deve farsi carico-. La stessa situazione dell'edilizia abitativa, del resto, lascia poche alternative. Quasi inesistenti gli appartamenti di superficie minima, assurti a «status symbol- (pied-à-terre o garsonniere) i monolocali e persino le soffitte, l'alloggio medio oggi disponibile sul mercato (due camere e cucina, 75 metri quadrati, costruzione del '60, zona intermedia, tipologia A/3, quinto piano con ascensore, equo canone di 80 mila mensili) costa attualmente, con l'aggiornamento globale Istat. 153 mila lire d'affitto il mese: circa la metà del reddito di molti pensionati che fino a pochi anni fa. col blocco degli affitti, pagavano per lo stesso appartamento una trentina di migliaia di lire. Intanto, mentre esplode questo problema, gli equivoci sulle cifre dell'equo canone — in buona e in malafede — contribuiscono ad alimentare la confusione. La tabella esemplificativa del ministero, pubblicata dai giornali, non lascia spazio a dubbi: tutti, contratti «soggetti» o «non soggetti- a proroga (compresi quelli in scadenza a dicembre), pagano dal primo agosto l'equo canone base, cioè l'equo canone «pulito» calcolato sui parametri di legge, aumentato del 92,17 per cento. Ma le richie-, ste giunte agli inquilini contengono, invece, i calcoli più strampalati. Un piccolo dossier raccolto dal Sunia ne dà significativi esempi. Ci sono proprietari che chiedono l'aumento del 92,17 per cento sull'ultimo affitto anziché sull'equo canone base; avvocati che calcolano la giusta percentuale del 92,17 per cento sul canone base, ma poi, sul totale, pretendono un ulteriore scatto Istat del 12 per cento: amministratori che in presenza di un reddito superiore agli otto milioni si ritengono svincolati dalla legge e liberi da richiedere qualsiasi pigione. Infine ci sono organizzazioni che contestano anche la percentuale del 92,17 proponendone altre. «Lalegge c'è ed è uguale per tutti — conclude in proposito Fresia —. Anch'io dico che il 60 per cento è piìi bello del 92,17: ma certe battaglie bisogna farle sulla propria pelle, e non su quella degli inquilini, che poi si ritrovano sfrattati per morosità». „ , , _ . Roberto Reale

Persone citate: Sergio Fresia