Produzione, nuovo calo a giugno (5,9%) «La lira svalutata non aiuta l'export» di Stefano Lepri

Produzione, nuovo calo a giugno (5,9%) «La lira svalutata non aiuta l'export» Produzione, nuovo calo a giugno (5,9%) «La lira svalutata non aiuta l'export» kuma — l.a produzione dell'industria è ancora in calo, pur se più lento; del rialzo del dollaro, nei prossimi mesi, l'economia italiana si troverà nella condizione di subire tutti gli effetti negativi, mentre gli effetti positivi saranno modesti o nulli. Le imprese esportano con difficoltà, pressate da costi in forte aumento che le rendono sempre meno competitive: la Oonfindustria parla di 'Schieramento dell'industria italiana» e allude a provvedimenti seri dì politica economica da prendere quanto prima. Ieri ristai ha diffuso i dati sulla produzione industriale nel mese di giugno, che risulta diminuita del 5,9% rispetto al giugno 1982, e deH'1,8% (secondo un criterio di destagionallzzazlonc) anche rispetto al maggio scorso. Il comunicato dell'Istituto di statistica non è pessimistico, segnala cenni di ripresa in alcuni settori; del resto l'istituto pubblico che studia la congiuntura economica, cioè l'Iseo, vede segni di ripresa per l'autunno. In Confindustria ottimismo non ce n'è. «Ma come—dice il direttore generale Alfredo Solustri—nel giugno dell'anno scorso era già cominciata l'Inversione di tendenza della produzione: 11 dato di giugno '82 era già negativo, quindi un 5,9% in meno non dà alcuna ragione per essere soddisfatti». Il cattivo andamento della produzione riguarda soprattutto i beni di investimento, perciò preoccupa ancor più per 11 futuro. Ogni lira in più che il dollaro vale al cambio comporta una spesa aggiunti¬ va di 40 miliardi per le importazioni italiane. Sono importazioni di cui difficilmente si può fare a meno, come petrolio, ferro, cotone, e che non si possono pagare altro che in dollari. Lo svantaggio è certo, mentre 11 vantaggio è aleatorio: col dollaro più caro, in teoria si esporta meglio nei Paesi che comprano le nostre merci con questa moneta (36% dell'export italiano) perché si possono ridurre i prezzi. Ma chi paga in dollari sono oltre agli Stati Uniti che sono sempre pronti a proteggere il loro mercato, i Paesi dell'America Latina e quelli dell'Opec che in questo momento non hanno molto da spendere, l'Est che ha lo stesso problema, alcuni Paesi europei non appartenenti alla Cee. «Insomma la domanda estera non tira — conclude il direttore del Centro studi della Confindustria, Antonio Martelli — perché la ripresa economica ha attecchito finora solo negli Stati Uniti, che non contano molto nel nostro export, e forse nel Giappone, che conta pochissimo». Se la ripresa arriverà anche in Italia, le imprese dovranno rifornirsi di materie prime a costi aggravati dal rialzo del dollaro e da una probabilmente accresciuta tendenza all'aumento dei loro prezzi espressi in dollari. I benefici dell'export per la ripresa negli altri Paesi europei, principali nostri mercati di sbocco, rischiano di essere ridottissimi, nella visione degli industriali, perché la competitività delle merci italiane si va rlducendo rapidamente. Costo del lavoro, costo del denaro, divario fra prezzi all'ingrosso e al consumo, deficit pubblico incontrollato: •Ci sono delle responsabilità del commercianti, del sindacato, delle banche — spiega Solustri — di chi governa la spesa pubblica e dell'autorità monetarla: il punto è che non è sufficiente in nessun caso una singola misura legislativa o amministrativa, servono parecchie misure e diversi comportamenti; bisogna lavorare su piccoli margini, senza stancarsi, settimana per settimana, mese por mese. Lottare anche sulla mezza lira, insomma, e con una lunga pazienza perché gli effetti si vedranno dopo qualche tempo». Fra gli industriali oggi si discute se una svalutazione della lira in autunno, pur aggravando i problemi che già comporta il rialzo del dollaro, non potrebbe essere utile per recuperare un po' di competitività intanto che le misure di risanamento — se ce ne saranno — arrivino a dare effetti. Ci sono pareri favorevoli, quello del direttore generale Solustri è ragionatamente contrario: «La competitività va male, ma la lira sta bene a causa del turismo, e sarebbe difficile far accettare un cambio di parità nello Sme agli altri Paesi. Di fronte al dollaro la lira è già, a mio parere, abbastanza sottovalutata. E se la facciamo troppo presto una svalutazione competitiva, prima che la ripresa si sia manifestata in Germania, rischiamo di perderne i benefici quando sarà il momento». < Stefano Lepri

Persone citate: Alfredo Solustri, Antonio Martelli, Solustri

Luoghi citati: America Latina, Germania, Giappone, Italia, Stati Uniti