Il magistrato ucciso a Palermo: 4 arresti Per la guerra tra cosche indiziato Salvo di Guido Rampoldi

Il magistrato ucciso a Palermo; 4 arresti Per la guerra tra cosche indiziato Salvo Sono accusati di essere gli esecutori della strage: oggi gli interrogatori Il magistrato ucciso a Palermo; 4 arresti Per la guerra tra cosche indiziato Salvo Comunicazione giudiziaria a Ignazio, della famiglia che gestiva le esattorie in Sicilia - L'avviso di reato nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio lnzerillo - Il suo nome sarebbe in una intercettazione telefonica PALERMO — Di loro si sa solo che apparterrebbero a un clan mafioso di Palermo. Quattro persone, arrestate ieri sera da carabinieri e polizia a conclusione di una battuta in grande stile alla periferia della città, e accusate di aver partecipato alla strage nella quale, una settimana fa, sono morti il consigliere istruttore Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta e il portiere dello stabile dove abitava il magistrato. Stamane saranno interrogati dal sostituto procuratore Sebastiano Patanè, che dovrà decidere se convalidare l'arresto ed emettere di conseguenza quattro ordini di cattura per concorso in strage. Se la traccia dovesse risultare solida, ci troveremmo di fronte ad un evento senza precedenti in Sicilia: l'arresto degli esecutori di un grande •delitto di mafia* a pochi giorni dall'omicidio. fbrdriazttcE intanto dalla magistratura arrivano altri segnali a indicare che qualcosa sta cambiando. Due settimane prima dell'assassinio di Chinnici, l'ufficio istruzione di Palermo, che il magistrato dirigeva, aveva mosso guerra al più potente gruppo economico dell'isola: i Salvo, gli esattori della Sicilia. Il giudice istruttore Giovanni Falcone aveva convocato a Palazzo di Giustizia gli uomini più rappresentativi della famiglia, i cugini Nino e Ignazio. Nino non si era presentato e tuttora si troverebbe lontano da Palermo. Ignazio invece era stato ascoltato per diverse ore, nel corso di due mattinate conse cutive. E al termine aveva ricevuto una comunicazione giudiziaria che lo indizlerebbe di «partecipazione ad associa sione per delinquere* nell'ambito dell'inchiesta sull'assassinio del capocosca mafioso Salvatore lnzerillo. «Costoro — disse dei Salvo molti anni fa l'ex presidente della Regione Sicilia, Giuseppe D'Angelo, alla commisslo ne Antimafia — possono fronteggiare qualsiasi forila*. E nell'occasione paragonò il potere della famiglia a quello della Montedison dei tempi di Cefis. Le esattorie, innanzitutto: godendo del più alto aggio d'Italia, i Salvo hanno rastrellato fino a pochi mesi fa, quando l'esazione dei tributi è passata quasi per intero a un Consorzio pubblico, decine di miliardi che hanno reinvestito in grandi alberghi, impianti turistici, aziende agricole largamente sovvenzionate dalla Regione. Un potere economico che ha garantito anche una rendita politica cospicua. Lo stesso Nino Salvo, in un'intervista dal tono protervo («Se ci toccano le esattorie ci scateneremo*), disse chiaramente che la famiglia non produceva solo vino e caviale, ma anche consenso, voti. Vanterie? Un anno fa, quando a Montecitorio fu votato il decreto-legge che doveva ridurre l'aggio alle esattorie, alla maggioranza mancarono una trentina di deputati, quanti ne conta un partito di medie dimensioni; Dalla Chiesa 11 definì «amici dei mafiosi*. La legge non passò e il governo cadde. Dunque, l'ufficio istruzione ha puntato in alto, molto in alto, dove mal prima d'ora la magistratura aveva osato. Lo spunto lo hanno offerto alcune intercettazioni telefoniche, il cui contenuto comunque era noto, e dell'altro che solo i più stretti collaboratori di Chinnici conoscono. Le Intercettazioni risalgono all'estate di due anni fa. A Palermo viene assassinato Salva- tore lnzerillo, grande trafficante di droga. Tre mesi dopo scompare il proprietario dell'auto blindata su cui di solito viaggiava lnzerillo: l'ingegner Ignazio Lo Presti, imparentato con 1 Salvo attraverso la moglie. Poco prima di sparire Lo Presti telefona a Rio de Janeiro e parla con un uomo (lo chiama «Roberto*) che secondo i magistrati è il capoclan mafioso Tommaso Buscetta. Gli riferisce che le cose vanno male («Troppe invidie, troppi tradimenti, troppe cose tinte», cioè perverse). Allora Buscetta chiede: «E Nino, sa niente?*. «Nino è scomparso anche lui*. Se «Nino* è Nino Salvo, come sospettano i magistrati, perché mai un trafficante internazionale di droga era cosi in intimità con lui da chiamarlo per nome? Per quanto un avviso di reato non equivalga a un'accusa, ma segnali solo l'apertu ra di un'indagine dalla quale l'indiziato può uscire indenne, la comunicazione giudiziaria a Ignazio Salvo sembra Indicare che anche nell'immutabile Palermo qualcosa si muove. Vi sono in proposito altri indisi. Ieri l'alto commissario De Francesco ha sospeso dalle funzioni 11 sindaco di Belmonte Mezzagno, Salvatore La Rosa, democristiano, perché sospettato di collusioni; lo sostituirà un funzionarlo della prefettura. Un altro sindaco, Elda Pucci, primo cittadino di Palermo, ha chiesto a Craxl un incontro per discutere di provvedimenti concreti contro la mafia. «Lo Stato — scrive il sindaco — dei'e riflettere su tutta la complessa "questione Palermo". E' insopportabile essere testimoni impotenti del degrado die coinvolge intere famiglie*. Guido Rampoldi