Lagos, esempio di democrazia tra le rovine del «miracolo»

Lagos, esempio di democrazia tra le rovine dei «miracolo» Lagos, esempio di democrazia tra le rovine dei «miracolo» Con il voto di oggi s'inizia un cruciale test per il rinnovo delle principali cariche - Durerà fino a metà settembre - Per la prima volta dall'indipendenza elezioni «aperte», contro i trucchi e le falsificazioni - Il flagello della recessione dopo il boom petrolifero Può sembrare bissano, però è proprio cosi. Dipenderà forse dal corretto funzionamento di messo milione di lampade antivento l'attesa risposta al vecchio quesito che continua ad assillare i politologi di messo mondo, se cioè sta possibile trapiantare in Africa, soprattutto evitando di incampare nelle temute astoni di rigetto, una democrasia parlamentare di tipo occidentale. Oggi infatti in Nigeria, il •gigante* del Continente Nero con i suol 90 milioni di abitanti, inisia il test crucia/e della lunga, tormentata, complessa tornata elettorale (durerà fino a quasi metà settembre) per rinnovare le principali cartelle dello Slato. Ebbene, spetterà appunto a questo mini esercito di torce automaticlie, garantite a resistere impavide persino alla violcnsa dirompente delle peggiori tempeste tropicali, il compito di ri schiarc con i loro fiochi ma si curi bagliori le operasioni di voto destinate a trascinarsi per settimane. Con un solo scopo: fugare le tenebre in cui nel passato erano stati consumali ogni sorta di brogli durante gli scrutini. Per la prima volta dunque nel 23 anni di indipendensa il governo di Lagos ha scello coraggiosamente la strada delle • elezioni alla luce del soler,, il che vorrà dire cercare di battere in astuzia i mille trucchi escogitati dalla babele del po liticanti locali per addomesticare le consultasioni popolari Ed ecco allora spuntare le scliede a prova di falsificazio ne, gli inchiostri indelebili per marcare chi ha già votato, le urne non manipolabili, infine le lanterne portatili da distribuire ai 160 mila seggi sparsi nell'immensità del territorio nasionale — dai villaggi lungo il Golfo di Guinea fino agli insediamenti nomadi della savana subsahariana — al fine di renderli autonomi sotto il profilo dei conleggi ed impedire, come accadde invece nel 1979. che tante urne finiscano misteriosamente di notte nei guadi mentre sono trasportale ai ccn tri di raccolta. Folklore a parte, dalla scommessa nigeriana dipenderanno certo molte volontà di riforma di varie nasioni emergenti (ancora oggi oltre, la metà degli Stati aderenti all'Oua, l'Organissasione per l'unità africana, sono retti da regimi militari) le quali guar- dono con un misto di malcelato sospetto, ma anche con qualche punta di ammirazione, al tentativo del presidente Shehu Shagari di resture al potere servendosi unicamente dell'arma elettorale, Almeno sulla carta, il SSenne c.r maestro elementare non dovrebbe ai'crc problemi. Il suo National Party of Nigeria risulta il meglio organizsato dei sei in lissa (uno dei concorrenti, il Nigeria Advance Party, si balte ad esempio ••per incrementare la lotta ai topi e alle mosche tsé-tsé»), grazie all'appoggio delle due etnie musulmane degli Haussa e dei Fulani e all'alleanza strategica stretta con gli Ibo dopo aver messo a segno un colpo a sorpresa, la grazia e il permesso del rimpatrio dall'e¬ silio concessi all'ex leader della secessione del Biafra, Ojukum. A rendergli la vita difficile potrebbe essere soltanto il partito unito degli Yoruba cristiani che si riconoscono nel capo tribù Obafemi Awolowo. Ancora una volta pertanto le lealtà tribali saranno il fattore dominante della maxielesione. Per primo dovrà essere nominato il presidente della Repubblica, poi a intervalli regolari i governatori dei 19 Stati federali, il Senato, la Camera dei rappresentanti, le assemblee locali, il tutto nella speranza che non avvengano disordini (a Kano, importante centro del Nord, i morti negli scontri fra polizia e dimostranti nel 1980 furono oltre quattromila) i quali finirebbero in sostanza per offrire all'esercito la scusa di riprendere il controllo della situazione, eventualità che Sliagari ha già definito «pericolosissima e infausta». Tuttavia resta ìin altro flagello da cui proteggersi, la brutale recessione economica abbattutasi sulla Nigeria dolio la crisi petrolifera dell'ultimo anno. Nel 1980 i proventi dalle estrazioni di greggio assommarono a 26 miliardi di dollari, ora sono precipitati a 10 miliardi Da sempre, si sa, il cammino delle giovani democrazie, ovunque esse si trovino, appare lastricato di difficoltà; è perciò «miracoloso» — scritte giustamente ("Economist — che i nigeriani vadano a votare nella consapevolezza di poter criticare in piena libertà il proprio governo. Piero de Gai zai olii

Persone citate: Biafra, Fulani, Shehu Shagari

Luoghi citati: Africa, Guinea, Lagos, Nigeria