Colpita la mafia dei mercati

Colpita la mafia dei mercati Importante requisitoria del pm Marabotto contro una banda di taglieggiatori Colpita la mafia dei mercati Nel proporre il rinvio a giudizio di 10 persone accusate di aver compiuto estorsioni a titolari di stand di via Giordano Bruno, per la prima volta in Piemonte un magistrato chiede l'applicazione della cosiddetta legge Pio La Torre - Sorprendenti risultati di accertamenti bancari: un imputato possiede decine di case, un altro un cavallo da corsa da 200 milioni Requisitoria del pubblico ministero Giuseppe Marabotto contro la banda del racket che taglieggiava gli standisti dei mercati generali di via Giordano Bruno. Il sostituto procuratore ha chiesto al giudice istruttore il rinvio a giudizio di dieci persone, tutte accusate di estorsione e di associazione per delinquere di tipo mafioso. Contro altri quattro imputati il pm chiede si proceda per falsa testimonianza. L'inchiesta, che passa ora nelle mani del giudice Lanza, è cominciata nell'estate dell'81 ma soltanto un anno e mezzo dopo gli uomini della squadra mobile sono riusciti a raccogliere 11 frutto di pazienti ed estenuanti indagini. E' la prima volta in Piemonte che un magistrato chiede contro una banda l'applicazione della legge n. 646 del 13 settembre '82, meglio conosciuta come legge Pio La Torre, dal nome del deputato siciliano che la presentò al Parlamento e che fu approvata dopo che egli era stato assassinato dalla mafia. La normativa prevede la possibilità di accertamenti bancari e ampio controllo su tutte le attività economiche delle persone indiziate, dei loro familiari e conviventi. I beni possono essere sequestrati e sottoposti a confisca. Tra gli imputati della banda si è cosi scoperto che qualcuno possiede decine di immobili nel Pinerolese, un altro ha un cavallo da corsa che vale 200 milioni. Dice il sostituto procuratore Marabotto: «La legge dà ampi poteri, ina quanto ai risultati non bisogna illudersi. Gli uffici delle mposte non sono molto aggiornati e noi invece avremmo bisogno di verifiche immediate». 1 dieci accusati di estorsione e associazione mafiosa sono Bernardo Chianello, 39 anni, via Castelgomberto 75, sorvegliato speciale; Luca Bonanno, 32 anni, ricercato per violazione alle leggi fallimentari ; Francesco Bronte, 44 anni, macellaio; Giuseppe Scozzare 51 anni, titolare di uno stand ai mercati generali; Giusto Romano, 44 anni; Antonino Federico; Benito Parrlnello; Tommaso Brugnano;' Cosimo Bonaccorsi; Giuseppe Pirrone. Bonanno, Bronte, Scozzaro e Romano che saranno presto processati per bancarotta fraudolenta, nel giro di quattro mesi diedero vita ad una ditta, la «Slcof International», acquistando merce senza pagarla. Chiusero i battenti mettendo il cartello «per ferie, sul portone, dopo avere truffato 463 milioni. I quattro accusati di falsa testimonianza sono Gaetano Pltorresi, Francesco Alaimo, Marino Santi, Dario Passerino. Le indagini della sezione antiracket del dottor Faraoni hanno messo fine ad un clima di terrore e di omertà che durava da anni ai mercati generali. E' dal '77 che gran parte degli standisti subivano le minacce e le estorsioni della banda. Il primo che ha ammesso di aver subito dei ricatti è stato Salvatore Di Prina. All'Inizio aveva detto di aver consegnato un paio di assegni a degli sconosciuti. Poi ci ha ripensati e ha ammesso di essere stato minacciato e contattato da Chianello, uno dei rapitori del nipote dell'ex presidente del Torino Calcio, Orfeo Pianelli. Chianello si era offerto come mediatore per far abbassare la tangente, ottenendo di scendere dai 50 milioni iniziali a 3 milioni. Il trio di chi si presentava a pretendere i soldi era composto da Antonino Federico, Benito Parrinello e Tommaso Brugnano. Nel corso dell'inchiesta il sostituto procuratore è riuscito a scoprire una trentina di estorsioni, tutte commesse tra il '77 e l'agosto dell'81: ma forse è soltanto la punta di un iceberg destinato a restare sommerso.

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