Donne d'America al settimo cielo di Furio Colombo

Donne d'America al settimo cielo E' COMINCIATA PER IL SECONDO SESSO UN'EPOCA STRAORDINARIA? Donne d'America al settimo cielo Mentre l'astronauta Sally Ride continua a sorridere dai giornali, per la seconda volta il Pulitzer per il teatro va a una scrittrice La lista delle donne famose nel mondo della cultura è ricca come non mai - Storia esemplare della texana diventata milionaria giocando in Borsa, con un esiguo capitale iniziale - «Ciascuna di noi ha fatto qualcosa di folle, rotto legami e tradizioni» NEW YORK — «E' l'anno delle donne? Non ditelo a nessuno. Dopo tutti questi secoli sarebbe una celebrazione umiliante», cosi dice Belìi Henley, la prima donna del post femminismo die ha vinto un Premio Pulitzer per il teatro (1981). La Henley è una ragazza delicata, tutta sorrisi e golfini, fatta apposta per disorientare il cronista in cerca di luoghi comuni. Intitola il suo dramma Crimea of the hearth, come se fosse una commedia rosa, sorride come se avesse intenzione di arrendersi e sembra che la sua preoccupazione più importante sia la biancheria nella lavatrice e i bambini da andare a prendere a scuola. Il suo sorriso mite precede le battute di un dialogo terso e terribile come quello del suo teatro. In Crlmes of the hearth una donna, dopo avere discusso con il marito del più e del meno, prende dal grembiule una pistola e lo uccide. «Oggi ho avuto una giornata infernale», spiega rasserenata alla fine. Ma io, dice la commediografa, sono la retroguardia. Prima vengono generazioni di donne che devono avere avuto, per pure ragioni statistiche, almeno lo slesso talento del genio maschile consacrato alla storia. Adesso si piange su un aborto e posso capire, se non l'argomento religioso, almeno le ragioni umane di questo pianto. Ma la storia delle donne sono secoli di aborti. Aborti d'intelligenza, di creatività, di talento, d'avventura». Se a Beth Henley non piace celebrare l'anno delle donne, Sally ride nello spazio, tutti i giornali, le televisioni, i commentatori e i grandi mensili della vita culturale stanno chiedendosi se non sia cominciata un'epoca straordinaria per le donne in America. Sarà slata una sorpresa il Pulitzer a una donna di teatro nel 1981. Ma nel 1983 è accaduto di nuovo, l'ha vinto Marsha Norman , con il.. durissimo dramma Night molhcr (una ragazza spiega alla madre all'inizio della prima scena ette intende uccidersi, e alla fine lo fa). Marsha Norman è un'autrice che aveva ottenuto attenzione, stima e anche meraviglia un paio d'anni fa con Getting out, storia del primo giorno di una detenuta liberata. «Io, dice Marsha Norman, non ho studiato da autrice di teatro, non ho studiato da scrittrice. Pur avendo fallo la mia brava scuola media e il mio bravo college non ho stu dialo da niente. Tranne qualche medico e qualche avvocato, le donne non studia- no mai per un futuro preciso. Noi stiamo sul bordo della strada, come Marilyn Monroc in Bus stop, e aspettiamo che qualcuno con le spalle robuste, qualcuno che conosce davvero la vita, venga a prenderci per mano». Le palline La Norman fa notare che, se si deve parlare di Sally Ride, neanche lei ha studiato da astronauta. Il primo diploma della Ride è stato in letteratura, con l'idea di insegnare. «Come tutte le donne In vena di-"crearsi un'indipendenza», diqe la Norman con un po' di sarcasmo. Solo dopo ha fatto la scienziata e l'ingegnere. Spiegazione? Poiché ha il genio del teatro, Marsha Norman offre la scena seguente: «Andate al Museo della Scienza, a Chicago. A circa a meta del percorso ci sono palline che cadono dal soffitto in vari punti, secondo la pura combinazione. 1 ragazzi delle scuole vengono portati li perché imparino che se adesso cadono poche palline nel punto A e tante nel punto B, prima o poi si ristabilirà un equilibrio e, alla fine di un certo periodo, ogni punto del pavimento sarà stato colpito da un numero pressoché uguale di palline. Conclusione: adesso sembra che si ci siano donne dovunque solo perché prima non ce n'erano affatto. E non sappiamo ancora con sicurezza se si sta realizzando la legge statistica o se è solo un abbaglio». Sono in tanti a far notare che donne di talento in teatro ce ne sono sempre state, da Lillian Helmann (Piccole volpi; a Carson Me Cullers (The ball ad of the sad cale). «Ma non erano tante. E non erano un movimento., risponde il critico. del-New York Times Mei Gussoiv, che al nuovo fenomeno delle donne autrici sta dedicando molta attenzione. La lista dei nomi è ricca come non lo era mal stata: Kathleen Tolan, Ntozake Shange, Mary Gallagher, Tina Home, Lavonne Mueller, Jane Martin. Ma quel che sorprende di più è la quantità dei successi. Quasi tutte queste autrici sono stale rappresentate a New York (Broadway, Off Broadway) e tutte sono di casa nei maggiori teatri d'America. Il fenomeno si sta ripetendo nel cinema al punto che a partire dal marzo scorso (American Film Institule Ita deciso di organizzare ogni anno un festival del cinema femminile. Il fatto interessante, fa notare il critico Richard Harrington, è che non si tratta di cinema femminista e neppure di cinema organizzato dalle donne. Il Film lnstitute si Zimito a offrire uno spazio per un fenomeno che esiste comunque: un gran numero di film pensati e realizzati da donne. «Alla domanda: che cosa cambia se il protagonista è una donna? Nessuno saprebbe rispondere, ha detto il famoso agente letterario Irving Lazar. E' una discriminazione pensare che le donne sono migliori, come lo era pensare che sono più sprovvedute. C'è chi ama e chi detesta Margaret Thatcher. L'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Klrk Patrick, è più intransigente di Kissinger, e non solo di Corctta King o di Jane Fonda». Ma Deborah Boldt, forse la più nota delle nuove autrici di cinema (il suo Mlles to go è un mini-best seller nei festival del cinema), dice vigorosamente che non è vero. «Si fa una grande confusione fra qualità morale e talento. Nessuno dice che le donne sono più buone e spero proprio che non sia vero. Nessuno ha più il coraggio di andare in giro a dire che le donne sono più sensibili. Tutto quello che è giusto reclamare è che sono diverse, che questa diversità possono esprimerla soltanto loro, con la loro creatività e il loro lavoro. Né più né meno dei Paesi emergenti che non vogliono i prodotti già fatti, vogliono solo l'occasione di fabbricarli». Nuovo cinema «Dal punto di vista di una donna» è l'etichetta che la maggior parte dei film presentati al Festival femminile del cinema hanno usato come sottotitolo. Lo scetticismo dei 'critici è stato abbastanza unanime nei film cìie hanno affrontato temi come la esplorazione della natura (.SI può davvero pensare che ci sia un diverso rapporto della donna con la natura?» si domanda Richard Harrington) o dell'ambiente urbano. Invece l'attenzione del pubblico sembra essersi diretta senza esitazione verso film che vanno al centro di esperienze unicamente femminili. Daughter's rite (.11 rito della bambina., di Michette Citron) è stato consideralo il frammento più rivelatore e più sorprendente del nuovo cinema. «Tutto è rivisto al femminile, dice l'autrice. E questo non significa invitare le donne a vivere in un ghetto, significa spostare un riflettore o due sulle classiche scene della vita, che tutti slamo abituati a vedere da un solo punto di vista». «Mai dimenticare il puro e semplice fatto che la partecipazione delle donne fa differenza, dice l'autrice e produttrice Midge Mackenzie. Io per esemplo non so se ho fatto o farò grandi film. Incontro gli stessi ostacoli, anche creativi, di qualunque autore. Vorrei solo che il mio epitaffio fosse: "Ha scritto parti davvero importanti per altre donne"». Un occhio all'aspetto pratico, smuovere gli ostacoli con i fatti piuttosto che con le parole, sembra evidente su tutto Il fron te della nuova mobilità femminile. Questo, insieme con l'esplorazione di territori che prima erano estranei e inaccessibili (il rapporto madre-figlia, il mestiere di essere figlia nei rapporti col padre, la preparazione e l'immagine della vita da parte di una donna in attesa), sembra essere la strada scelta da questo movimento di nuovi lalenti femminili. Ricca vedova E' naturale che le cose accadano insieme», dice la neo milionaria Julia Walsh, una texana restata vedova a trenlaquatlro anni con due bambini piccoli e un libretto di risparmio di ventimila dollari. In pochi anni, giocando esclusivamente sugli investimenti in borsa e sul «capitale di ventura» la signora Walsh diventata una delle donne più ricche d'America. La Walsh era impiegata presso un agente di cambio, quando è restata vedova. «Impiegata vuol dire esattamente ciò che ci si aspetta da una donna. Sapevo tutto del loro lavoro, ma dovevo limitarmi a sorridere. Non credo che mio marito mi avrebbe mai permesso di giocare i nostri risparmi. Non ricordo che si sia mai parlato della mia esperienza. Ma quando sono restata sola ho giocato tutto e ho vinto». Inutile discutere con la signora Walsh di rischio e di fortuna. «Non ho fatto le scuole giuste, non appartengo al club giusti, non avevo amici o compagni di scuola cui potessi rivolgermi per un buon contatto al momento utile». Julia Walsh, che ha il tratto delicato e un po' timido che ci si aspetta da una signora bene educata di mezza età, ha anche spirito e una base di buone letture. «Diciamo, propone, che io sono in tutto e per tutto il personaggio ideale di una di questi nuovi drammi di donne che stanno vincendo premi a teatro. Ho rischiato quando non avrei dovuto rischiare, ho giocato un ruolo che non avrei dovuto giocare e sono arrivata dove non avrei dovuto arrivare. Io non volevo stare in cucina, neppure quando ero piccola. Ma ero troppo furba per raccontare questi miei progetti da pazza». Le risponde Marsha Norman, spiegando i suoi temi e quelli delle altre nuove autrici: «Da lontano si dice di ciascuna di noi che abbiamo fatto qualcosa di "eccezionale". La verità è che ciascuna di noi ha fatto qualcosa di folle, ha spezzato legami, ha tentato rischi, ha compiuto gesti giudicati individualmente assurdi. Sono cose che si vedono nella nostra vita oppure nei nostri testi (per quelle di noi che scrivono). Pensateci bene: quasi tutte le protagoniste create dalle donne scrittrici sono matte o malate. Non ci vuole Freud per dire che è una rivelazione». A suo modo Marsha Norman è lei stessa un simbolo del legame tra il suo teatro e Sally Ride, tra le nuove scrittrici e le nuove .capitaliste., tra questa .avanguardia* e tante altre donne. Divide il tempo fra il suo computer (scrive solamente sul terminale) e il tradizionale lavoro a maglia. Mentre assiste alle prove del suo nuovo lavoro, dopo avere distribuito le parti scritte con la battitura elettronica, lascia che il regista cominci Ja lettura con gli attori, tira fuori lana e uncinetto e commenta: «Devo assolutamente allungare questo pullover». Furio Colombo vc Washint-ion. L'ultima folo di Sally Ride mentre prcscnla una camicetta con lo slogan: «11 posi" nella donna è ora nello spazio»

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