Montecarlo, la biennale del miliardo di Angelo Dragone

Montecarlo, la biennale del miliardo Montecarlo, la biennale del miliardo Alla quinta rassegna dell'antiquariato, dipinti, gioielli e mobili a quotazioni vertiginose DAL NOSTRO INVIATO MONTECARLO — 11 miliardo, raggiunto e superato fin dagli Anni Sessanta da qualche dipinto antico di eccezionale qualità ed importanza, è ormai diventato l'unità di misura quasi corrente per quel mercato artistico che ha fatto di Montecarlo, crocevia privilegiato della più ricca società internazionale, una delle sue capitali. Ne dà conferma la V Diennale internazionale degli Antiquari, gioiellieri e Gallerie d'arte che, presidente di turno il parigino Jacques Perrin, nelle sale dello Sporting d'Hivers affascina il visitatore con la spettacolare parata d'un complesso estremamente vario e di alto livello, con opere e oggetti d'arte di ogni epoca e scuola, spaziando da uno splendido Torso Khmer del XII Secolo (SO milioni) agli Impressionisti francesi e ai maggiori artisti contemporanei. Un miliardo esatto è il prezzo d'un delizioso Ritratto di giovane ragazza con rose dipinto da Renoir nel 1897 (esposto da Daniel Malingue Parigi), mentre per il piccolo Nudo coricato di schiena, del 1914, bastano 600 milioni. Tina classica coppia di figure con testa d'uccello di Chagall, immerse in una luminosa atmosfera turchina, s'attesta invece sui 430 milioni, e si scende a 5 milioni e mezzo per un suo acquerello assai fine. Nel grande stand, dove ai quadri moderni di Malingue si accompagnano molti altri dipinti, mobili e oggetti di arredamento di Perrin e di Michel Segoura, non son pochi i pezzi di prestigio: da uno straordinario Ritratto dell'elettore Giovanni di Lucas Cranach ad una Testo di donna di Picasso, ma s'apprezzano poi il senso di sacralità che permea ogni opera, anche profana, di Rouault, come l'essenzialità d'un non grande Ritratto della signora Cézanne con liseuse bianca, cui la quasi dimessa semplicità dell'Immagine, tenuto conto della rarità sul mercato di opere del Maestro d'Aix, non impedisce di fornire uno dei prezzi più elevati della mostra, raggiungendo, tre miliardi di lire. C'è da scommettere, tuttavia, che 11 valore stesso delle pietre e dei metalli preziosi contribuisce a far salire anche più su i prezzi di certi gioielli e oreficerie presentati da Pietro del Vaglio, Bouvin e Boucheron di Parigi, dal ginevrino Hatton e da Nabli Tcbbah di Monaco (che impersona la quarta generazione d'una famiglia legata ad una tradizione di gusto raffinato, ma non allena dalla ricerca del nuovo), sino a gareggiare con l'inventiva poetica degli arti sti. Concordano gli espositori nel lamentare l'estrema rare fazione di opere importanti sul mercato. Robert Finck, di Bruxelles, non ha esitato cosi a far la corte per più di un anno al Censimento di Betlemme di Peter Brueghel il giovane, da oltre un secolo e mezzo conservato dalla stessa fami glia, dopo aver appartenuto in origine ad un amatore d'arte, Jean de C. il vecchio, morto nel 1746 dopo essere stato capitano di vascello al servizio della Compagnia delle Indie Orientali Pochi oggetti girano di soli to il mondo più delle opere d'arte. E Mario Bellini può vantarsi dì averne riportali parecchi in patria acquistandoli, come la Maddalena del fiorentino Pietro Gcrini (morto nel 1415), sul mercati stranieri, al pari di molte Madonne con Dambino, o di altri dipinti che ha poi esposto a testimonianza di interi secoli d'arte, non senza distinguervi le diverse scuole pittoriche che, soprattutto in Italia, hanno costituito una fonte inesauribile di forme e modi espressivi. L'«Athenaeum» (Montecarlo), per esempio, rende omaggio a Bergamo e ai suoi «pittori della realtà» con i ritratti seicenteschi di una coppia di nobili, dipinti dal Ccrcsa, che fanno da pendant ai lati di un gustoso Parroco campagnolo di Fra Galgano. Vengono viceversa da Verona le due librerie del 1740, in legno e radica di ulivo, che costano 65 milioni l'una, mentre per 30 milioni sono già stali venduti due piccoli mappamondi da tavolo, datati 1630. Indulge invece non più che ad una moda «Bcrko» (Parlgi-Bruxellcs) che, nel proporre l'Oriente come genere pittorico, gli accosta alcune scene d'Interni non più che ammanierate. La rassegna scade a questo punto nettamente, ma non 1 prezzi, se d'una piccola Addomeslicalrice dcll'albese Luigi Crosio (1835-1915) si chiedono «soltanto» 85.000 franchi (circa 17 milioni di lire). Ben altra la qualità degli oggetti esposti da Ariane Fave (Parigi), ove si vede lo splendido cofano laccato a fondo rosso e oro, con paesaggio marino dall'onda in rilievo (38 milioni), o la superba coppia di paraventi a fogli d'oro con dipinti due piccoli carri ricolmi di fiori, firmati e databili tra fine '700 e gli inizi dcll'800, epoca Edo. Non si può non ricordare ancora la Tigre giapponese (32 milioni): seicentesco capolavoro di ebanisteria, costruita cava all'interno, come una nave, sfruttando le diverse venature dei legni per fingere nell'assemblaggio ogni particolare della forma dei muscoli, come della pelle dell'animale. La stessa attenzione nella scelta dell'oggetto rivela Adriano Ribolzi (Montecarlo-Lugano) che, accanto al bel bureau Luigi XIV (maniera di Boulle con figurazioni e fregi nel gusto di Berain), in tulio simile ad un pezzo del Museo «Victoria and Albert» di Londra, e a due splendide Dattaglie del Borgognone, ha un'Intera parete di 30 melri quadrati rivestita da un raro cuoio bolognese (Inizio de) '600). fatto di pelli trattate al bulino, argentate, dorate ed infine laccate: un lavoro straordinario, che dovrebbe valere sui 32-35 milioni. La parigina «Recency» non manca di proporre oggetti legati a noti personaggi storici: il paio di coppe in marmo verde-mare, montate su quattro aquile in bronzo dorato son quelle offerte a Nelson per la vittoria ottenuta ad Abukir sulla flotta napoleonica. Mai come quest'anno, tuttavia, la Biennale di Montecarlo ha dato l'impressione d'esser ringiovanita. Merito di chi non ha esitato ad accogliervi anche l'arte del primo quarto del '900 c la scultura contemporanea, da un Ecce Puer di Medardo Rosso tradotto in bronzo, alla fantasticata Gallina marsigliese di Cesar, fatta di spezzoni di raspe e lime da falegname e di calcili umani, oltre a mobili e ceramiche degli ultimi cin- quant'anni. Pochi metri separano cosi un raro pendolo da parete con l'effigie di Luigi XV sul quadrante, databile verso il 1749 e destinato ad una residenza regale, quasi sfoggiato da J. Perrin, o la magnifica commode di M. Mayer. attribuita a Crcsscnt, in cui i legni pregiati e i bronzi dorati celebrano i fasti degli antichi artigiani di Francia, dalla severa linea d'una sedia in tubolare metallico non cromato, dell'inizio degli Anni Venti, uscita dalle prime esperienze proto-razionallstiche che s'andavano svolgendo nel Bauhaus. La espongono Paola e Rosella Colombari, accanto ad alcuni mobili di Carlo Mollino che costituiscono una delle maggiori attrazioni della rassegna, insieme all'art déco di J. J. Dutko (Parigi) presente con sculture della classe del Leone in granito nero dello spagnolo M. Hernandez e, tra l'altro, con la sofisticata figura di donna dipinta da J. Dunand nello sfavillio dei suoi ori e la polvere d'argento che s'incrosta in un'onda spumeggiante. Di 11 in avanti sono r«Artici! rial» di Parigi, con pezzi di scultura tradotti in edizioni limitale, come originali dì Zadkine, Chadwlck e Man Ray ma soprattutto .Le Point. (Montecarlo) e «Toninelli» (Roma) a documentare con i contemporanei, tra Burri, Bacon e Marino Marini, le tensioni e le drammatiche con traddizioni del nostro tempo, appena anticipate dall'oste nuata dolcezza delle figure-totem dì Modigliani e dalle arcane suggestioni del miglior De Chirico. Angelo Dragone Tigre scolpila in legno (arie giapponese inizi XVII secolo)