La casa tira? No, è «imboscata »

La casa tira? No, è «imboscata » SALGONO I COSTI, CADONO GLI INVESTIMENTI; VIAGGIO NEL «PIANETA EDILIZIA» IN CRISI La casa tira? No, è «imboscata » Secondo la Confedilizia, nelle grandi città, sono 600 mila gli alloggi «sfitti» • Il mercato langue, anche i grandi gruppi immobiliari rivedono i loro piani MILANO — In una zona semicentrale di Milano sta per sorgere un nuovo complesso residenziale, le cui autorizzazioni sono state concesse proprio in questi giorni: molto verde, rifiniture extra lusso, bagni che sembrano mini piscine, servizi di sicurezza tra i più affidabili per 50 appartamenti con superficie oscillante tra 1 250 e 1 300 metri quadrati. Costo di ogni abitazione: un miliardo, lira più lira meno. Sono dunque abitazioni destinate a redditi altissimi, ma il fatto dimostra che vi è ancora un mercato per questo tipo di case. I costi di realizzazione delle abitazioni sono comunque saliti anche per case più modeste. 'Oggi costruire comporta investimenti notevoli, oltre che rischi — commenta Franco Paci della società Immobiliare romana Piperno—il metro quadrato di un'abitazione di standard medio in zona periferica non costa meno di 550 - 600.000 lire soltanto per la parte industriale, poi ci sono almeno 200.000 lire per il prezzo del terreno, altre 100.000 lire se ne vanno per gli oneri di urbanizzazione; aggiungiamoci gli interessi per i capitali anticipati dalle banche e futi le dell'operatore. Si è superato abbondantemente il milione. Non sono prezzi accessibili a tutti». Fatti 100 i costi dell'attività edile nel 1975. a febbraio di quest'anno troviamo l'Indice a quota 321, con un aumento del 15 per cento rispetto all'anno precedente. Alla base del boom dei prezzi delle case ci sta dunque anche il rincaro dei costi generali. L'impennata dei costi ha provocato come prima conseguenza la contrazione dell'attività edilizia: da due anni si costruiscono sempre meno case, e anche per 111083 non si prevede una ripresa. L'Ance, l'associazione Nazionale dei costruttori edili, stima in poco più di 300.000 le abitazioni realizzate nel 1982, In netto ribasso rispetto alle 330/350.000 del 1981. Secondo il Cresme nel 1983 il numero delle abitazioni consegnate agli inquilini dovrebbe risultare inferiore del 3 per cento rispetto al 1982, mentre per l'anno prossimo si prevede un'ulteriore contrazione dell'8 per cento. Nelle grandi città, poi. dove la richiesta di case è particolarmente avvertita, il fenomeno della'scarsa disponibilità di nuovi alloggi è aggravato dalla sparizione del vecchi: secondo stime della Conf edilizia, l'associazione dei proprietari immobiliari, sono circa 600.000 gli appartamenti «im- boscati* cioè le case sfitte che i proprietari non ritengono opportuno affittare In attesa di tempi migliori, se non altro con la speranza di una modifica della legge sull'equo ca- none. E questi .imboscamenti» sono concentrati per lo più nelle grandi città; Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli e Palermo. Qui a fronte di una domanda annua di circa 20.000 abitazioni i-Basta una richiesta di 2000 appartamenti a Torino per far salire la febbre al mercato» commenta Giovanni Gabettl) negli ultimi anni l'Industria ha consegnato meno di 3500 nuovi alloggi l'anno. Di fronte a questa situazione di stasi, l'intervento pubblico ha fatto ben poco: secondo l'Ance, nel 1982 gli operatori privati hanno offerto 11 95 per cento di quanto realizzato in Italia in fatto di nuove abitazioni; la presenza dello Stato, che era pari al 9 per cento sino a cinque anni fa, oggi si è ulteriormente ridotta, anche perché gli Interventi vengono coordinati dalle autorità locali, cioè dai Comuni, che tranne qualche eccezione hanno sempre mostrato inefficienze, ritardi, poca esperienza nello spendere La crisi del settore edilizio non poteva non avere grosse ripercussioni anche sui gruppi Immobiliari che gravitano intorno alla Borsa e che in passato hanno basato le loro fortune grazie alla costruzione di alloggi. La loro propensione ad investire è stata sempre giudicata dalle aziende del settore un'indicazione di base che andava seguita senza discutere. Oggi però i segnali che arrivano dai grandi gruppi sono quasi tutti negativi. Prendiamo, ad esempio, le società che fanno capo a Silvio Berlusconi. L'ultima realizzazione del gruppo, «Milano 3», ha subito un rallentamento: dei 3300 appartamenti previsti ne sono stati costruiti 1023, 820 del quali venduti. «Su un valore complessivo dell'investimento di mille miliardi — dicono gli esperti di Silvio Berlusconi — abbiamo realizzato il 50 per cento». Esperti del mercato confermano che oggi in Milano si possono ottenere appartamenti a prezzi inferiori al 1400/1.500.000 il metro quadro praticati a Milano 3, che dista una quindicina di chilometri dal centro della città, anche se le caratteristiche dell'insediamento di Berlusconi non Bono confrontabili con quelle di un appartamento di città. Non è ugualmente partita la realizzazione di Olbia 2; le società di Berlusconi hanno acquistato per 20 miliardi 1 terreni nella località Costa Turchese, a sud di Olbia, ma passeranno tre - quattro anni prima che 11 progetto possa realizzarsi. Anche perché la Sardegna è afflitta, in questo momento, da un'eccedenza di abitazioni turistiche che trovano difficile collocamento. Non crea problemi Invece il centro commerciale del Girasole, che prevede investimenti per 130 miliardi. A riprova del minore impatto dell'immobile sulle attività di Berlusconi sta il fatto che nel 1982 le sue società dell'edilizia hanno incassato 1135 per cento del fatturato del gruppo, orientato sempre più verso il settore televisivo. Gianfranco Modolo (2 segue) (Il precedente articolo è stato pubblicato domenica 24 luglio). ataag ss <.. Milano. Sono lontani i tempi in cui i palazzi crescevano alle periferìe

Persone citate: Berlusconi, Costa Turchese, Franco Paci, Gianfranco Modolo, Giovanni Gabettl, Piperno, Silvio Berlusconi