Un blitz dal cielo in Calabria sui santuari della 'ndrangheta di Franco Giliberto
Un blitz dal cielo in Calabria sui santuari della 'ndrangheta Come in una scena di «Apocalypse now» impiegati i paracadutisti Un blitz dal cielo in Calabria sui santuari della 'ndrangheta I carabinieri hanno inaugurato un inedito programma operativo: «Dobbiamo uscire dai vecchi schemi» - Quindici arresti: 434 casolari controllati, ricostruita la mappa dei sentieri inaccessibili NOSTRO SERVIZIO REGGIO CALABRIA — «Se i mafiosi imitano i guerriglieri palestinesi, imbottendo di tritolo un'auto e facendola saltare per aria, com'è avvenuto a Palermo, non è pensabile che le forze dell'ordine rimangano legate ai vecchi schemi ài prevenzione e repressione. Per fòrza,di cose, anche noi dobbiamo adeguarci, adoperare strumenti e tattiche inconsueti, all'insegna del dinamismo e della sorpresa. Non mi faccia dire di più». Chi parla è un alto ufficiale del carabinieri. Sono trascorse poche ore dalla conclusione di un eccezionale rastrellamento sulle pendici dell'Aspromonte, dove per la prima volta si sono visti all'opera i paracadutisti; ovvero per la prima volta i «santuari» della 'ndrangheta calabrese sono stati visitati da carabinieri piovuti dal cielo, con sbarchi improvvisi da una squadriglia di elicotteri. Se non fosse stato per il diverso paesaggio — l'Aspromonte non ricorda le risaie a o i a i a . e del Vietnam — poteva sembrare una scena tratta dal film «Apomìypsc now». La legione dei carabinieri di Catanzaro, comandata dal colonnello Buono che ha diretto l'operazione anti-santuario, è avara nel fornire i particolari. C'è un'ovvia riservatezza da rispettare, perché il recentissimo rastrellamento non è destinato a rimanere un'azione estemporanea, ma ha inaugurato un programma operativo che si svilupperà nei prossimi mesi, e del quale non è lecito anticipare le fasi. « Un fatto è certo — dicono i carabinieri — dovrebbero cominciare a vacillare la sicurezza, la tranquillità, la sicumera di molli criminali che in certi territori impervi hanno nascondigli, basi per la prigionia dei sequestrati, rifugi per l'ospitalità ai latitanti, itinerari per eludere gli accerchiamenti». Il rastrellamento coordinato dal colonnello Buono è cominciato all'alba del 30 luglio, si è concluso ieri mattina alle 8. Vi hanno partecipato trecento carabinieri appiedati e un contingente di circa duecento carabinieri paracadutisti del battaglione «Tuscania» di stanza a Livorno (parecchi paracadutisti avevano già' fatto parte del corpo di spedizione di pace nel Libano). Una dozzina di elicotteri ha rapidamente portato sul «fronte operativo» i paracadutisti, che sono sbarcati in varie zone a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, a 1000-1500 metri d'altitudine. In un ambiente naturale accidentato, tra conifere, f aggeli e un intricato sottobosco in cui svanisce un reticolo di impercettibili sentieri, le pattuglie per cinquantadue ore hanno battuto i territori di Cavo, Acquaro, Mongiana, Fabrizia, nei boschi dello Zomaro, dell'Aspromonte e delle Serre; ambiente che tutti sanno favorevole al latitanti della 'ndrangheta. E' stata costituita una specie di mappa degli itinerari possibili di accesso a questa zona, mentre altre pattuglie di carabinieri dal fondo valle risaliva¬ ncdspdinmsctmdiarcaustscdMdtsdzsbfigpfdaMas no — con una quarantina di cani lupo — verso 1 colleglli del battaglione «Tuscania», secondo una progressione'che per chilometri avrebbe impedito a chiunque di sfuggire — in discesa — al rastrellamento. Sono stati perquisiti 434 casolari, arrestate 15 persone (1 carabinieri non dicono se si tratti di «pesci grossi» o di manovali della 'ndrangheta), denunciati a piede Ubero 26 individui, sequestrate varie armi, cartucce ed esplosivo, ricuperata refurtiva del valo- re di qualche milione di lire. Tenendo conto delle operazioni di controllo eseguite anche a fondo valle e nel piccoli. borghi, durante il rald durato cinquantadue ore sono state coplesslvamente verificale le . identità e la «posizione» di 4161 persone, fermati 1115 veicoli, elevate 399 contravvenzioni. Il rastrellamento sarebbe stato probabilmente ancor più proficuo se un vasto incendio scoppiato a una cinquantina di chilometri dal luogo in cui si svolgeva l'operazione anti-santuarlo non avesse «distratto» gran parte dei cinquecento carabinieri, inducendo il colonnello Buono a dirottare vari contingenti nelle zone invase dalle fiamme, per dare una mano alla popolazione in pericolo. «Tuttavia ci consideriamo abbastanza soddisfatti — dicono i carabinieri — soprattutto per aver inaugurato questa nuova fase, nel nido della malavita calabrese che d'ora in poi non dovrà essere più inaccessibile». Franco Giliberto
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