Boccioni, la furia e l'Universo di Francesco Vincitorio

Boccioni, la furia e l'Universo ' A REGGIO CALABRIA 130 OPERE DEL SUO PERIODO PREFUTURISTA Boccioni, la furia e l'Universo REGGIO CALABRIA — Limitata alle opere del primo periodo, la mostra di Umberto Boccioni, che è stata voluta dalla facoltà di Architettura, sicuramente costituirà un punto fermo negli studi sull'artista. Ospitata al Museo Nazionale fino al 30 settembre, in pratica è una sorta di completamento dell'antologica milanese con la quale, alla fine dello scorso anno, si è voluto celebrare il centenario della sua nascita. Tale mostra, come sottolineava il titolo, era dedicata a «Boccioni a Milano»: vale a dire, al suo periodo più maturo e glorioso, legato soprattutto all'esperienza del Futurismo. L'iniziativa di Reggio Calabria — tra l'altro, sia pure casualmente, città natale dell'artista — riguarda invece soltanto il Boccioni prefuturista. Una produzione pittorica e disegnatlva rimasta finora un po' in ombra e che, secondo Maurizio Calvesi, curatore della mostra, insieme con Ester Coen e Antonella Greco, «se non ha l'importanza storica di quella futurista... non le è certo inferiore per qualità e interesse: L'esposizione comprende oltre trenta dipinti e un centinaio tra incisioni e disegni. Cronologicamente si apre con questi ultimi, in particolare con una serie di fogli di taccuino, scovati ultimamente, in prevalenza del suo inizio, che, come è noto, avvenne a Roma. Vi era giunto, diciassettenne, nell'autunno del 1899, proveniente da Catania e la lasciò nel marzo del 1906, per andare a Parigi; Circa sei anni, durante i quali sbocciò e si rafforzò la sua vocazione pittorica. Fin da principio. In compagnia del quasi coetaneo Beverini, voracemente attento a ciò che avveniva intorno. Pronto a disegnare e a studiare tutto quello che gli capitava sott'occhio. Statue, persone, animali e paesaggi, dapprima con segno incerto, poi, via via sempre più sicuro e prensile. Per vivere, fece anche cartelloni pubblicitari, specie scene automobilistiche. In seguito se ne lamentò per il tempo sottratto allo studio e per le contaminazioni subite da quel 'Commercio infame: Parole che testimoniano uno stato depressivo —Insieme con momenti di esaltazione, tutt'altro che infrequenti in Boccioni — che, in questo caso, gli impediva di comprendere come, pure quell'attività, in fondo, era stata per lui formativa. , A parte la necessità tecnica di un segno energico e sintetico, in nuce, la conferma di alcuni elementi-base i della sua poetica futura. Cioè l'inte- resse per il mondo moderno, la simpatia verso i caratteri stilistici delle «secessioni» mitteleuropee e, soprattutto, 1 frutti dei contatti con l'ambiente artistico romano, incentrato su Balla, Cammellotti, Prini e altri. Un clima, in quei primi anni del secolo, assai vivace e in cui, come in un crogiuolo, si mescolavano, confusamente, molteplici idee filosofiche, estetiche e politiche. Una koiné che, come appunto questa esposizione vuole dimostrare, segnò in modo indelebile il giovane Boccioni. All'inizio, come si sa, l'influenza di Balla, specialmente con i suoi geniali sviluppi del luminismo posU impressionista. Un esempio che per Boccioni fu fondamentale, anche se gli suscitò—era la sua natura —sempre sentimenti contraddittori. Di riconoscenza per ciò che Balla gli aveva insegnato in fatto di rinnovamento ottico-percettivo. D'insoddisfazione per l'insufficiente spiritualità o, meglio, assenza di ricerca dell'assoluto che rilevava nei dipinti del più anziano collega e che, invece, era il suo rovello. Un'esigenza in lui particolarmente prepotente e di cui, con 11 passare degli anni, diventava sempre più consapevole. Un bisogno profondo che, ben presto, lo spingerà a tentare di fondere le nuove percezioni coloristiche-spaziall con tale ideale, appunto, dell'assoluto. Espresso da una possente struttura dlsegnativa e plastica, percepibile fin dai primissimi fogli. Un tentativo di sintesi perseguito con eccezionale tenacia, pur tra molte difficoltà. Fra l'altro, nel suo non lungo soggiorno parigino, gli consentirà di capire subito la lezione di Cézanne. Un modello mai del tutto dimenticato, tanto è vero che riemergerà con forza, nell'ultima fase del suo lavoro, dopo la crisi del Futurismo. Cai vosi, nella prefazione del catalogo edito dalla Electa, giustamente insiste parecchio su questo punto. Rilevando come, sia pure in modi confusi, questa sua esigenza trovasse fertile alimento nell'ambiente romano del suo esordio. In sostanza, una base che gli sarà utilissima per le successive ricerche. Le quali, trasferitosi a Milano, oltre a Balla, ebbero, come punti principali di riferimento, la religiosità di Segantini e il divisionismo, avvolgente e mistlcheggiante, di Prevlati. Incontri, come è già stato notato, decisivi per il suo sviluppo. Anche se non va dimenticato che l'iter boccionlano continuò a essere assai complesso, niente affatto unitario. Gli artisti che, in varia misura, lo hanno influenzato e arricchito sono molti, di diverse aree geografiche e artistiche, spesso contrastanti tra loro. In questa mostra, di ciò vi sono prove lampanti. Specie in alcune opere della collezione Chiattone, prestate dal Museo di Lugano, dove sono state esposte in maggio. Particolarmente indicative le tele del 1908/1909, In cui la materia pittorica diventa vieppiù fermentante e dove la furia del pittore sembra voler sconvolgere l'immagine raffigurata. Quasi una sorta di espressionismo per cercare di visualizzare un'energia, un vortice segreto che egli sentiva come matrice, come centro motore dell'Universo. Com-, piutl risultati in questa direzione, mirabilmente, verranno raggiunti soltanto nella successiva, breve, folgorante stagione futurista. Ma già in questi dipinti c'è molto più di un preannuncio. Di fronte alla loro carica potenziale, a quel panico, immanente vorticare dell'immagine, l'osservatore avverte, mentalmente, fisicamente, come il tendersi di un arco. Un arco che, come egli stesso disse, mirava 'all'idea eterna:., a titanicamente «escogitare una sintesi ideale della vita moderna: Culmine di un intenso, tormentoso, arduo cammino, che queste opere prefuturiste, esposte a Reggio Calabria, fanno toccare con mano, passo dopo passo. Da qui la loro importanza, per capire meglio il più grande artista italiano dei primi anni del '900. Francesco Vincitorio Umberto Boccioni: «Ritrailo dell'avvocalo C M.» (1907, particolare)

Luoghi citati: Catania, Lugano, Milano, Parigi, Reggio Calabria, Roma