Quando piove a Chiavari si scopre la preistoria

Quando piove a Chiavari Jfif^ si scopre la preistoria Quando piove a Chiavari Jfif^ si scopre la preistoria vrintendenza locale per 1 Beni Archeologici e dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Genova, propone reperti fittili di epoca ellenistica e romanica, frammenti di ceramiche medievali e rinascimentali, tutti rinvenuti nella zona e altrove da un personaggio intelligente e soprattutto curioso della sua terra, Rodolfo Allolsio, che Insegnava negli Anni Trenta nelle scuole di Lavagna. L'insegnante Allolsio andava a frugare dove nessuno prima aveva pensato di frugare, e cosi si era messo in casa una serie di oggetti straordinari: ceramiche neolitiche, calici che si fanno risalire al sesto secolo avanti Cristo, argille del quinto secolo avanti Cristo, anfore, coppe funerarie, e splendide testine femminili in terracotta, di epoca ellenistica, oltre a brocche romane In ceramica, unguentari in osso decorato, orci c brocche. Questi reperti, l'Insegnante Allolsio non li nascondeva in casa: il suo piacere era di mostrarli agli altri, e soprattutto ai ragazzi della sua scuola: erano oggetti di uso didattico, di uso pratico. Nel catalogo curato dalla citta di Lavagna, si può, fra l'altro, leggere: «I suoi allievi ricordano anco¬ ra come il maestro Illustrava loro il cammino dell'uomo con 1 materiali archeologici di cui disponeva». Sono ottantotto pezzi, un museo modesto, dicono con troppa modestia 1 curatori lavagnesl. Ma vale senza dubbio un pellegrinaggio. Fra l'altro, le pareti sovrastanti le teche in cui sono racchiusi 1 reperti hanno per ornamento alcune lance e scudi di cuoio, che Allolsio aveva portato da un viaggio in Africa. Le lucerne e le coppe antiche di Lavagna inducono a ripercorrere la strada che valica l'Entella, a tornare a Chiavari, dove è In allestimento un museo destinato a contenere gran parte dei pezzi di una necropoli, alla quale si dedicò con ansia e scrupolo di archeologo Nino Lamboglla. Gli scritti sulle sue ricerche, anche se abbastanza recenti, raccolti in volumetti curati dall'Istituto Internazionale di Studi Liguri, sono quasi introvabili. Raccontava il Lamboglla: «L'anno 1959 segna una data memorabile nella conoscenza della protostorla ligure. In pieno centro della citta di Chiavari è venula alla luce la più ricca ed estesa necropoli della prima Età del Ferro che finora si conosca nelle riviere ligu¬ fo del Ugullio, è caratterizzata da antichi portici ricchi di negozi • distanze, fra una e l'altra di queste località costano pochissimo tempo e se non si vuole affrontare 11 problema della macchina, i treni hanno la frequenza di una ferrovia metropolitana. Cosi, è facile, cerchiamo di vederci qualcosa che non siano «Gli antenati- a fumetti, e che riguardi Invece i nostri veri antenati. A Chiavari si può passeggiare per ore, al riparo dalla pioggia, sotto 1 portici medievali, ogni capitello di colonna diverso dall'altro, tutti da osservare, uno per uno, lungo 1 «carrugi» che partono dalla piazza Matteotti. Gli stessi portici che si ritrovano, in sequenza minore, al di là dell'Eri iella. fatti un palo di chilometri, dentro 11 paese di Lavagna, nella strada acciottolata, ancora adesso, che percorse Dante quando lasciò arrabbiato i genovesi Dorla per rifugiarsi dai Fieschi (e la basilica dei Fieschi chiede più di una visita). Ma a Lavagna, fra le altre cose (gli antichi frontali e gli ornamenti di ardesia, di pietra lavagna, appunto), merita una sosta la Civica collezione Allolsio, un piccolo museo archeologico recentemente Sistemato, e molto ben sistemato, In una sala del Palazzo Rocca, in piazza Cord e viola. La colle. zlone, ordinata e catalogata da Maria Antonietta Alberti, collaboratrice della so¬ ri, ed anche la più antica». La scoperta avviene quando, per gettare le fondamenta di una casa, affiorano urne cinerarie e un organico sistema di recinti funerari, con tutto 11 corredo di ornamenti in ferro, in bronzo, anelli e fermagli, di borchie e placche, di armi e strumenti. Ora tutto questo materiale sta per essere ordinato in una serie di sale ricavate alla base del Palazzo Rocca di Chiavati, su disegno dell'architetto Claudio Montagnl. Questo Palazzo Rocca, che porla 11 nome, come quello di Lavagna, dell'ultima famiglia proprietaria, può considerarsi, dice l'architetto Montagni, ..il compendio di tutti gli eventi storici di Chiavari dal Medioevo all'era moderna, trattandosi di un edificio che nasce, In alcune sue parli, ancor prima che i consoli genovesi fondassero nel dodicesimo secolo la colonia chlavarese». Un'ala del palazzo, scelto da Napoleone come sede dell'area cantonale, venne riservata al Papa Pio VII, che l'Imperatore aveva fatlo prigioniero nel 1809, ed esiste ancora la cappella, intatta, dove Pio VII celebrava la messa. L'architetto Montagni, con la giovane moglie Lore¬ Jfif dana Pessa, ha proceduto alla catalogazione minuziosa di quanto contiene il Palazzo Rocca, destinato fra breve a divenire il corpo centrale di un museo dentro l'altro museo che lo attornia, cioè quello riservato alla necropoli. L'elenco, che trova riscontro In un bel volume edito dalla Sagep di Genova, illustra quadri di scuola genovese del '600 e del '700, di maestri bolognesi e fiorentini, di seguaci del Borgognone e caravaggeschi, di pittori fiamminghi e spagnoli e segnala ceramiche cinesi e mobili e suppellettili dell'artigianato chlavarese (le famose leggiadre e leggerissime sedie Campanino e tovaglie lavorate a macramè) e ventagli francesi in pizzo San Gallo. Nella breve attesa, che tutto questo venga offerto al pubblico, si può avere un'idea del Palazzo Rocca dalla facciata esterna, e contemplarlo seguendo i sentieri che solcano 11 grande sontuoso parco che lo spalleggia. Comunque, fatti pochi passi sotto 1 portici chiavaresl, si può raggiungere la Quadreria di Palazzo Torrlglia, In piazza Mazzini. I cortesi addetti all'Azienda di soggiorno vi offriranno le chiavi delle sale sulle cui pareti spaziano dipinti che nascono dal '500. di scuola genovese, veneziana, napoletana, fiorentina, fiamminga. In ogni caso, tornando agli antenati, quelli veri, basta spostarsi di pochi chilometri per trovare ricordi dell'Eia del Ferro: tra Genova, Rapallo, Chiavari, Vcrnazza, Levanto e zone circostanti, sono più di trenta i luoghi da riscoprire. Gian Maria Dossena Quando piove a Chiavari Jfif^ si scopre la preistoria Quando piove a Chiavari Jfif^ si scopre la preistoria vrintendenza locale per 1 Beni Archeologici e dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Genova, propone reperti fittili di epoca ellenistica e romanica, frammenti di ceramiche medievali e rinascimentali, tutti rinvenuti nella zona e altrove da un personaggio intelligente e soprattutto curioso della sua terra, Rodolfo Allolsio, che Insegnava negli Anni Trenta nelle scuole di Lavagna. L'insegnante Allolsio andava a frugare dove nessuno prima aveva pensato di frugare, e cosi si era messo in casa una serie di oggetti straordinari: ceramiche neolitiche, calici che si fanno risalire al sesto secolo avanti Cristo, argille del quinto secolo avanti Cristo, anfore, coppe funerarie, e splendide testine femminili in terracotta, di epoca ellenistica, oltre a brocche romane In ceramica, unguentari in osso decorato, orci c brocche. Questi reperti, l'Insegnante Allolsio non li nascondeva in casa: il suo piacere era di mostrarli agli altri, e soprattutto ai ragazzi della sua scuola: erano oggetti di uso didattico, di uso pratico. Nel catalogo curato dalla citta di Lavagna, si può, fra l'altro, leggere: «I suoi allievi ricordano anco¬ ra come il maestro Illustrava loro il cammino dell'uomo con 1 materiali archeologici di cui disponeva». Sono ottantotto pezzi, un museo modesto, dicono con troppa modestia 1 curatori lavagnesl. Ma vale senza dubbio un pellegrinaggio. Fra l'altro, le pareti sovrastanti le teche in cui sono racchiusi 1 reperti hanno per ornamento alcune lance e scudi di cuoio, che Allolsio aveva portato da un viaggio in Africa. Le lucerne e le coppe antiche di Lavagna inducono a ripercorrere la strada che valica l'Entella, a tornare a Chiavari, dove è In allestimento un museo destinato a contenere gran parte dei pezzi di una necropoli, alla quale si dedicò con ansia e scrupolo di archeologo Nino Lamboglla. Gli scritti sulle sue ricerche, anche se abbastanza recenti, raccolti in volumetti curati dall'Istituto Internazionale di Studi Liguri, sono quasi introvabili. Raccontava il Lamboglla: «L'anno 1959 segna una data memorabile nella conoscenza della protostorla ligure. In pieno centro della citta di Chiavari è venula alla luce la più ricca ed estesa necropoli della prima Età del Ferro che finora si conosca nelle riviere ligu¬ fo del Ugullio, è caratterizzata da antichi portici ricchi di negozi • distanze, fra una e l'altra di queste località costano pochissimo tempo e se non si vuole affrontare 11 problema della macchina, i treni hanno la frequenza di una ferrovia metropolitana. Cosi, è facile, cerchiamo di vederci qualcosa che non siano «Gli antenati- a fumetti, e che riguardi Invece i nostri veri antenati. A Chiavari si può passeggiare per ore, al riparo dalla pioggia, sotto 1 portici medievali, ogni capitello di colonna diverso dall'altro, tutti da osservare, uno per uno, lungo 1 «carrugi» che partono dalla piazza Matteotti. Gli stessi portici che si ritrovano, in sequenza minore, al di là dell'Eri iella. fatti un palo di chilometri, dentro 11 paese di Lavagna, nella strada acciottolata, ancora adesso, che percorse Dante quando lasciò arrabbiato i genovesi Dorla per rifugiarsi dai Fieschi (e la basilica dei Fieschi chiede più di una visita). Ma a Lavagna, fra le altre cose (gli antichi frontali e gli ornamenti di ardesia, di pietra lavagna, appunto), merita una sosta la Civica collezione Allolsio, un piccolo museo archeologico recentemente Sistemato, e molto ben sistemato, In una sala del Palazzo Rocca, in piazza Cord e viola. La colle. zlone, ordinata e catalogata da Maria Antonietta Alberti, collaboratrice della so¬ ri, ed anche la più antica». La scoperta avviene quando, per gettare le fondamenta di una casa, affiorano urne cinerarie e un organico sistema di recinti funerari, con tutto 11 corredo di ornamenti in ferro, in bronzo, anelli e fermagli, di borchie e placche, di armi e strumenti. Ora tutto questo materiale sta per essere ordinato in una serie di sale ricavate alla base del Palazzo Rocca di Chiavati, su disegno dell'architetto Claudio Montagnl. Questo Palazzo Rocca, che porla 11 nome, come quello di Lavagna, dell'ultima famiglia proprietaria, può considerarsi, dice l'architetto Montagni, ..il compendio di tutti gli eventi storici di Chiavari dal Medioevo all'era moderna, trattandosi di un edificio che nasce, In alcune sue parli, ancor prima che i consoli genovesi fondassero nel dodicesimo secolo la colonia chlavarese». Un'ala del palazzo, scelto da Napoleone come sede dell'area cantonale, venne riservata al Papa Pio VII, che l'Imperatore aveva fatlo prigioniero nel 1809, ed esiste ancora la cappella, intatta, dove Pio VII celebrava la messa. L'architetto Montagni, con la giovane moglie Lore¬ Jfif dana Pessa, ha proceduto alla catalogazione minuziosa di quanto contiene il Palazzo Rocca, destinato fra breve a divenire il corpo centrale di un museo dentro l'altro museo che lo attornia, cioè quello riservato alla necropoli. L'elenco, che trova riscontro In un bel volume edito dalla Sagep di Genova, illustra quadri di scuola genovese del '600 e del '700, di maestri bolognesi e fiorentini, di seguaci del Borgognone e caravaggeschi, di pittori fiamminghi e spagnoli e segnala ceramiche cinesi e mobili e suppellettili dell'artigianato chlavarese (le famose leggiadre e leggerissime sedie Campanino e tovaglie lavorate a macramè) e ventagli francesi in pizzo San Gallo. Nella breve attesa, che tutto questo venga offerto al pubblico, si può avere un'idea del Palazzo Rocca dalla facciata esterna, e contemplarlo seguendo i sentieri che solcano 11 grande sontuoso parco che lo spalleggia. Comunque, fatti pochi passi sotto 1 portici chiavaresl, si può raggiungere la Quadreria di Palazzo Torrlglia, In piazza Mazzini. I cortesi addetti all'Azienda di soggiorno vi offriranno le chiavi delle sale sulle cui pareti spaziano dipinti che nascono dal '500. di scuola genovese, veneziana, napoletana, fiorentina, fiamminga. In ogni caso, tornando agli antenati, quelli veri, basta spostarsi di pochi chilometri per trovare ricordi dell'Eia del Ferro: tra Genova, Rapallo, Chiavari, Vcrnazza, Levanto e zone circostanti, sono più di trenta i luoghi da riscoprire. Gian Maria Dossena