Un viaggio nella Sardegna dei Cartaginesi

Un viaggio nella Sardegna [ dei Cartaginesi Un viaggio nella Sardegna [ dei Cartaginesi C, E' una Sardegna da vedere, che si può definire la Sardegna vera. Più vera della Costa Smeralda, della Costa Paradiso e di tutte le altre bellissime spiagge del turismo moderno. A questa Sardegna si arriva quasi per caso percorrendo la statale da Igleslas a Gùspini: si chiama Antas, ed è uno del monumenti più emozionanti rimasti dalla prima grande colonizzazione che l'isola conobbe all'alba della sua storia, quella cartaginese. Antas è un tempio che sorge in una valle dell'Iglesiente. a pochi chilometri dalla splendida costa che va da capo Aitano a capo Pecora, sotto Oristano. Nelle sue forme attuali, com'è stato ricostruito nel corso di minuziose campagne di scavi, risale all'epoca di Caracalla, circa il III secolo dopo Cristo. Immerso In una cornice di boschi e aspre montagne, in una valle poco discosta dalla statale, ricorda un angolo di Grecia classica, con le sue colonne protese verso il cielo. Qui i cartaginesi, nella loro avanzata verso il cuore dell'Isola, costruirono verso 11 VI secolo avanti Cristo un santuario dedicato al dio Sid, che novecento anni più tardi i romani si limitarono ad abbellire, secondo i loro canoni architettonici. All'antico edificio furono conservate le caratteristiche puniche e divenne una testimonianza preziosa della fusione con gli usi dei popoli vinti, caratteristica della politica imperlale di Roma. Un viaggio alla ricerca delle testimonianze cartaginesi in Sardegna non è uno sfizio per archeologi dilettanti o appassionati di antichità: può essere una vacanza di quelle che oggi è di moda definire intelligenti. L'amore per la cultura non impone di rinunciare al piacere delle incantevoli spiagge dell'isola. Un viaggio simile può cominciare, intatti, da Sant'Antioco, l'antica Sulcis, prio qui sono stati girati molti western all'italiana. Da Tharros, percorrendo la Carlo Felice, la superstrada che collega Porto Torres a Cagliari, si potrà tornare verso sud con una deviazione verso la Giara di Gesturl, l'altopiano disabitato dove vivono i famosi cavallini selvaggi sardi. Ai piedi dell'altopiano c'è il villaggio nuragico di Barùmini, che in epoca tarda divenne una fortezza cartaginese. Sulla costa sud occidentale, a pochi passi da Santa Margherita di Pula, una delle località turistiche più rinomate dell'isola, ci sono gli scavi di Nora, il principale centro commerciale della Sardegna cartaginese. Queste rovine, che risalgono per lo più alla succe--iva occupazione romana, /ennero alla luce, dopo secoli, in seguito a una mareggiata che sconvolse la costa, rimuovendo la sabbia che le ricopriva. Da Nora, percorrendo verso capo Teulada la panoramica strada costiera, si arriva a Torre di Chia. un promontorio che si protende nel mare tra due straordinarie spiagge di sabbia finissima. Ai piedi della torre, d'epoca spagnola, è visibile il muro che delimitava un «tophet» dove i cartaginesi celebravano i propri riti di fronte al Mediterraneo del quale si sentivano, ed erano, signori incontrastati. I monti che dominano questo tratto di costa racchiudono probabilmente ancora testimonianze sconosciute di quel popolo di padroni del mare, che prima di Roma crearono un impero commerciale e marinaro che andava dalla Fenicia alle Colonne d'Ercole. Di recente, vicino a Perdaxius. lungo la strada tra Carbonia e Narcao. ai piedi dei monti di Giba. sono stati scoperti i resti di un tempio, dedicato probabilmente a Astarte e Tanito. testa di ponte dei fenici prima, dei cartaginesi poi, in terra sarda. Collegata alla terraferma da un sottile Istmo costruito in epoca romana, Sant'Antioco e la vicina Isola di San Pietro, meglio nota col nome di Carloforte, sono celebri per le loro scogliere, le loro calette, le loro spiagge di sabbia finissima (straordinaria tra tutte l'insenatura di Bobba, a Carlof orte). Ma Sant'Antioco offre al visitatore anche un suggestivo richiamo archeologico, il «thopet», la collina sacra dove si svolgevano i sacrifici umani della religione cartaginese. Sono ancora visibili le urne dove venivano raccolte le ceneri dei primogeniti immolati a Baal. Dominatori del mare, i cartaginesi stabilirono le loro colonie in Sardegna soprattutto sulle coste, iniziando poi una lenta penetrazione verso l'interno. Da Sulcis. ripercorrendo una via già seguita dai fenici, puntarono verso le ricche miniere dell'Iglesiente. Ricostruirono, attorno al VI secolo avanti Cristo, in faccia all'attuale Carbonia, la fortezza del monte Sirai, antico caposaldo fenicio che era stato raso al suolo da una controffensiva dei protosardi: poi raggiunsero la zona di Antas, e vi posero il loro principale centro religioso. Più a nord, nella penisola del Slnis, fondarono Tharros, la piazzaforte militare poi ricostruita dai romani e abitata per tutto il primo millennio della nostra era. Le rovine di Tharros. vicino a San Giovanni Sinis. un villaggio di pescatori dalle tipiche capanne di canna, sono soltanto una delle attrattive della zona, ricca di scogliere, di spiagge deserte e di trattorie dove si può gustare l'ottimo pesce pescato negli stagni di Oristano. Qui in primavera volano i fenicotteri e qui è anche possibile visitare il caratteristico villaggio di San Salvatore. Se le case ricordano quelle dei film di Sergio Leone non è un caso: pro¬ Gabriele Ferraris Nella illustrazione del titolo gli scavi di Nora Un viaggio nella Sardegna [ dei Cartaginesi Un viaggio nella Sardegna [ dei Cartaginesi C, E' una Sardegna da vedere, che si può definire la Sardegna vera. Più vera della Costa Smeralda, della Costa Paradiso e di tutte le altre bellissime spiagge del turismo moderno. A questa Sardegna si arriva quasi per caso percorrendo la statale da Igleslas a Gùspini: si chiama Antas, ed è uno del monumenti più emozionanti rimasti dalla prima grande colonizzazione che l'isola conobbe all'alba della sua storia, quella cartaginese. Antas è un tempio che sorge in una valle dell'Iglesiente. a pochi chilometri dalla splendida costa che va da capo Aitano a capo Pecora, sotto Oristano. Nelle sue forme attuali, com'è stato ricostruito nel corso di minuziose campagne di scavi, risale all'epoca di Caracalla, circa il III secolo dopo Cristo. Immerso In una cornice di boschi e aspre montagne, in una valle poco discosta dalla statale, ricorda un angolo di Grecia classica, con le sue colonne protese verso il cielo. Qui i cartaginesi, nella loro avanzata verso il cuore dell'Isola, costruirono verso 11 VI secolo avanti Cristo un santuario dedicato al dio Sid, che novecento anni più tardi i romani si limitarono ad abbellire, secondo i loro canoni architettonici. All'antico edificio furono conservate le caratteristiche puniche e divenne una testimonianza preziosa della fusione con gli usi dei popoli vinti, caratteristica della politica imperlale di Roma. Un viaggio alla ricerca delle testimonianze cartaginesi in Sardegna non è uno sfizio per archeologi dilettanti o appassionati di antichità: può essere una vacanza di quelle che oggi è di moda definire intelligenti. L'amore per la cultura non impone di rinunciare al piacere delle incantevoli spiagge dell'isola. Un viaggio simile può cominciare, intatti, da Sant'Antioco, l'antica Sulcis, prio qui sono stati girati molti western all'italiana. Da Tharros, percorrendo la Carlo Felice, la superstrada che collega Porto Torres a Cagliari, si potrà tornare verso sud con una deviazione verso la Giara di Gesturl, l'altopiano disabitato dove vivono i famosi cavallini selvaggi sardi. Ai piedi dell'altopiano c'è il villaggio nuragico di Barùmini, che in epoca tarda divenne una fortezza cartaginese. Sulla costa sud occidentale, a pochi passi da Santa Margherita di Pula, una delle località turistiche più rinomate dell'isola, ci sono gli scavi di Nora, il principale centro commerciale della Sardegna cartaginese. Queste rovine, che risalgono per lo più alla succe--iva occupazione romana, /ennero alla luce, dopo secoli, in seguito a una mareggiata che sconvolse la costa, rimuovendo la sabbia che le ricopriva. Da Nora, percorrendo verso capo Teulada la panoramica strada costiera, si arriva a Torre di Chia. un promontorio che si protende nel mare tra due straordinarie spiagge di sabbia finissima. Ai piedi della torre, d'epoca spagnola, è visibile il muro che delimitava un «tophet» dove i cartaginesi celebravano i propri riti di fronte al Mediterraneo del quale si sentivano, ed erano, signori incontrastati. I monti che dominano questo tratto di costa racchiudono probabilmente ancora testimonianze sconosciute di quel popolo di padroni del mare, che prima di Roma crearono un impero commerciale e marinaro che andava dalla Fenicia alle Colonne d'Ercole. Di recente, vicino a Perdaxius. lungo la strada tra Carbonia e Narcao. ai piedi dei monti di Giba. sono stati scoperti i resti di un tempio, dedicato probabilmente a Astarte e Tanito. testa di ponte dei fenici prima, dei cartaginesi poi, in terra sarda. Collegata alla terraferma da un sottile Istmo costruito in epoca romana, Sant'Antioco e la vicina Isola di San Pietro, meglio nota col nome di Carloforte, sono celebri per le loro scogliere, le loro calette, le loro spiagge di sabbia finissima (straordinaria tra tutte l'insenatura di Bobba, a Carlof orte). Ma Sant'Antioco offre al visitatore anche un suggestivo richiamo archeologico, il «thopet», la collina sacra dove si svolgevano i sacrifici umani della religione cartaginese. Sono ancora visibili le urne dove venivano raccolte le ceneri dei primogeniti immolati a Baal. Dominatori del mare, i cartaginesi stabilirono le loro colonie in Sardegna soprattutto sulle coste, iniziando poi una lenta penetrazione verso l'interno. Da Sulcis. ripercorrendo una via già seguita dai fenici, puntarono verso le ricche miniere dell'Iglesiente. Ricostruirono, attorno al VI secolo avanti Cristo, in faccia all'attuale Carbonia, la fortezza del monte Sirai, antico caposaldo fenicio che era stato raso al suolo da una controffensiva dei protosardi: poi raggiunsero la zona di Antas, e vi posero il loro principale centro religioso. Più a nord, nella penisola del Slnis, fondarono Tharros, la piazzaforte militare poi ricostruita dai romani e abitata per tutto il primo millennio della nostra era. Le rovine di Tharros. vicino a San Giovanni Sinis. un villaggio di pescatori dalle tipiche capanne di canna, sono soltanto una delle attrattive della zona, ricca di scogliere, di spiagge deserte e di trattorie dove si può gustare l'ottimo pesce pescato negli stagni di Oristano. Qui in primavera volano i fenicotteri e qui è anche possibile visitare il caratteristico villaggio di San Salvatore. Se le case ricordano quelle dei film di Sergio Leone non è un caso: pro¬ Gabriele Ferraris Nella illustrazione del titolo gli scavi di Nora

Persone citate: Baal, Bobba, Carlo Felice, Chia, Gabriele Ferraris, Pecora, Sergio Leone, Sulcis, Tanito