Mistero in Corsica di vecchie pietre

Mistero in Corsica di vecchie pietre Mistero in Corsica di vecchie pietre AFilitosa. luogo sacro degli abitanti preistorici della Corsica, sperduto tra i boschi della Valle del Tavaro, oggi si arriva in un'ora e mezzo di . macchina da Sarténe. Dopo Olmeto, superato il bivio per Petreto, si abbandona la statale e si percorre una strada suggestiva attraverso boschi di castagni e piccoli villàggi abbarbicati à ' mezza costa. In questa zona, a Sollacaro. Alexandre Dumas am- 1 bientò il suo romanzo «Les frères corses-, e qui sopravvive la Corsica più selvaggia: a pochi chilometri dalle spiagge ormai consacrate ai riti del turismo di massa, Filitosa sembra vivere in un altro tempo, lontano anniluce dal XX secolo. In un vallone tra gli ulivi, diciassette antichissime statue di pietra raffiguranti guerrieri armati di spade e pugnali, e una roccaforte con mura ciclopiche, raccontano 11 dramma di un popolo di scultori dediti alla pastorizia e alla caccia che all'alba della storia venne travolto dall'invasione di una razza bellicosa ed espansionista. Fino a circa 1300 anni avanti Cristo a Filitosa i pastori corsi celebravano i loro riti solari, elevando monoliti di pietra, i menhir, in onore del dio Sole o, secondo un'altra ipotesi, in memoria dei loro defunti. Appartenevano alla «cultura megalitica» (delle «grandi pietre») di cui restano testimonianze in tutta l'area mediterranea, in Francia, in Inghilterra, in Medio Oriente, fino alia Russia e. al Giappone: una sorta di tè tè^C-rt^r■"■X .- »... -r Fu una sfida impari. I torrigiani probabilmente conoscevano la metallurgia, e comunque erano equipaggiati con elmi cornuti, corazze e spade di bronzo simili a quelle usate nello stesso periodo dai guerrieri achei che combattevano sotto le mura di Troia. Schiacciati dalla superiorità militare dei torrigiani, i megalitici cominciarono a ritirarsi verso il Nord, mentre al Sud i conquistatori costruivano le loro torri, di cui restano notevoli esempi a Porto Vecchio, a Castellu de Cucuruzzu e soprattutto a Filitosa. Proprio a Filitosa Io scontro tra le due culture appare tangibile e drammatico. Quelle che sorgono nella valle sono le ultime statue elevate dai megalitici. Sono molto diverse dai rozzi pietroni innalzati a scopo di culto nel periodo precedente: evidentemente antropomorfe, riproducono, secondo l'ipotesi più attendibile, le fattezze dei capi degli invasori . torrigiani uccisi in battaglia. Alcune sono armate, recano cioè scolpite le spade e i pugnali di tipo egeo usate dai nuovi venuti. Alcune presentano addirittura sul capo due cavità, dove, suppongono gli archeologi, in origine erano collocate corna in legno, che riproducevano quelle che adornavano gli elmi torrigiani. Le diciassette statue sono le uniche recuperate intatte negli scavi condotti dall'archeologo francese Roger Grosjean: la maggicre parte, invece, è stata abbattuta, distrutta e adoperata dagli invasori • come mate¬ a ento. (Da «La Corse avant l'irislorie» R. Grosjean, ed. Klincksieck) Per informazioni dettagliate è possibile rivolgersi al Commissariat general au tourisme e alle Association pour le Développement touristique de la Corse, entrambi ad' Ajaccio, il primo in ine Sergent Casalonga 2, il secondo in place Foch. Inoltre esistono dei «Sindacat d'initiative» (le nostre Pro Loco) in tutte le principali città corse. Il più vicino a Filitosa è quello di Propriano. Cristo sulle coste meridionali dell'isola, quasi certamente nella zona di Porto ■Vecchio, sbarcò un popolo guerriero che gli studiosi chiamano «i torrigiani». Il nome deriva dalle torri in pietra, simili ai nuraghi sardi, che costruivano a scopo di culto o forse di di¬ fesa. I torrigiani iniziarono una guerra di sterminio contro i pastori corsi, che si opposero agli invasori con le uniche armi di cui disponevano, frecce con punte di ossidiana, che veniva importata dalle miniere del monte Arci, in Sardegna. Mistero in Corsica di vecchie pietre Mistero in Corsica di vecchie pietre AFilitosa. luogo sacro degli abitanti preistorici della Corsica, sperduto tra i boschi della Valle del Tavaro, oggi si arriva in un'ora e mezzo di . macchina da Sarténe. Dopo Olmeto, superato il bivio per Petreto, si abbandona la statale e si percorre una strada suggestiva attraverso boschi di castagni e piccoli villàggi abbarbicati à ' mezza costa. In questa zona, a Sollacaro. Alexandre Dumas am- 1 bientò il suo romanzo «Les frères corses-, e qui sopravvive la Corsica più selvaggia: a pochi chilometri dalle spiagge ormai consacrate ai riti del turismo di massa, Filitosa sembra vivere in un altro tempo, lontano anniluce dal XX secolo. In un vallone tra gli ulivi, diciassette antichissime statue di pietra raffiguranti guerrieri armati di spade e pugnali, e una roccaforte con mura ciclopiche, raccontano 11 dramma di un popolo di scultori dediti alla pastorizia e alla caccia che all'alba della storia venne travolto dall'invasione di una razza bellicosa ed espansionista. Fino a circa 1300 anni avanti Cristo a Filitosa i pastori corsi celebravano i loro riti solari, elevando monoliti di pietra, i menhir, in onore del dio Sole o, secondo un'altra ipotesi, in memoria dei loro defunti. Appartenevano alla «cultura megalitica» (delle «grandi pietre») di cui restano testimonianze in tutta l'area mediterranea, in Francia, in Inghilterra, in Medio Oriente, fino alia Russia e. al Giappone: una sorta di tè tè^C-rt^r■"■X .- »... -r Fu una sfida impari. I torrigiani probabilmente conoscevano la metallurgia, e comunque erano equipaggiati con elmi cornuti, corazze e spade di bronzo simili a quelle usate nello stesso periodo dai guerrieri achei che combattevano sotto le mura di Troia. Schiacciati dalla superiorità militare dei torrigiani, i megalitici cominciarono a ritirarsi verso il Nord, mentre al Sud i conquistatori costruivano le loro torri, di cui restano notevoli esempi a Porto Vecchio, a Castellu de Cucuruzzu e soprattutto a Filitosa. Proprio a Filitosa Io scontro tra le due culture appare tangibile e drammatico. Quelle che sorgono nella valle sono le ultime statue elevate dai megalitici. Sono molto diverse dai rozzi pietroni innalzati a scopo di culto nel periodo precedente: evidentemente antropomorfe, riproducono, secondo l'ipotesi più attendibile, le fattezze dei capi degli invasori . torrigiani uccisi in battaglia. Alcune sono armate, recano cioè scolpite le spade e i pugnali di tipo egeo usate dai nuovi venuti. Alcune presentano addirittura sul capo due cavità, dove, suppongono gli archeologi, in origine erano collocate corna in legno, che riproducevano quelle che adornavano gli elmi torrigiani. Le diciassette statue sono le uniche recuperate intatte negli scavi condotti dall'archeologo francese Roger Grosjean: la maggicre parte, invece, è stata abbattuta, distrutta e adoperata dagli invasori • come mate¬ a ento. (Da «La Corse avant l'irislorie» R. Grosjean, ed. Klincksieck) Per informazioni dettagliate è possibile rivolgersi al Commissariat general au tourisme e alle Association pour le Développement touristique de la Corse, entrambi ad' Ajaccio, il primo in ine Sergent Casalonga 2, il secondo in place Foch. Inoltre esistono dei «Sindacat d'initiative» (le nostre Pro Loco) in tutte le principali città corse. Il più vicino a Filitosa è quello di Propriano. Cristo sulle coste meridionali dell'isola, quasi certamente nella zona di Porto ■Vecchio, sbarcò un popolo guerriero che gli studiosi chiamano «i torrigiani». Il nome deriva dalle torri in pietra, simili ai nuraghi sardi, che costruivano a scopo di culto o forse di di¬ fesa. I torrigiani iniziarono una guerra di sterminio contro i pastori corsi, che si opposero agli invasori con le uniche armi di cui disponevano, frecce con punte di ossidiana, che veniva importata dalle miniere del monte Arci, in Sardegna.

Persone citate: Alexandre Dumas, Grosjean, Roger Grosjean, Sergent

Luoghi citati: Corsica, Francia, Giappone, Inghilterra, Medio Oriente, Russia, Sardegna