Per il posto-barca non c'è equo canone

Per il posto-barca non c'è equo canone Per il posto-barca non c'è equo canone LA diffusione della vela è ostacolata in Italia dalla relativa povertà di acque naturalmente protette e di insenature, non soltanto dalle resistenze di una cultura contadina e di un costume orientato dal motorismo. Facciamo un confronto: a Stoccolma e dintorni le vele sono migliaia, molto più numerose che nelle nostre città di mare. Ma le insenature e le Isole formano una serie interminabile di bacini semichiusi, dove il mare è quasi sempre invitante come il vento. La Provenza e la Bretagna sono eccellenti palestre di vela: gran numero di insenature, isole vicine alla costa, venti gagliardi, rifugi naturali e porti artificiali in abbondanza. In Italia, fatta eccezione per la Sardegna nord-orientale, le coste sono quasi sempre aperte, indifese per lunghi tratti. I porticcioli sono mal distribuiti, le spiagge sono riservate agli stabilimenti balneari e raramente concedono spazio alle barche a vela leggere, quelle che si tirano in secco ogni sera. I porti turistici di tipo speculativo non sono la soluzione del problema. Privatizzano tratti di costa quasi sempre di alto valore Il (.Manette» di Alberto Rizzoli ambientale e paesistico: in molti casi provocano danni al litorali (erosione anche a distanza); aggravano l'inquinamento perché frequentati in prevalenza da motoscafi: accentuano la congestione di aree già affollatissime (di solito vengono proposti in gran numero dove la pressione del turismo è più forte), come le Riviere liguri). Sarebbero da incoraggiare, al contrario, porti turistici situati a intervalli di 20-30 miglia sulle coste prive di rifugi, come quelle della Calabria. I progetti dovrebbero essere preceduti da serie indagini ambientali e paesistiche. Fuori discussione l'esigenza di porti turistici in grandi città di mare, come Genova, e alla foce del Tevere. Resta in ogni caso l'enorme vuoto delle spiagge attrezzate per la vela leggera. Su 100 mila italiani che possiedono una barca a vela (senza contare le tavole), meno di 20 mila hanno barche cabinate che richiedono un porto. Il windsurf ha avuto un boom spettacolare proprio perché la tavola non richiede spazi attrezzati a terra. Eppure basterebbe poco: un moletto a difesa dei frangenti con mare mosso ma praticabile (in condizioni peggiori si resta in secco), , goletta di ni. 33,27, costruita nel uno scivolo con un argano elettrico, qualche capanno di legno. Dove i circoli nautici dispongono di una spiaggia attrezzata la vela è in pieno sviluppo: si creano nuove leve per le classi La vela SI può andare In crociera a vela senza possedere la barca e sema le Incognite, I fastidi, la responsabilità, di una barca noleggiata. E' la proposta del noleggio con skipper: si trova la barca pronta nel porto di Imbarco, lo skipper pensa a tutto e se necessario fa anche scuola-vela. Le occasioni sono numerose. Impossibile un elenco, per ragioni di spazio. Per le scuole, facciamo alcuni esempi a titolo Indicativo. Un punto di riferimento è sempre II Centro Velico di Caprera, presso II Tel a Milano. Può Indirizzare verso numerose agenzie milanesi. A Torino la scuola-vaia di Nini Senna e la cooperativa Erltros, con barche In Tirreno e In Adriatico. In Liguria oltre 20 agenzie nautiche offrono II charter con skipper: Sanremo, Porto Maurizio, Alesalo, Finale L., Savona, Qenove, Rapallo, S. Margherita e La Spezia. I circoli velici e la Lega Navale possono dare Indirizzi e Informazioni, Altrettanto In Toscana, dove I centri velici con scuola e charter sono numerosi. C'è anche chi propone erodere alle Antllle, volo a.r. compreso, In Grecia e In Turchia. C'è Infine chi si rivolge a un pubblico amante della natura: Il famoso Beppe Tenti organizza crociere a vela con qualcosa di slmile al trekking sull'Isola di Vulcano, la scuola vele «Rateai» (Franco Merlo 010 281.920) compie crociere quindicinali nelle Isole greche dello Ionio tutelate a parco, come Cefelonla. olimpiche; gli appassionati che non hanno mire agonistiche prendono confidenza col mare. Si insiste invece a identificare la vela con i porti, peggio ancora con quelli di tipo «marina», veri e propri parcheggi per barche. A volte comodi, raramente ben inseriti nel paesaggio e 1916 su progetti di HerreshofT go tratto senza porti fino a Livorno, un altro da Livorno all'Elba o Punta Ala. Se pensiamo alle crociere su piccole barche, quelle che devono limitarsi a medie di 30 miglia giornaliere avendo bisogno di un riparo sicuro almeno ogni 10 miglia, la costa toscana appare piuttosto sguarnita scendendo a sud dell'Argentarlo (Cala Galera) troviamo soltanto il porto commerciale di Civitavecchia: poi nulla fino ad Anzio. Non si può considerare un porto quello di Fiumicino. Nulla da Gaeta a Fornita a Ischia; poi i porti del golfo di Napoli, di Amalfi e Salerno, il nuovo porto di Agropoli. Lunghissimi i tratti scoperti, privi di qualsiasi rifugio con tempo cattivo, da ' Saprl a Reggio Calabria (Maratea, il porticcìolo insabbiato di Cetraro, Vibo Valentia e Tropea non offrono grandi garanzie). Nulla da Reggio Calabria a Crotone, con l'interminabile golfo di Squillate esposto allo scirocco. Stanno meglio le coste adriatiche: 45 porti da Otranto a Trieste, quasi tutti attrezzati per ricevere imbarcazioni da crociera; non pochi, da Rimini a Marina di Ravenna, a Venezia, a Ugnano e Grado, con struttura di porto-canale. La Sicilia ha una rete di spesso inanimali. Sono piuttosto numerosi, anche se insufficienti rispetto alla domanda, dal confine italofrancese alla Versilia. Si tratta di una rete apparentemente fitta: in real- porti da pesca, alcuni di eccezionale bellezza (quale differenza dal porto di Lavagna, per citare uno dei più recenti) mediamente poco attrezzati per il turismo nautico, con intervalli eccessivi specialmente lungo la costa settenzionale (nessun rifugio da Milazzo a Cefalù). Il porticcìolo costruito a Palermo sotto la punta di Villa Igicia è da completare. In Sardegna le coste occidentali, battute dal maestrale spesso violento in piena estate, offrono un solo porto tra Alghero e Carlofortc, quello industriale di Oristano (tra Alghero e Oristano le piccole barche hanno 11 porto-canale di Bosa). Le coste orientali hanno il solo porto commerciale di Arbatax. Le vele diventano finalmente numerose sulla costa nord orientale, grazie ai numerosi rifugi naturali, ai golfi profondi, alle Isole. Da Capo Coda di Cavallo con le isole Molara e Tavolara, a Porto Rotondo e al golfo di Cugnana, alle insenature della Costa Smeralda (cala Volpe è un porto naturale), al golfo di Arzachena, a Caprera con la Maddalena e le Isole minori, si può ben parlare di paradiso della vela. Forse l'unico in Italia. in cattedra tà questi porti hanno funzione di parcheggio per occupanti fissi, e offrono pochi posti alle barche in transito, sicché le crociere lungo le coste liguri attirano velisti dalla Francia o da altre regioni italiane in numero inferiore alle attese. A sud di Viareggio la situazione peggiora. Un lun¬ Per il posto-barca non c'è equo canone Per il posto-barca non c'è equo canone LA diffusione della vela è ostacolata in Italia dalla relativa povertà di acque naturalmente protette e di insenature, non soltanto dalle resistenze di una cultura contadina e di un costume orientato dal motorismo. Facciamo un confronto: a Stoccolma e dintorni le vele sono migliaia, molto più numerose che nelle nostre città di mare. Ma le insenature e le Isole formano una serie interminabile di bacini semichiusi, dove il mare è quasi sempre invitante come il vento. La Provenza e la Bretagna sono eccellenti palestre di vela: gran numero di insenature, isole vicine alla costa, venti gagliardi, rifugi naturali e porti artificiali in abbondanza. In Italia, fatta eccezione per la Sardegna nord-orientale, le coste sono quasi sempre aperte, indifese per lunghi tratti. I porticcioli sono mal distribuiti, le spiagge sono riservate agli stabilimenti balneari e raramente concedono spazio alle barche a vela leggere, quelle che si tirano in secco ogni sera. I porti turistici di tipo speculativo non sono la soluzione del problema. Privatizzano tratti di costa quasi sempre di alto valore Il (.Manette» di Alberto Rizzoli ambientale e paesistico: in molti casi provocano danni al litorali (erosione anche a distanza); aggravano l'inquinamento perché frequentati in prevalenza da motoscafi: accentuano la congestione di aree già affollatissime (di solito vengono proposti in gran numero dove la pressione del turismo è più forte), come le Riviere liguri). Sarebbero da incoraggiare, al contrario, porti turistici situati a intervalli di 20-30 miglia sulle coste prive di rifugi, come quelle della Calabria. I progetti dovrebbero essere preceduti da serie indagini ambientali e paesistiche. Fuori discussione l'esigenza di porti turistici in grandi città di mare, come Genova, e alla foce del Tevere. Resta in ogni caso l'enorme vuoto delle spiagge attrezzate per la vela leggera. Su 100 mila italiani che possiedono una barca a vela (senza contare le tavole), meno di 20 mila hanno barche cabinate che richiedono un porto. Il windsurf ha avuto un boom spettacolare proprio perché la tavola non richiede spazi attrezzati a terra. Eppure basterebbe poco: un moletto a difesa dei frangenti con mare mosso ma praticabile (in condizioni peggiori si resta in secco), , goletta di ni. 33,27, costruita nel uno scivolo con un argano elettrico, qualche capanno di legno. Dove i circoli nautici dispongono di una spiaggia attrezzata la vela è in pieno sviluppo: si creano nuove leve per le classi La vela SI può andare In crociera a vela senza possedere la barca e sema le Incognite, I fastidi, la responsabilità, di una barca noleggiata. E' la proposta del noleggio con skipper: si trova la barca pronta nel porto di Imbarco, lo skipper pensa a tutto e se necessario fa anche scuola-vela. Le occasioni sono numerose. Impossibile un elenco, per ragioni di spazio. Per le scuole, facciamo alcuni esempi a titolo Indicativo. Un punto di riferimento è sempre II Centro Velico di Caprera, presso II Tel a Milano. Può Indirizzare verso numerose agenzie milanesi. A Torino la scuola-vaia di Nini Senna e la cooperativa Erltros, con barche In Tirreno e In Adriatico. In Liguria oltre 20 agenzie nautiche offrono II charter con skipper: Sanremo, Porto Maurizio, Alesalo, Finale L., Savona, Qenove, Rapallo, S. Margherita e La Spezia. I circoli velici e la Lega Navale possono dare Indirizzi e Informazioni, Altrettanto In Toscana, dove I centri velici con scuola e charter sono numerosi. C'è anche chi propone erodere alle Antllle, volo a.r. compreso, In Grecia e In Turchia. C'è Infine chi si rivolge a un pubblico amante della natura: Il famoso Beppe Tenti organizza crociere a vela con qualcosa di slmile al trekking sull'Isola di Vulcano, la scuola vele «Rateai» (Franco Merlo 010 281.920) compie crociere quindicinali nelle Isole greche dello Ionio tutelate a parco, come Cefelonla. olimpiche; gli appassionati che non hanno mire agonistiche prendono confidenza col mare. Si insiste invece a identificare la vela con i porti, peggio ancora con quelli di tipo «marina», veri e propri parcheggi per barche. A volte comodi, raramente ben inseriti nel paesaggio e 1916 su progetti di HerreshofT go tratto senza porti fino a Livorno, un altro da Livorno all'Elba o Punta Ala. Se pensiamo alle crociere su piccole barche, quelle che devono limitarsi a medie di 30 miglia giornaliere avendo bisogno di un riparo sicuro almeno ogni 10 miglia, la costa toscana appare piuttosto sguarnita scendendo a sud dell'Argentarlo (Cala Galera) troviamo soltanto il porto commerciale di Civitavecchia: poi nulla fino ad Anzio. Non si può considerare un porto quello di Fiumicino. Nulla da Gaeta a Fornita a Ischia; poi i porti del golfo di Napoli, di Amalfi e Salerno, il nuovo porto di Agropoli. Lunghissimi i tratti scoperti, privi di qualsiasi rifugio con tempo cattivo, da ' Saprl a Reggio Calabria (Maratea, il porticcìolo insabbiato di Cetraro, Vibo Valentia e Tropea non offrono grandi garanzie). Nulla da Reggio Calabria a Crotone, con l'interminabile golfo di Squillate esposto allo scirocco. Stanno meglio le coste adriatiche: 45 porti da Otranto a Trieste, quasi tutti attrezzati per ricevere imbarcazioni da crociera; non pochi, da Rimini a Marina di Ravenna, a Venezia, a Ugnano e Grado, con struttura di porto-canale. La Sicilia ha una rete di spesso inanimali. Sono piuttosto numerosi, anche se insufficienti rispetto alla domanda, dal confine italofrancese alla Versilia. Si tratta di una rete apparentemente fitta: in real- porti da pesca, alcuni di eccezionale bellezza (quale differenza dal porto di Lavagna, per citare uno dei più recenti) mediamente poco attrezzati per il turismo nautico, con intervalli eccessivi specialmente lungo la costa settenzionale (nessun rifugio da Milazzo a Cefalù). Il porticcìolo costruito a Palermo sotto la punta di Villa Igicia è da completare. In Sardegna le coste occidentali, battute dal maestrale spesso violento in piena estate, offrono un solo porto tra Alghero e Carlofortc, quello industriale di Oristano (tra Alghero e Oristano le piccole barche hanno 11 porto-canale di Bosa). Le coste orientali hanno il solo porto commerciale di Arbatax. Le vele diventano finalmente numerose sulla costa nord orientale, grazie ai numerosi rifugi naturali, ai golfi profondi, alle Isole. Da Capo Coda di Cavallo con le isole Molara e Tavolara, a Porto Rotondo e al golfo di Cugnana, alle insenature della Costa Smeralda (cala Volpe è un porto naturale), al golfo di Arzachena, a Caprera con la Maddalena e le Isole minori, si può ben parlare di paradiso della vela. Forse l'unico in Italia. in cattedra tà questi porti hanno funzione di parcheggio per occupanti fissi, e offrono pochi posti alle barche in transito, sicché le crociere lungo le coste liguri attirano velisti dalla Francia o da altre regioni italiane in numero inferiore alle attese. A sud di Viareggio la situazione peggiora. Un lun¬

Persone citate: Alberto Rizzoli, Beppe Tenti, Capo Coda, Cavallo, Franco Merlo, Nini Senna