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Per Aretha ancora un centro Per Aretha ancora un centro ARETHA Franklin era arrivata in Italia nel 1980 per partecipare al Cantagiro: un impresario male informato voleva metterla accanto ai nostri divi della canzonetta on the road. Accadde di tutto. Aretha — che allora da noi non era ancora una star ma solamente una stimata cantante americana — cercò di scappare: una mattina abbandonò alla chetichella quel serraglio (e il suo pubblico). Venne bloccata all'aeroporto di Fiumicino e arrestata per rottura di contratto. Pagò una grossa penale ma si evitò l'umiliazione di dovere cantare accanto a quel gruppo di folli stornellatori. rock. L'episodio rivela che esiste per alcuni la necessità di salvaguardare un mini- Aretha Franklin mo di decoro professionale. La Franklin canta per mestiere ma non è una mestierante: vuole poter scegliere. E sceglie bene: nella sua carriera non ha mai sbagliato un disco, per esempio. Ne pubblica pochi e ogni volta fa centro. La sua musica — come è noto — è quella negra del gospel che ha incontrato il jazz, almeno agli inizi quando la Franklin si esibiva nella doppia veste di cantante e di pianista (notevole). Che poi questo suo stile si sia mutato con il passare del tempo attraverso il blues della soul music è un fatto che riguarda gli appassionati di etichette e gli schedatori perché in realtà la frase e lo stile vocale della Franklin hanno sempre radici ben solide e profonde nella cultura afroamericana. Anche lei ha fatto un po' di commercio ma l'operazione si è svolta con un tocco di classe e con la collaborazione dei Quincy Jones, dei Van Me Coy, dei Curtis Mayfield gentiluomini del pentagramma filigranato. L'ultimo e recentissimo album della Franklin impone la sua protagonista con alcuni brani che dovrebbero fare successo anche tra i fans della musica da ballare. Ricchi di novità gli arrangiamenti (e i brani) firmati da Marcus Miller, formidabile bassista della scuola davisiana ora sulla strada degli studio*. Franco Mondin! Aretha Franklin: «Get itRlght», Arista.