Nella Roma dell'800 va in fumo il giallo dei tabacchi

Il primo scandalo politico dell'Italia unita Il primo scandalo politico dell'Italia unita Nella Roma dell'800 va in fumo il giallo dei tabacchi CHI è più in grado di dire, oggi, quale sia l'origine del termine «lobbia» per indicare un particolare tipo di cappello da uomo di feltro? E dui sa più chi sia stato Cristiano Lobbia, da cui appunto prese II nome quel copricapo? Ce ne rinfresca la memoria Lionello Levi Sandrl (già presidente del Consiglio di Stalo, professore universitario e autore di numerose pubblicazioni di diritto del lavoro e di diritto amministrativo) nella ricostruzione di quello che egli chiama 71 giallo della Regia, cioè della complicata e scandalosa vicenda che si dipanò, proprio come un giallo, dal progetto governativo del 1868 di affidare in appalto a un consorzio di banchieri e uomini d'affari la riscossione dei diritti finanziari relativi al monopolio dei tabacchi. Uno dei protagonisti di questa oscura pagina della vita parlamentare e polilica dell'Italia a pochi anni dall'unificazione fu il deputato della sinistra Cristiano Lobbia, che alla Camera si presentò a un certo punto come il più deciso sostenitore delle accuse, già largamente circolanti e di cui si era fatto tra gli altri portavoce niente di meno che Francesco Crispi, secondo le quali tra i rappresentanti della maggioranza governativa sostenitrice del progetto erano circolate consistenti «bustarelle» corruttrici. Dall'altra parte della barrica- la, il suo principale antagonista fu il deputato Giuseppe Civinini, il quale, già ledelc seguace di Crispi, era poi passato sui banchi dei moderati, provocando cosi il risentimento e l'odio dei suoi ex compagni di partito, tanto da essere preso di mira come il capro espiatorio di quelle accuse di corruzione. Lobbia e Civinini furono due vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro, vittime entrambi, sui due fronti contrapposti, della lotta selvaggia che attorno al progetto della «Regia cointeressata del tabacchi» si svolse nel parlamento e nel Paese. 11 primo, dopo aver subito una misteriosa ma sanguinosa aggressione notturna, venne incriminato e condannato per simulazione di delitto, in un processo penale condotto con mostruosa parzialità per le pressioni che il governo mise in atto sulla magistratura giudicante, e solo nel 1875. in un nuovo procedimento giudiziario ordinato dalla Cassazione, si vide assolto, ormai però distrutto dalla miseria e dall'avvilimento, tanto che si spense l'anno appresso a soli 44 anni. Altrettanto sacrificato fu il Civinini, che lo aveva preceduto nella tomba, a 36 anni, nel 1871. E' vero che la Commissione d'inchiesta nominata dalla Camera dei deputati lo assolse, insieme con gli altri Imputati, dall'accusa di corruzione; ma quella sentenza, per la sua formulazione che non valse a dissipare le ombre, venne criticata sia dalla Destra che dalla Sinistra. Anch'egll distrutto dalla vicenda di cui era stato vittima, verso la metà del 1871, si vide costretto dalle ristrettezze finanziarie (i parlamentari non ricevevano allora ne stipendio né altri assegni) a dimettersi da deputato. Abbiamo cosi riassunto molto succintamente una pagina della vi'.a politica, parlamentare e giudiziaria italiana di oltre cent'anni fa, che fu ben più ricca di risvolli, di colpi di scena, di falli e fattacci di cronaca; una pagina che Levi Sandri ha avuto il merito di ricostruire, non solo con approfondita precisione do¬ vescovo, fondatore di una comunità cristiana. Poi si comincia ad avere notizia, anche in uno storico serio coinè Procopio, di chiese a lui dedicate nell'Oriente. Per la prima biografia di quel vescovo Nicola f= Vincitore del Popolo), antenata di un nugolo di altre successive, occorre discendere fino al secolo IX. LI si cominciano a cogliere alcuni contorni e a colmarli con alcuni episodi che duranno origine ad aspetti successivi del culto e della leggenda: Nicola infante che si rifiuta di poppare nei giorni di digiuno; Nicola scolaro perfetto; Nicola che procura la dote a tre donzelle povere: Nicola che salva i naufraghi col proprio mantello e restituisce navi e carovane ai mercanti... E poi il perenne miracolo della mirra taumaturgica che stilla dal suo sepolcro, attestata fino dal IX secolo e perdurante anche dopo la traslazione dei suoi resti a Bari nel 1087: essa sgorgò in onore di Federico Barbarossa e ancora nel 1940, secondo le informazioni del nostro autore: anclie l'austero Tillemont, negatore della scaturigine, barese, aìnmelteva clic della mirra sgocciolasse dal dito di Nicola conservato a Worms. Furono proprio l'universale diffusione del suo cullo, la sua stretta connessione con centri di potere (imperiale in Oriente, papale in Occidente), e la sua esagerata efficacia, tale da estendersi anche ad una

Luoghi citati: Bari, Italia