Nel secolo dei Lumi brillava anche la gloria delle donne

Due ritratti femminili di Elisabeth Badinter Due ritratti femminili di Elisabeth Badinter Nel secolo dei Lumi brillava anche la gloria delle donne come aveva malignamente preconizzato Madame du Deffand, la sua celebrità La fine della passione per il grande scrittore non segnò tuttavia per la marchesa la rinunzia né all'ambizione intellettuale né ai sentimenti; Madame du Chàtelet andò intrepidamente incontro al suo destino e morì dando alla luce una bambina concepita con un uomo più giovane di lei e poco innamorato. Sentendo avvicinarsi la fine la marchesa chiese che le venissero portati non già i sacramenti ma la traduzione dei Principia di Newton a cui stava lavorando febbrilmente da tempo e mori dopo avere apposto al manoscritto la data 10 settembre 1749: ad esso intendeva senza dubbio affidare la propria immortalità L'amore per 1 figli, i legami familiari, la preoccupazione per la rispettabilità l'attenzione per 11 prossimo, le responsabilità economi¬ LJ EDITORIA francese i riscopre con notevole fortuna la biografia femminile. Dopo l'immenso successo della Maintenon di Francoise Chandernagor-Julliard, tradotto in Italia da Mondadori, e la recentissima Madame de Staèl di G. de Diesbach (Perrin), ecco ora Elisabeth Badinter con Emilie, Emilie, l'ambition féminine au XVIIIéme siècle (appena edito da Flammarion) che ricostruisce il destino contrapposto e incrociato di ben due illustri esponenti della società francese del Settecento. In realtà un ventennio separa Emilie du Chàtelet (1706-1749) da Louise d'Epinay (1726-1783), qui ribattezzata per ragioni emblematiche e amor di simmetria Emille, il nome che Madame d'Eplnay aveva assunto nelle sue pseudo-memorie; un ventennio decisivo che ne determina l'appartenenza a due momenti successivi del secolo dei Lumi: tra le due dame scorre inoltre quel fondamentale spartiacque della sensibilità costituito da J. J. Rousseau. Esponente della grande aristocrazia di corte, Madame du Chàtelet seppe avvalersi della notevole libertà concessa alle donne del suo rango per assecondare le sue due vocazioni dominanti, la passione amorosa e l'ambizione intellettuale e «trascorrere la vita», come constatò lei stessa, «nell'indipendenza». Dall'intreccio armonioso di queste due vocazioni nacque il sodalizio con Voltaire: ad esso e non già alle sue numerose opere scientifiche la •divina» Emille deve oggi, che, pensieri che non avevano mal fissato per più di un attimo l'attenzione di Madame du Chàtelet, costituirono invece la ragion d'essere di Madame d'Eplnay. Discendente da una famiglia di piccola nobiltà di provincia, autodidatta, segnata da un matrimonio fallimentare, la seconda Emilie non aspirò a imporsi come savante. bensì diventare «una donna di gran merito». L'illuminismo più maturo, con la sua cultura filantropica e 1 suoi valori borghesi, forni a Madame d'Eplnay un modello quanto mai consono alle sue inclinazioni e al suo temperamento; essa ci appare oggi attraverso i suol Pseudo-Mémoires. la sua corrispondenza, i suoi scritti pedagogici, come il prototipo dell'honnéte-/emme dei tempi nuovi. Madame d'Eplnay fu legata ad alcuni dei rappresentanti più illustri del mondo dei Lumi: amica di Diderot e di Galiani, unita al barone Madame du Chàtelet Grlmm — alla cui Correspondance littéraire collaborò attivamente — da un lungo sodalizio sentimentale, deve tuttavia la sua notorietà soprattutto a J.J.Rousseau di cui fu protettrice e poi nemica. Le alterne vicende di questa amicizia costituiscono alcune tra le pagine più celebri delle Confessions. Già autrice di un best-seller a tesi. L'amour en plus — Flammarion, Longanesi —, in cui si elaborava la teoria cara ad alcuni storici delle mentalità e sostenuta da Ariés in Padri e figli nell'Europa Medievale e Moderna — Laterza. 1976 — secondo cui l'amor materno non è un istinto connaturato alla donna ma una acquisizione culturale, la Badinter ci propone queste due biografie in un'ottica dichiaratamente femminista: la storia esemplare di due donne, pur diversissime, le quali, in quanto scrittrici, «in un mondo che riserva la gloria ai soli uomini sono animate da una stessa ambizione. ; due donne che non si accontentarono di essere semplici intermediarie di una cultura esclusivamente maschile, che imposero le proprie regole del gioco, che non si preoccuparono di «apparire» ma di «essere». Il bel lavoro biografico della Badinter viene cosi costretto in una cornice teorica davvero discutibile. Se vogliamo adeguarci al linguaggio psicoanalitico dell'autrice diciamo pure che il suo libro soffre di una prolezione a ritroso di valori e aspirazioni contemporanee. Sostenere che «ne/ XVIII secolo l'ambizione femminile Madame d'Epinay passa necessariamente per la scrittura' significa sacrificare il buon senso storico a un feticcio quantomeno anacronistico. Ancora soggette a una legislazione arcaica, teoricamente in balla dell'autorità maschile, le donne dell'aristocrazia e dell'alta borghesia francese godettero di fatto, tra la fine del regno di Luigi XIV e la rivoluzione francese di una grande libertà garantita da leggi non scritte ma non per questo meno efficaci, norme dettate dal codice d'onore di una società attentissima alle forme e quanto mai spregiudicata in materia di morale e di religione. Su questa società le donne regnarono sovrane: dettarono le regole e il tono di uno stile di vita che si impose in tutta Europa come espressione di una civiltà superiore da ammirare e imitare; crearono una istituzione originale e irripetibile come i Salons; promossero, protessero, sostennero una grande letteratura di cui furono le prime destinatarie. Possiamo considerare «indiretto» il prestigio raggiunto da una borghese oscura come Ma- dame Geoffrin che salvò col suo intervento economico la grande impresa dell'Encyclopédie. che intrattenne una corrispondenza con Caterina di Russia che, chiamata «mamma» dal re di Polonia venne accolta a Varsavia come una regnante? Dobbiamo giudicare fallita l'ambizione intellettuale di una Julie de Lespinasse che, sola e senza mezzi e sostenuta esclusivamente dalla sua intelligenza, raccolse intorno a sé il cuore dell'Illuminismo e dettò legge sulle elezioni accademiche e venne consultata dal ministro Turgot in merito a molte decisioni politiche? Ecco solo due esempi, tratti quasi a caso, da una folla di personaggi femminili che brillarono di una luce, forse riflessa, certo non meno intensa ed ebbero fortissimo il senso della propria «gloria». Era un'aspirazione alla grandezza che vantava una lunga tradizione, che era stata immortalata in molti capolavori della letteratura del grand-siècle e in cui «essere» e «apparire» costituivano un'unica, inscindibile realta Benedetta Craveri

Luoghi citati: Europa, Italia, J.j., Mondadori, Polonia, Russia, Varsavia